
Negli ultimi dieci anni l’università, più che nell’occasione per specializzarsi e trovare più facilmente un lavoro, si è trasformata in un salasso per studenti e famiglie. A lanciare l’allarme è l’Udu – Unione degli Universitari – che nel suo report “Sulle nostre spalle” evidenzia la crescita esponenziale della tasse d’iscrizione.
Dall’anno accademico 2005/2006 ad oggi, infatti, negli atenei statali d’Italia si è verificato un aumento medio di oltre il 61%, equivalente a quasi 500 euro. Nel 2005, infatti, la tassa media era di 775€, ora gli studenti si trovano a dover pagare circa 1250€.
Nelle università del Sud tasse aumentate in media del 90%
Una situazione che, però, cambia anche di molto a seconda della zona del paese in cui si torva l’università. E al Sud diventa, sempre secondo l’UdU, davvero insostenibile: nelle regioni meridionali l’aumento generale è stato del 90% (si è passati dai 509€ del 2005/2006 ai 964€ del 2015/2016). Leggermente meglio altrove anche se, va detto, si partiva da importi più elevati: al Centro le tasse sono cresciute del 56% (da 765€ di media ai 1197€) mentre al Nord la crescita è stata del 43% (da 1047€ a 1501€).
A Lecce la crescita più consistente. Solo a Firenze tasse più basse
L’aumento più consistente si è registrato all’Università del Salento di Lecce (+207%, da 305€ a 939€). Ma in tantissimi atenei di Sud e Isole – da Cagliari al Politecnico di Bari, dalla Seconda università di Napoli a Reggio Calabria - le tasse sono più che raddoppiate. Unica eccezione l’Università di Firenze: è il solo ateneo che ha visto leggermente calare le rette (-7,5%); oggi siamo attorno quota 880€, dieci anni fa se ne dovevano sborsare in media 950. Complessivamente, il gettito derivante dalla contribuzione delle famiglie, a livello nazionale, è passato da circa 1 miliardo e 200 milioni a 1 miliardo e 600 milioni: 400 milioni in più, prelevati principalmente dalle tasche degli immatricolati, per “coprire” la progressiva diminuzione dei finanziamenti statali per le università.
Marchetti (UdU): "Siamo il Paese con la terza tassazione più alta d'Europa"
“Lo storico dei dati sulla contribuzione studentesca a partire dal 2005 – dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari - evidenzia un aumento costante della tassa media che negli anni ci ha portato ad essere il Paese con la terza tassazione studentesca più alta in Europa. La causa principale? Sono i tagli al sistema universitario e il conseguente sottofinanziamento che ha lasciato le nostre università in rosso. A contribuire all’impennata si sono aggiunti poi la liberalizzazione delle tasse universitarie del 2012 e la riforma dell’ISEE che, a parità di condizione economica, ha improvvisamente considerato gli studenti più ricchi di quello che erano l’anno precedente, facendo loro perdere la borsa di studio e aumentando il contributo richiesto”.
Speranze riposte nella nuova 'No Tax Area'
Anche se, all’orizzonte, s’intravede una possibile scialuppa di salvataggio. Da quest’anno, infatti, è stata introdotta la cosiddetta ‘No Tax Area’, che esonera dal pagamento delle tasse universitarie gli studenti con ISEE inferiore ai 13mila euro. “Attendiamo di vedere gli effetti di una misura sicuramente necessaria – conclude ancora la Marchetti - ma la copertura prevista dal 2018 in poi (105 milioni di euro) è solo un quarto del citato aumento del gettito complessivo proveniente dalle tasche degli studenti e delle famiglie. Il sistema, che ha già espulso una grossa fascia di studenti delle fasce meno abbienti della popolazione e che ha prodotto il proliferare di numeri chiusi, necessita chiaramente di un investimento corposo per abbattere la contribuzione, con la finalità di renderla nel breve periodo ancor più progressiva e porre una soglia massima”.
Appuntamento il 17 novembre
Marchetti chiama a raccolta gli studenti per la prossima manifestazione studentesca: "Le Università devono essere finanziate adeguatamente in modo da potersi rendere autonome dalla tassazione studentesca. L’obiettivo della gratuità dell’università non è un’utopia, ma la necessità di un Paese che vuole rimettere al centro il proprio sistema l’istruzione e permettere a tutti di continuare gli studi. A tutto ciò chiediamo risposte chiare nella legge di bilancio e lo diremo forte e chiaro nelle piazze il 17 novembre!”.Marcello Gelardini