
Erano gli anni del golpe Videla, che tra il 1976 e il 1983 aveva instaurato un vero e proprio regime di terrore a Buenos Aires. Proprio in quel periodo andò in scena la 'notte delle matite spezzate', nome in codice di un'operazione di polizia che portò all'arresto, alla tortura e, infine, alla morte di sei studenti delle scuole superiori.
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La notte delle matite spezzate: studenti torturati e uccisi dalla polizia argentina
Una vicenda che Hector Oliveira ripercorre in modo eccelso nella pellicola dall'omonimo titolo 'La notte delle matite spezzate'. Nella notte del 16 settembre 1976 i sei studenti vennero rapiti uno ad uno dagli squadroni della morte del regime golpista, torturati dalla polizia argentina - in quanto considerati sovversivi - e infine fatti sparire per sempre e considerati da allora desaparecidos.Gli studenti erano militanti, o simpatizzanti, della cosiddetta 'Unión Estudiantil Secundaria', erano responsabili (secondo le autorità) della partecipazione alle manifestazioni dapprima per l'istituzione e successivamente contro l'abolizione del Boleto Escolar Secundario (BES), un tesserino che consentiva agli studenti liceali sconti sul prezzo dei libri di testo ed una riduzione del biglietto per l'utilizzo dell'autobus. Attività queste ritenute come ”atee e anti nazionaliste" secondo il regime videlista e, per questo, i responsabili di tali atti – cioè gli studenti – vennero sequestrati, torturati e uccisi.
Uccisi in nome del diritto allo studio: la verità dietro il 16 settembre 1976
Ma solo dopo la fine della dittatura militare la verità venne a galla. Stando infatti al rapporto della CONADEP (Commissione Nazionale sui Desaparecidos), la polizia di Buenos Aires considerava le manifestazioni di protesta come atti sovversivi: in poche parole i sei studenti furono trattati alla stregua di criminali, nonostante stessero difendendo semplicemente il diritto allo studio. Nel rapporto stilato dalla CONADEP si legge che “"gli adolescenti sequestrati avrebbero dovuto essere eliminati dopo aver fatto loro soffrire pene indicibili in diversi centri di detenzione clandestini, come quelli di Arana, Pozo de Banfield, Pozo de Quilmes, la centrale di polizia della Provincia di Buenos Aires, il 5°, 8° e 9° commissariato di La Plata ed il 3° di Valentín Alsina, Lanús e il Poligono di tiro della sede centrale della provincia di Buenos Aires".I sei giovani arrestati la notte del 16 settembre scomparvero, mentre altri – interrogati nei giorni seguenti – riuscirono a sottrarsi all'atroce destino. Come Pablo Diaz, al momento dell'arresto appartenente all'organizzazione giovanile rivoluzionaria Gioventù guevarista, che subì, oltre ai maltrattamenti ed alle torture avvenute nei centri di detenzione, una reclusione di quattro anni senza processo: la sua testimonianza è stata fondamentale ai fini della ricostruzione e della denuncia dei fatti avvenuti. Le vittime furono: Claudio de Acha; Horacio Ungaro; María Clara Ciocchini; María Claudia Falcone; Francisco López Muntaner e Daniel A. Racero.