
Ambientata in un paesino sulla costa messinese, al quale la scrittrice è personalmente legata in quanto casa vacanze della sua infanzia, la narrazione procede mostrando il punto di vista di Nicola, il giovane protagonista, che si ritrova, senza sapere come, in una situazione difficile, inesplorata, piena di zone d’ombra e scale di grigi, incapace di dirigere la sua vita e la relazione con la Maria Elena, la donna matura ma non priva di fragilità, restituendo la sensazione di un naufragio dolce seppur quasi ineluttabile, lasciando il suo futuro e la sua estate in balia degli eventi. La sua passione per la scrittura è nata di pari passo all’amore per la lettura, ha ammesso Emma nell’intervista esclusiva rilasciata a Skuola.net; leggendo, la voglia di scrivere e fare lo stesso mestiere di chi aveva prodotto le pagine che aveva nelle mani è stata spontanea, anche grazie all’apporto molto positivo che due insegnanti elementari che sono riuscite a intercettare la sua creatività e a incoraggiarla.
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Da dove nasce il tuo interesse per la scrittura?
"È iniziato più o meno insieme al mio interesse per la lettura: potrei dire che leggendo quello che s’immaginavano altre e altri autori mi è venuta voglia di fare lo stesso, o che inventare storie è costitutivamente parte dell’essere umano, ma la verità è che sospetto che leggere e scrivere siano semplicemente nati come un’altra scusa per non doversi impegnare nei rapporti interpersonali."
Durante gli anni di scuola come andavi in italiano? Hai mai avuto particolari riconoscimenti dai tuoi professori o ti hanno aiutato in qualche modo a coltivare questa tua passione?
"Studiare mi piace, ed essendo particolarmente disorganizzata nel gestire il tempo lavorativo sono sempre stata predisposta alle sessioni di studio intensissime e incostanti: anche per questo a scuola andavo più o meno bene. Svolgere i temi in classe, poi, era solo un’altra occasione per passare tre ore a scrivere, quindi lo trovavo piacevole.
Non credo che nessuno dei miei insegnanti del liceo o delle medie abbia mai pensato che avessi chissà quale talento nella scrittura, anche se ero convinta di aver capito cosa volevano leggere nei testi che consegnavamo. Alle elementari sono però stata piuttosto fortunata: ho avuto due insegnanti splendide, che fin da quando ho mostrato un’inclinazione creativa mi hanno incoraggiata, creando in me i presupposti perché in futuro dessi io stessa valore a quello che facevo. Ho amiche e amici che scrivono pazzescamente bene, e che però portano sempre stampata in testa la voce di un’insegnante che in qualche punto della loro carriera scolastica ha detto loro che non sapevano fare nulla. E credo che questo sia proprio un peccato."
E’ il primo racconto che scrivi? Prima di approdare ad Accento Edizioni hai scritto altro o pubblicato qualche contenuto online?
"Miasma non è assolutamente il primo racconto che scrivo, ma è sicuramente il primo di cui mi sono sentita davvero orgogliosa. Il mio computer è pieno di testi avviati con buoni presupposti, ma sviluppati in modo atroce. Fortunatamente, credo che nella scrittura non si possa davvero fare distinzione tra la quantità e la qualità di quello che si produce, ma che piuttosto sia la seconda a derivare dalla prima.
Negli anni passati alcuni altri pezzi (che adesso, a ripensarci, non mi rappresentano più così tanto) sono usciti su piattaforme digitali di vario tipo, e da qualche tempo pubblico mensilmente recensioni e articoli di critica letteraria su una rivista, “Il Rifugio dell’Ircocervo”."
Da dove è nata l’idea di scrivere di una storia estiva tra un giovane ventenne e una donna matura? E come mai hai scelto come ambientazione la Sicilia e Messina?
"Miasma è nato in un momento in cui mi interessava esplorare l’influenza delle nostre radici – intese come il luogo fisico e/o emotivo che ci dà l’imprinting – sulla nostra vita interiore. La mia famiglia è originaria di un paesino sulla costa messinese, in cui ho la fortuna di tornare ogni estate: si tratta quindi di uno scenario che conosco bene, che maneggio con agio, e soprattutto che si porta dietro delle suggestioni sensuali e concrete, ottime per un racconto come questo.
Il rapporto tra i due personaggi invece è nato quasi insieme al carattere di Nicola: volevo metterlo nella situazione di vivere una dinamica di potere sbilanciata, complessa, e che mostrasse la sua incapacità di dominare la sua stessa vita. Una donna come Maria Elena, molto più adulta ma non priva di fragilità, mi sembrava un buon contraltare per sviluppare questo tipo di narrativa."
Quali consigli daresti ai tuoi coetanei che vogliono iniziare a scrivere o semplicemente che sono intimoriti di esporsi?
"Penso che se il desiderio di raccontare è genuino, e non è una forzatura, diventa abbastanza naturale trovare il modo di esprimersi. Per me è stato molto utile trovare dei modelli di riferimento, che mi aiutassero a capire qual era il modo in cui avrei voluto che risuonasse la mia voce, ma anche avere vicino delle persone che mi dessero delle opinioni di grande valore sulla mia scrittura, incoraggiandomi senza snaturarmi.
Per quanto riguarda la paura di esporsi, direi di non avere timore: quella non passa mai, quindi tanto vale provarci."
Com’è stato entrare a far parte di un progetto del genere, interfacciarsi con correttori di bozze ed editori a neanche 25 anni?
"Dato per scontato che la stabilità economica e lavorativa non sarà un’opzione per nessuna e nessuno di noi, ormai da qualche anno ho indirizzato il corso dei miei studi verso l’editoria: ho perciò avuto modo di entrare già in contatto con questo mondo da diverse prospettive, dall’interno e dall’esterno. Nel caso di Accento, però, si trattava della prima volta in cui il testo oggetto di lavoro editoriale era il mio, ed è stato parecchio emozionante. Bisogna anche dire che tutti i collaboratori e le collaboratrici di Accento (la nostra editor Eleonora Daniel in primis) sono sempre stati straordinari con noi, dando valore al nostro contributo e trattando le nostre storie con grande rispetto."
Come ti vedi tra cinque anni? Vorresti continuare a scrivere?
"Se dovessi mettere a tacere le suggestioni più pessimistiche (difficilissimo), direi che tra cinque anni spero che sarò riuscita a ritagliarmi un posticino nell’industria editoriale, occupandomi di qualcosa che mi piace.
Come tutte le attività un po’ narcisistiche, scrivere mi piace troppo, quindi credo proprio che continuerò a farlo: è un buon periodo creativo, anche se quasi tutto quello che produco mi lascia insoddisfatta. Un caro amico mi ha detto di recente che è il momento per scrivere tanto, ma che presto arriverà quello di ri-scrivere tanto, ovvero di rimetter mano a tutto quello a cui si è lavorato per dargli una forma di cui andare fieri. Mi piace pensare che andrà proprio così."