Marcello G.
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andrea camilleri

Con la morte di Andrea Camilleri – avvenuta all’età di 93 anni, all’alba del 17 luglio 2019, dopo un lungo ricovero in ospedale – se ne va una delle penne più apprezzate della letteratura contemporanea, non solo italiana. Un intellettuale poliedrico che grazie al suo personaggio più famoso – il commissario Montalbano, reso ancora più celebre dalla sua trasposizione televisiva – ha saputo unire diversi tipi di lettori, dai più colti ai meno assidui, conquistando persino i ragazzi, nonostante l’enorme differenza d’età. Quello che, però, molti di loro non sanno è che nella vita di Camilleri, prima di Montalbano, c’è stato molto altro. Andiamo perciò a ripercorrere le tappe fondamentali della sua ascesa. Che ci faranno scoprire una personalità davvero affascinante.

Dalla Sicilia a Roma con la passione del teatro nel cuore

Nato a Porto Empedocle (diventata Vigata nei suoi romanzi) il 6 settembre del 1925, Andrea Camilleri inizia la sua carriera addirittura come regista di teatro. Ma, sin da subito, la passione per la scrittura lo porta a cimentarsi con i primi racconti e le prime poesie. Tempo pochi anni e, per lui, si aprono le porte dell’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma (unico aspirante regista del suo corso), di cui diverrà anche insegnante per circa un ventennio (dal 1977 al 1997). Qui si specializzerà nella rappresentazione di opere drammatiche, curando negli anni a venire la regia di oltre cento opere tra Pirandello, Ionesco, Beckett, Strindberg, Eliot, Majakovskij.

Con gli sceneggiati Rai i primi successi in Tv

Il vero salto, però, avverrà nel 1954 – alla soglia dei 30 anni – quando vince un concorso per funzionari Rai, entrando a contatto con quel mondo della Tv che lo accompagnerà per tutta la vita. Dal 1959 in poi firmerà, nelle vesti di delegato alla produzione, alcuni degli sceneggiati simbolo di quella stagione della televisione italiana, come “Il tenente Sheridan” (con Ubaldo Lay) e “Le inchieste del commissario Maigret” (con Gino Cervi). Guarda caso quasi tutti di genere poliziesco. Parallelamente insegnerà anche al Centro sperimentale di cinematografia.

L'esordio letterario a quasi 60 anni

Proprio in questo periodo ‘televisivo’ inizia a coltivare quel background che lo porterà a specializzarsi nei ‘gialli’. Anche se, nel frattempo, continuerà a produrre scritti sul teatro pubblicati su riviste di settore. Per il suo esordio letterario vero e proprio bisognerà attendere gli anni ’80. Dopo un primo approccio alla narrativa (nel 1978) con “Il corso delle cose”, nel 1980 pubblica la prima storia ambientata nell’immaginaria cittadina di Vigata, a cavallo tra Ottocento e Novecento: “Un filo di fumo”. Nel 1984 pubblica il primo romanzo con Sellerio, suo editore storico; ma il flop de “La strage dimenticata” (titolo dell’opera) lo porterà a prendersi una lunga pausa.

"La forma dell'acqua": nel 1994 inizia l'epopea di Montalbano

Per assistere al boom che lo proietterà nell’olimpo degli intellettuali del secondo ‘900 ci vorranno altri dieci anni. Nel 1994 (quando Camilleri di anni ne ha quasi 70), dopo un paio di racconti dal tiepido riscontro di pubblico, esce “La forma dell’acqua”, la prima storia con protagonista il Commissario Salvo Montalbano. Il successo crescente dei suoi romanzi e il passaparola faranno il resto: nel 1999 Montalbano diventa una serie tv, trasmessa dalla Rai. Il poliziotto di Vigata nato dalla penna di Camilleri, portato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti, entra nelle case degli italiani diventando, grazie al suo linguaggio colorito (per qualcuno quasi una nuova lingua) e a un carattere ‘complicato’, un personaggio tra i più popolari di sempre.

I suoi romanzi letti da milioni di persone e tradotti in tutto il mondo

Di lì in poi ogni romanzo sarà un successo. Titoli come “Il ladro di merendine”, “Il cane di terraccotta”, “La pazienza del ragno”, “La vampa d’agosto” sono stati letti da milioni di persone (si stima ne siano stati venduti oltre 10 milioni) e tradotti in tutto il mondo (in circa 120 lingue). Alternati da frequenti incursioni da parte dello scrittore agrigentino nel romanzo storico, quasi sempre a carattere poliziesco. Una produzione ricchissima, la sua, con pubblicazioni multiple durante l’anno (solo Montalbano è presente in una quarantina di opere). Oltre alle collaborazioni con quotidiani, riviste, programmi radio e tv (come dimenticare il suo legame speciale con Fiorello, nato dall’imitazione inventata dal comico siciliano che rese Camilleri ancora più vicino alla gente).

Un intellettuale senza laurea

Ma Camilleri verrà ricordato anche come attore (a teatro, ad esempio, si ricordano le sue recenti “Conversazioni su Tiresia”), ispirazione per fumetti (è stato persino protagonista di una storia su Topolino), libero pensatore. Tanti impegni che ha portato avanti sempre con la stessa costanza, nonostante negli ultimi anni fosse diventato cieco. E pensare che non era laureato: si iscrisse, infatti, alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, senza però terminare gli studi. Per lui, in compenso, una valanga di lauree honoris causa, di premi letterari e titoli onorifici. Niente male per uno fino all’ultimo ha fatto quello che amava di più: semplicemente raccontare storie, come diceva lui stesso.
Data pubblicazione 17 Luglio 2019, Ore 13:43
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