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di4ri serie netflix recensioneSu Netflix è sbarcata la prima serie italiana targata dal colosso dello streaming sulla pre-adolescenza. Infatti i 15 episodi di cui è composta narrano le vicende dei ragazzi della 2D della scuola media Galileo Galilei di Marina Piccola, nell'isola di Capri.
Fonte foto: @Netflix via Facebook

Ogni puntata è dedicata a uno degli studenti della classe, che sfondando la quarta parete, parla direttamente con gli spettatori dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Ma vale la visione? Scopriamolo.

Di4ri, la nuova serie italiana di Netflix: di cosa parla?

Nel corso delle puntate quindi conosceremo meglio Pietro, Livia, Isabel, Daniele, Monica, Giulio, Mirko e Arianna e condivideremo con loro le ultime settimane dell’anno scolastico, tra interrogazioni, partite di basket, gare di triathlon, cotte e prime delusioni amorose.

I ragazzi avranno quindi spazio per raccontarsi e farci affezionare a loro, e ogni spettatore non faticherà a riconoscersi in uno dei diversi protagonisti, in quanto l’intera scolaresca è una fedele riproduzione della fauna tipo all’interno di una qualsiasi classe italiana.

Ogni storia, ogni puntata, cerca di affrontare un diverso tema legato alla crescita e all’avvicinarsi dell’età adulta, lasciandosi alle spalle l’infanzia. Assisteremo a veri e propri riti di passaggio; come i primi rifiuti, ma anche alle prime cotte che all’inizio non sembrano tali, ma che poi si manifestano con forza, nonostante si provi a far finta di nulla.

Accompagneremo i protagonisti nella ricerca di loro stessi, delle loro personalità, dei loro gusti e dei loro veri interessi, un percorso che spesso viene sottovalutato, ma che è necessario e fondamentale da affrontare a quella età. Il tutto condito da naturalezza e spensieratezza che riesce a mettere in prospettiva i problemi che a primo impatto sembrano enormi, ma che diventano piccoli quando si guardano da lontano, soprattutto se si deve salvare la scuola che si frequenta dall’imminente chiusura.

Di4ri: consigliato o no? Ecco cosa ne pensiamo

Quindi, al netto di tutto ciò, la serie vale la pena di essere vista? Gli episodi, che durano quasi un’ora l’uno, risultano abbastanza scorrevoli, anche se a volte scadono nel leggero cringe. Ciò che può dar fastidio - o che almeno abbiamo trovato più fastidioso, ndr - è il coesistere di accenti tipicamente nordici in una location che dovrebbe essere nel sud Italia; elemento da non sottovalutare e che a volte spezza l’illusione scenica.

Gli attori giovani sono tutti alle prime armi, o quasi, quindi anche la recitazione non è sempre eccelsa, ma migliora con il passare delle puntate. Dunque, la serie è consigliata anche solo per immergersi di nuovo nell’atmosfera, ricreata magistralmente, tipica di una scuola media; tornare tra i banchi e al pericolo imminente di un’interrogazione o al concetto di gruppo classe unito, nel quale però non tutti devono per forza starsi simpatici.

Tuttavia bisogna affrontare la visione senza avere alte aspettative e lasciando passare qualche strafalcione all’interno dei discorsi non sempre verosimili per dei pre-adolescenti. Nel complesso quindi è una serie piacevole, che si lascia guardare senza risultare troppo lenta o prolissa, raccontando bene ogni situazione e personaggio.