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panoramica situazione università ultimi 10 ani

Negli ultimi dieci anni, racconta LaStampa.it, le politiche economiche e non che hanno coinvolto l'università hanno determinato un netto calo di qualità dell'istruzione superiore pubblica. Questa "discesa libera" riguarda i docenti, gli studenti, il turn-over e il passaggio dei laureati dal mondo degli studi a quello del lavoro.

Infatti siamo tra i paesi Ocse che investono meno sull'università e ricerca, e il fondo ordinario è andato progressivamente a calare. Questo ha portato alla diminuzione degli insegnanti, e alle conseguenti carenze nella didattica. Contemporaneamente, il turn-over è bloccato e le nuove assunzioni praticamente paralizzate, mentre sempre meno studenti sono attratti dal mondo universitario anche se, secondo il XIV rapporto Almalaurea, le lauree portano ancora un valore aggiunto nel mondo del lavoro nel lungo raggio. Nonostante questo, quasi tutti gli indirizzi di laurea hanno visto un calo negli sbocchi lavorativi: pecora nera giurisprudenza, che ha visto nel 2012 entrare nel mondo del lavoro solo il 21% dei suoi laureati.

I TAGLI - Il focus di LaStampa.it sugli ultimi dieci anni dell'università ha messo in luce il progressivo percorso di decadenza che investe tutti i campi del mondo dell'istruzione superiore. Secondo l'Ocse, spendiamo troppo poco per garantire un servizio pari al livello europeo. Dei 37 paesi Ocse, l'Italia si piazza al 34° posto per spesa nell'educazione universitaria, e negli ultimi anni il fondo di finanziamento ordinario è calato vertiginosamente: se nel 2001 rappresentava il 61,5% delle entrate degli atenei, adesso si assesta intorno al 35%

SEMPRE MENO DOCENTI - I tagli e le regole vincolanti del turn-over hanno portato ad una progressiva diminuzione del personale docente e dell'offerta didattica: meno insegnanti, infatti, meno corsi. Rispetto al 2006, gli atenei oggi hanno più di 5mila professori ordinari e di 3mila professori associati in meno. Di conseguenza, il numero dei ricercatori è calato di oltre un quinto in 6 ani.

5 VECCHI PER UN GIOVANE - Non tutti sanno, poi, che il turn over prevede che per l'assunzione di un nuovo docente devono essere pensionati circa 5 professori. Peccato che non tutti i professori in età pensionabile sono disposti a lasciare la cattedra a nuove leve: più di 700 professori ordinari restano in carica pur avendo più di 70 anni, bloccando l'assunzione di circa 140 nuovi docenti, senza calcolare gli associati e i ricercatori che rimangono in carica pur potendo andare in pensione. Recentemente il ministro dell'istruzione Carrozza ha infatti sostenuto che "chi vuole rimanere in ruolo oltre i 70 anni offende la propria università e offende i giovani. Sono sempre stata per un pensionamento rapido, magari non uguale per tutti. Ma non si può tenere il posto e pretendere di rimanere, solo perché è un diritto. Prima di tutto bisogna pensare ai propri doveri. In un momento di sacrifici per tutti, a maggior ragione li devono fare le persone che hanno 70 anni, e che hanno avuto tanto da questo mondo".

IL MONDO DEL LAVORO - Andando avanti così, l'università perde sempre più attrattiva per i ragazzi: il numero sempre ridotto delle immatricolazioni (-9,3%), però, può derivare anche dalla crisi economica. La sofferenza delle famiglie degli studenti si nota anche dal dato, sempre riportato da LaStampa.it, dell'aumento degli studenti-lavoratori, parallelo al brusco calo dell'erogazione di borse di studio tra il 2009 e il 2010 (dai circa 245 ai circa 97 milioni di euro). Per l'Ocse siamo al 16° posto su 25 per numero di laureati: l'allontanamento dei ragazzi dal mondo universitario potrebbe derivare dalle difficoltà derivanti dall'inserimento nel mondo del lavoro. Molti infatti credono che un istituto professionale, o un lavoro subito dopo il diploma, possa garantire un futuro lavorativo più stabile. In realtà una laurea dà una marcia in più, nel lungo raggio, ma tutti gli indirizzi hanno avuto un calo nel corso degli ultimi anni in termini di sbocchi lavorativi offerti ai propri laureati. Fanalino di coda Giurisprudenza, che secondo Almalaurea conta solo il 21% di assunti tra i propri neolaureati.

E tu pensi che l'università stia toccando il fondo?

Carla Ardizzone