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Contrae l'HIV all'università mentre era in Erasmus, risarcita ex studentessa di Padova articolo

Una vicenda che ha dell’incredibile e che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica. L’Università di Ginevra dovrà pagare oltre 145mila euro di risarcimento a una ex studentessa Erasmus, al tempo iscritta all’Università di Padova.

La motivazione: al rientro dal suo viaggio, compiuto per concludere i suoi studi per la tesi, la ragazza si è portata dietro il virus dell’HIV. 

 

 

Secondo le ricostruzioni, spiega ‘Il Messaggero’, il contagio può essere avvenuto soltanto in quel laboratorio di Ginevra. Questo vuol dire che la negligenza è da imputare proprio all’Ateneo, che ora dovrà assumersi la responsabilità di quanto avvenuto corrispondendo alla ragazza la cifra patteggiata a titolo di risarcimento.

 

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La studentessa che ha contratto l’HIV in un laboratorio universitario

In realtà, il mistero ancora avvolge le modalità del contagio. Dalla ragazza vengono esclusi guanti bucati, provette rotte o tagli sulla pelle. Una delle ipotesi degli esperti è quindi quella che vede il virus introdursi nel corpo della giovane per via aerea, anche se ancora nulla è dimostrato. Quello che è sicuro è che il virus contratto è proprio identico a quello registrato nel laboratorio di Ginevra, come confermato dalle analisi genetiche.

I fatti, fa sapere ‘Il Messaggero’, risalgono al 2011. L’ex studentessa, allora iscritta all’Università di Padova, si reca nella città svizzera proprio per studiare il virus dell’HIV e portare a termine la sua tesi. Gli esperimenti in laboratorio le permettono quindi di manipolare il virus che, le spiegano, è stato creato inibendone la capacità di replicarsi: insomma, un test senza alcun rischio.

Tutto sembra nella norma, il viaggio Erasmus si conclude e la ragazza torna in Italia per discutere la sua tesi di laurea. La cattiva notizia arriva anni dopo, molti anni dopo, nel 2019. Era la sera di Santo Stefano, il 26 dicembre. La telefonata proviene dal laboratorio di analisi dove la ragazza aveva fatto le analisi per poter donare il sangue. La comunicazione è di quelle raggelanti: il test all’HIV ha dato esito positivo. Prima lo sconforto, poi il momento delle riflessioni e delle contromisure. La ragazza ne è sicura, il contagio è avvenuto all’epoca dei suoi studi a Ginevra. Ed è così che inizia una lunga battaglia legale che coinvolge l’Ateneo di Ginevra e, per via collaterale, l’Università di Padova e il Ministero dell’Università. Dopo una fase di studio e di analisi sulla sequenza genetica durata ben 5 anni, i periti confermano i sospetti dell’ex studentessa: Il virus che lei ha in corpo è identico a quelli costruiti in laboratorio.

Primo caso al mondo

Una vicenda così surreale che ha destato l’interesse della comunità scientifica: si tratterebbe, infatti, del primo caso al mondo di contagio con un virus creato in laboratorio senza alcun incidente quale la rottura di un guanto o una puntura accidentale. 

Come riporta ‘Il Messaggero’,  l’Università di Padova nella giornata di martedì ha comunicato che la vicenda giudiziaria è giunta al termine, ovvero le parti stanno mettendo a punto un “accordo di transazione”, sottoscritto dallo stesso Ateneo padovano. In altre parole, si tratta di un risarcimento patteggiato tra le parti in causa, per un ammontare di 145.120,40 euro.