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di paolodifalco01
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Gas in rubli

Dopo quasi un mese di guerra in Ucraina, Putin ha deciso che la Russia non accetterà più pagamenti in euro o dollari per il suo gas naturale ma solamente in rubli. Adesso la palla passa alla Banca Centrale russa che dovrà studiare entro una settimana un meccanismo per consentire le transazioni.

Sicuramente l'impatto della sua dichiarazione ha avuto già un primo impatto non solo sui leader europei che oggi saranno riuniti nel vertice europeo ma anche sui mercati: il prezzo del gas è aumentato del 34% e il valore del rublo, in caduta libera dall'inizio della guerra, si è rafforzato.

Ma, come funzionano i contratti per il gas, perché Putin vuole farsi pagare il gas in rubli e quali potrebbero essere le conseguenze per l'Unione Europea? Vediamolo insieme.

Come funzionano i contratti per il gas?

In prima battuta possiamo sicuramente dire che questa mossa è rivolta al colosso russo del petrolio Gazprom che dovrà rivedere i contratti con i "paesi ostili" dai quali potrà accettare solo rubli come pagamento. Operazione non facile dato che, come ha sottolineato La Stampa, nel terzo trimestre dell'anno scorso ben il 58% delle esportazioni sono avvenute in euro e il 39% in dollari. L'obiettivo del tutto esplicito è quello di rafforzare la moneta russa e allo stesso tempo, come ha sottolineato il consigliere di Palazzo Chigi Francesco Giavazzi su Open, diventa un modo per aggirare le sanzioni ma, perché il cambio è decisivo?

I contratti del gas prevedono, attualmente, che gli esportatori per poter pagare le forniture di gas portino in una banca russa il corrispettivo incassato in valuta estera e, entro tre giorni, l'80% di quest'ultimo deve essere convertito in rubli cedendo la valuta sul mercato. La valuta estera viene comprata dagli importatori che l'addebitano sul proprio conto in rubli e poi la utilizzano per acquistare beni all'estero.

In sintesi possiamo dire che il meccanismo è simile a quello per il pagamento degli interessi sul debito pubblico: basti pensare che, come abbiamo già visto, la Banca Centrale russa qualche giorno fa ha pagato una cedola in dollari nonostante avesse i conti all'estero bloccati acquistando la valuta estera nel mercato interno. C'è da dire che questo meccanismo ha un limite: la domanda del rublo nei mercati esteri.

Perché la Russia vuole farsi pagare il gas in rubli?

Ma, quindi, riallacciandoci alla domanda iniziale: perché Mosca vuole farsi pagare il gas in rubli? Innanzitutto la Russia attraverso questa mossa vuole ottenere il rafforzamento del rublo: banalmente per continuare ad acquistare il gas naturale in rubli, prima si dovrà ottenerli e l'unico modo per averli è quello di rivolgersi alle banche russe.

L’idea di Putin, in fondo, non è certamente un unicum ma è identica alla richiesta di qualche anno fa dell'Iran di farsi pagare il suo petrolio in euro anziché in dollari e alla richiesta, più recente, fatta dalla Cina all'Arabia Saudita per il pagamento del suo petrolio in yuan.

Quella di Putin, come ribadito dal presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli all'Ansa:"Ha i tratti di misure di epoca sovietica, o di autocrazie con delirio di onnipotenza" anche perché il nostro Paese, per esempio, dovrebbe trovare un modo per trovare i rubli necessari a pagare i suoi 29 miliardi di metri cubi di gas in arrivo da Mosca e, di conseguenza: "Dovremmo esportare per pari valore verso la Russia, o pagare in oro: la vedo difficile".

La mossa di Putin è legale?

Se Putin durante un vertice di governo ha ribadito che:"La Russia continuerà a fornire gas naturale in base ai volumi, ai prezzi e ai principi di tariffazione fissati nei contratti conclusi in precedenza", bisogna però sottolineare che la sua mossa può realizzarsi nel concreto ma ha comunque dei limiti: nei contratti per il gas infatti è già presenta la valuta del pagamento che viene stabilita a priori per evitare simili ricatti.

Questa valuta quindi non può essere cambiata da uno dei contraenti del contratto ma può essere modificata solamente in comune accordo con l'altra parte: cosa vuol dire? In parole povere, Gazprom dovrebbe chiedere il permesso al compratore.

Dal governo polacco alcune fonti hanno già ribadito che:"Pagare in rubli vìola gli accordi in essere" e la stessa presa di posizione è arrivata anche da Berlino attraverso il Ministro dell'Economia Robert Habeck che ha aggiunto:"Ora discuteremo con i nostri partner europei su come reagire". Una reazione che dovrebbe arrivare in tempi brevi dato che la stessa Germania importa il 55% del suo fabbisogno di gas naturale dalla Russia.

Il bivio dell'Europa

In ultima battuta, la mossa di Putin costringe l'Unione Europea a dover fare i conti con la realtà: se le previsioni più ottimistiche parlano di almeno tre anni per ottenere l'indipendenza energetica da Mosca, come ha mostrato uno studio di Wood Mackenzie, oggi se l'Europa possiede delle riserve di gas naturale sufficienti per superare l'estate lo si deve solamente alle forniture mai interrotte di Gazprom.

Insomma, la mossa di Putin mette l'Europa davanti ad un bivio: l'Unione Europea ha davvero un piano B per la fornitura di gas naturale oppure cederà al ricatto? Molto dipenderà dai tempi e dalle decisioni del Cremlino: se il pagamento in rubli sarà applicato solo per i contratti futuri la mossa si ritorcerebbe contro Mosca in quanto si potrebbero rinegoziare anche i prezzi delle forniture ma, se la nuova regola verrà applicata ai contratti già in essere gli importatori, come l'Eni nel nostro Paese, potrebbero invalidare i contratti a si troverebbero senza gas.

Quest'ultimo scenario avrebbe delle serie ripercussioni non solo per l'Occidente ma anche per la Russia stessa in quanto chiudendo i rubinetti Gazprom non incasserebbe più un euro o un dollaro andando a intaccare la già fragile stabilità finanziaria della Russia. Di contro se l'Unione Europea dovesse cedere al ricatto e pagare in rubli si potrebbe parlare di una disfatta europea e le stesse sanzioni varate nelle settimane precedenti non avrebbero più un peso così rilevante.

Paolo Di Falco