
Oltre 2mila arresti dallo scorso 17 aprile ad oggi. La situazione nelle università americane sembrerebbe ormai fuori controllo. Da mesi i principali atenei statunitensi vedono decine di proteste giornaliere: a scendere in campo gli studenti, intenzionati a manifestare in solidarietà del popolo palestinese.
In questo periodo i campus sono letteralmente immersi nel caos: il 30 aprile la polizia ha sgomberato il campus della Columbia University, procedendo all'arresto di circa 110 studenti manifestanti.
Nello stesso giorno molti gli arresti andati in scena in diverse altre sedi universitarie, per un bilancio di ben 300 persone poste in stato di fermo.Leggi anche:
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Proteste Pro Palestina nelle università americane: cosa succede?
Al centro delle proteste c'è il conflitto israelo-palestinese in Medio Oriente. Da mesi gli studenti chiedono la fine della campagna israeliana nella Striscia di Gaza: ad oggi si parla di oltre 30mila morti in appena sei mesi dall'inizio delle ostilità. Nello specifico, gli universitari chiedono la recissione dei rapporti e investimenti con quelle aziende che hanno legami con Israele, e la cessazione del nuovo pacchetto di aiuti militari, recentemente sbloccato dal Congresso.
Manifestazioni del genere sono andate in scena anche qui in Italia, nelle università di Roma, Torino e Milano ma negli atenei americani la situazione sembrerebbe attualmente fuori controllo. In totale – come riporta la 'Cnn' - sarebbero 41 i campus americani dove la polizia è stata costretta ad intervenire. In totale, però, le proteste hanno interessato oltre 60 atenei, come mostra questa mappa messa a punto dal 'New York Times'. Nella sola giornata del 30 aprile, nelle università di New York si contano circa 300 arresti: oltre alla 'Columbia', dove gli arresti sono stati 110; se ne contano altri 173 al 'City College' di New York.
In più, si registrano altri 15 fermi alla 'Fordham University', 200 all’'Università della California' a Los Angeles, e 12 a Portland. Sommando tutti gli gli interventi della polizia dall'inizio delle proteste ad oggi si arrivano a contare oltre 2mila arresti: negli Usa non accadeva dai tempi delle proteste contro la guerra in Vietnam. Solo nelle ultime ore manifestazioni e arresti si segnalano anche in Texas, Wisconsin, Florida e nel New Hampshire, mentre la 'Cnn' ha riportato che le forze di polizia hanno sparato proiettili di gomma e al peperoncino contro manifestanti alla 'University of Arizona'.
Cosa è successo alla Columbia University
Alla Columbia University di New York l'aria è tesa da diversi mesi. Qui alcuni iscritti ebrei hanno denunciato antisemitismo e intimidazioni nei loro confronti, e manifestazioni dal carattere decisamente violento. Lo scorso 1° maggo il blitz della polizia – allertata dal preside Minouche Shafik - ha messo fine all'occupazione del campus, portando all'arresto di 110 persone. Secondo la polizia, Secondo le autorità, nell'edificio c'erano "anarchici ben noti alla polizia: è gente che non professa ideologie o interessi politici, ma vuole solo creare confusione e scontrarsi con la polizia" come riportato da 'Fanpage'.
"Non ci hanno lasciato scelta": così la Columbia University ha motivato la decisione di chiamare la polizia per sgombrare la Hamilton Hall. "Ci rincresce che i manifestanti abbiano scelto una escalation della situazione attraverso le loro azioni. Dopo aver appreso che la Hamilton Hall era stata occupata, vandalizzata e bloccata, non abbiamo avuto scelta", si legge nel comunicato dell'ateneo

Il Presidente Biden: “Studenti hanno diritto di protestare non di causare caos”
“Noi non mettiamo a tacere le persone ma non possiamo nemmeno lasciare che il caos regni” lo ha detto il Presidente Joe Biden l'indomani le decine di arresti andati in scena in California. “Il vandalismo, l’occupazione di proprietà privata, rompere le finestre, chiudere i campus, costringere a cancellare lezioni e lauree non è protesta pacifica... gli americani hanno il diritto di protestare ma non di causare il caos. Le persone hanno il diritto di ottenere un’istruzione, di camminare nel campus liberamente senza paura di essere attaccati” ha aggiunto il numero uno della Casa Bianca.