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che scuola ha fatto Jacobs?Marcell Jacobs è la star del momento dell'atletica italiana. L'atleta di origini statunitensi, si conferma tra i talenti più cristallini nel panorama mondiale. Dopo aver rinunciato alle competizioni programmate nella seconda parte del 2021, più di qualcuno lo ha paragonato ad una “meteora” passeggera.
Fonte foto: via Il Corriere dello Sport

Ma, al ritorno alle gare, nel febbraio 2022, Jacobs dà ancora una volta prova della sua incredibile fame agonistica, partecipando all'ISTAF Indoor di  Berlino e imponendosi nei 60 m piani con 6"51, quinta prestazione stagionale mondiale. Non è tutto qui, la settimana successiva vince lo stesso evento alla ORLEN Cup di Łódź migliorando addirittura la propria prestazione stagionale a 6"49. E infine, lo scorso 19 marzo, ai Mondiali indoor di Belgrado, vince la medaglia d'oro nei 60 metri piani, stabilendo il nuovo record europeo di 6"41.

Marcell Jacobs, il rapporto difficile con la scuola

Una scia di successi che sembra non fermarsi e che parte da un passato molto lontano, in cui lo stesso Jacobs ammette di aver dedicato la sua infanzia e adolescenza quasi interamente all'atletica. E lo studio? E' lui stesso a rivelare, alla testata "Atleticalive", di non aver mai avuto un rapporto idilliaco con la scuola: "Non sono mai stato un amante della scuola e dello studio. Ho provato ad intraprendere la strada del liceo linguistico, ma dopo il primo anno ho visto che non faceva per me perché nella mia testa volevo fare l’atleta a tutti i costi e mi sono appoggiato ad una scuola inferiore come il tecnico commerciale".

Anche se, dal suo racconto, sembrerebbe essere capitato in uno di quegli istituti in cui gli studenti non vengono valorizzati: “Alle superiori mi hanno messo in una classe che raccoglieva i peggiori disadattati della città. Se non studi, non combinerai mai niente, dicevano i professori. E io: tanto farò l’atleta!”. Sulle pagine del Corriere della Sera poi, Jacobs ripercorre la strada che lo ha portato fin qui, ricca di ricordi, anche scolastici: “Non mi sentivo unico, ma diverso. All’asilo solo io avevo un nome straniero, la pelle scura e, soprattutto, un solo genitore. La maestra diceva: disegnate la vostra famiglia, e io disegnavo mia madre. Ma mai nessuno mi ha rinfacciato il colore della pelle”.

Data pubblicazione 27 Marzo 2022, Ore 9:00
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