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margherita campanelli sindrome down laureaMargherita Campanelli ha la sindrome di Down, ma questo non sembra affatto d’intralcio per i suoi sogni. A 26 anni, indossa per la seconda volta la corona d’alloro laureandosi con 110 al corso magistrale in Scienze Pedagogiche all'Università di Macerata.

Fonte: profilo Facebook Margherita Campanelli

Margherita ha una grande passione per la pedagogia e sogna adesso di aprire un agrinido tutto suo. La sua tesi: “Il gioco come strumento e pratica inclusiva al nido. Le prospettive e dinamiche educative nello spazio 0 -6”.

Margherita Campanelli: educatrice, volontaria, catechista, capo scout e clown di corsia

Margherita Campanelli, ragazza 26enne di Fano, dimostra come attraverso la passione e l’impegno si possano superare ostacoli di ogni tipo. La sindrome di Down, di cui è affetta, non le ha impedito infatti di intraprendere un percorso di studio brillante, laureandosi alla magistrale di Scienze Pedagogiche all’Università di Macerata.

Margherita parla proprio di passione quando spiega al quotidiano "Cronachemaceratesi.it" il motivo per cui ha scelto la materia dei suoi studi: Fin da bambina ho avuto a che fare con la pedagogia e i pedagogisti e gli insegnanti che ho incontrato mi hanno seguita con un amore tale che hanno fatto nascere in me la passione per questo mestiere. Nella mia scelta ho considerato poi anche l’amore per i bambini che ho sempre avuto.

Ma Margherita non è solo una studentessa. Dopo aver conseguito la laurea triennale si è subito attivata in ambito professionale, cominciando il suo percorso come educatrice. La 26enne di Fano ha presentato una tesi che tratta del gioco come strumento e pratica inclusiva al nido, proprio per poter coniugare gli aspetti teorici con quelli più pratici, legati appunto al suo lavoro. Spiega: “Ho scelto questo argomento perché ritengo che il gioco sia uno strumento efficace di crescita e di inclusione e lo dimostro tutti i giorni nel mio lavoro. Sono infatti un’educatrice di ruolo di nido e ho la possibilità di collegare gli aspetti teorici acquisiti all’università, all’esperienza pratica a contatto con i bambini. Sono felice di poter ampliare le mie competenze ed essere una professionista efficace”.

Margherita è poi una ragazza solare ed energica, dinamica e amichevole. Gli impegni legati al lavoro e allo studio non le impediscono di svolgere altre attività rilevanti, che vanno a completare il quadro di una personalità davvero fantastica: Margherita esercita un’intensa attività sociale e di volontariato, è catechista e capo scout, oltre a vestire i panni di clown di corsia nei reparti ospedalieri.

L’Università di Macerata e i progetti futuri di Margherita: “Sogno di aprire un agrinido”

Anche l’Università di Macerata merita una menzione d’onore all'interno di questa storia. La ragazza spende infatti parole di lode nei confronti dell’ateneo: L’università di Macerata mi ha accolto con molto calore. Ho sempre trovato gli uffici molto disponibili, professori sensibili e attenti. Purtroppo, nella mia condizione di pendolare non conosco molto bene la città, e il periodo di pandemia mi ha impedito di frequentarla come avrei voluto. Ma ho sempre sentito un’autentica sensibilità e un clima davvero inclusivo.

La sua relatrice, la professoressa Francesca Salinas, spiega poi come Margherita sia stata molto attiva in ambito universitario per portare la sua testimonianza: “Margherita ha collaborato spesso con la cattedra di pedagogia delle disabilità della quale mi occupo. Ha partecipato a numerosi seminari e attività per portare la sua testimonianza e spiegare la realtà del deficit cognitivo e della sindrome di Down come condizioni strutturali che non ostacolano una vita piena, indipendente e autodeterminata. Nell’ambito dell’approccio narrativo che io insegno ai futuri pedagogisti, Margherita è una testimone validissima, capace di trasmettere con molta efficacia la sua storia, gli elementi educativi che l’hanno caratterizzata, la necessità di superare i pregiudizi e praticare le dinamiche inclusive nei contesti sia formali che informali”.

La ragazza, che per la seconda volta ha indossato la corona d’alloro, nonostante le difficoltà parla con affetto del suo percorso universitario: “È stato difficile per me, pendolare, conciliare il lavoro, lo studio e la frequenza. Molte difficoltà sono poi emerse nel momento della pandemia, perché avrei voluto stabilire un contatto e un confronto maggiore con i docenti e i colleghi e purtroppo non è stato possibile, per me così come per tutti gli altri. Se penso invece agli esami, quello che mi ha messo in difficoltà è stato l’esame di inglese. I momenti belli sono stati tanti e sarebbe troppo lungo elencarli tutti; ne cito due: il primo esame che ho sostenuto con i professori Sani e Stramaglia. È stato un momento molto intenso sul piano dell’apprendimento ma anche della relazione con loro. E sicuramente il secondo è il momento che sto vivendo ora e quello appena trascorso: la fine del percorso accompagnata dalla mia relatrice, la discussione della tesi e il conseguimento del titolo per cui ho tanto lavorato e che ho tanto sognato”.

Margherita non sembra voler adagiarsi sui magnifici risultati già raggiunti. Nella sua vita pare proprio che non ci sia spazio per la stasi e il riposo. La ragazza già pensa al futuro, e lo fa in grande: Il mio sogno è quello di poter realizzare una struttura mia, un ‘agrinido’, per dare la possibilità ai bambini di crescere a contatto con la natura guidati da approcci educativi all’insegna della concretezza e dell’esperienza. Mi piace pensare ai bambini intenti a manipolare gli elementi naturali, non costretti a realizzare le attività all’interno della scuola, ma in spazi aperti”.

Concludendo, Margherita offre anche consigli e spunti interessanti, rivolgendosi sia agli studenti più indecisi che ai professori delle scuole superiori: Il percorso universitario mi ha fatta crescere moltissimo, mi ha dato competenze teoriche e culturali, ma ha anche contribuito a formarmi come persona. Io suggerisco a tutti di intraprendere il percorso universitario e vorrei dire agli insegnanti della scuola superiore che dovrebbero consentire a un numero maggiore di ragazzi con deficit cognitivo, di conseguire il diploma, che rappresenta l’unico strumento indispensabile per affrontare il percorso universitario. Io ho dimostrato di potercela fare e come me potrebbero farcela tanti altri ragazzi se troveranno chi crederà in loro e sosterrà il loro cammino. L’università di Macerata è molto attenta ad accompagnare i ragazzi, specialmente quelli con qualche fragilità. Questo è un aspetto importante perché sentirsi accolti, sapere che ci sono professori che credono in noi rappresenta la base per poter andare avanti”.