
Ma se da un lato non è facile mettersi alla prova in una grande città, in un contesto lontano dalle mura familiari, dall'altro, così facendo si impara a gestire molti aspetti della vita quotidiana, venendo a contatto con persone provenienti da altre regioni d’Italia o addirittura da tutto il mondo. Un universo a parte quello degli studenti fuorisede, spiegato in maniera dettagliata dalla piattaforma Babbel: il team di lavoro è infatti andato a caccia dei termini e vocaboli più comuni utilizzati dagli studenti fuorisede.
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'Il pacco da giù’, il 'co-living' e le altre cose da fuorisede
Alla base del “dizionario” degli studenti lontani da casa ci sono alcune parole che sono diventate dei veri e propri classici, associate per l’appunto a questo stile di vita. Partendo, banalmente, dalla definizione di 'fuorisede': per definizione, chi studia in una località diversa dal proprio comune di residenza è uno studente “fuorisede”. Poi c'è l'inossidabile 'Pacco da giù': con questa espressione di uso popolare si descrive un tradizione tutta italiana. Un intero pacco che contiene al suo interno ogni genere di scorte alimentari, sapientemente confezionato da parenti o amici: si tratta del must per eccellenza dello studente fuorisede. A seguire, un altro termine particolarmente utilizzato è il Core-Wheel. Traduzione? Organizzare le pulizie di casa. Una pratica molto comune quando si condivide l'alloggio con persone sconosciute. Di fatto consiste nella messa a punto di un semplice calendario settimanale dove sono indicati i turni e gli orari di pulizia.Altri termini, decisamente meno comuni, vengono utilizzati in ambito immobiliare ed è importante conoscerli per potere scegliere in piena coscienza la futura soluzione immobiliare. Il 'Co-living' ad esempio consiste in un modello di abitazione piuttosto singolare. Questo combina il bisogno di privacy con la necessità di vivere momenti di convivenza e socializzazione; ciascun residente ha infatti la propria stanza dotata di bagno privato e può usufruire di alcuni spazi in condivisione (cucina, salotto, lavanderia e aree ricreative) gestiti da aziende specializzate. In alternativa si può optare per lo 'shared housing', meglio conosciuto come alloggio condiviso: prevede la condivisione tra più persone di una casa o di un appartamento; tendenzialmente ognuno ha una propria stanza o ne condivide una e sono poi presenti delle aree comuni, come i servizi, la cucina e il soggiorno.
Poi c'è il più comune studentato diffuso, termine con cui si indica una tipologia di student housing che prevede un insieme di locali destinati ad ospitare studenti, collocati di norma all’interno di complessi di edilizia popolare riqualificati e messi in affitto a prezzi contenuti. Infine, 'Dorm' è il termine inglese che abbrevia 'dormitory', un complesso di stanze che include più letti, spesso a castello (“bunk beds”). Poi ci sono tutti quei termini nati dalla quotidianità. Lo studente fuorisede, infatti, deve barcamenarsi tra mille difficoltà: dalla gestione dei propri risparmi, al time management e alla socializzazione. Ecco allora che con il termine 'Estudihambre' (nato dall’unione del termine 'estudiante' 'studente' e dell’aggettivo 'hambre' 'affamato') si vuole intendere tutti quegli studenti che tendono a risparmiare sul cibo rimanendo, di conseguenza, “affamati”.
Segue un altro neologismo spagnolo, 'Nini' formato dalla ripetizione della congiunzione negativa “ni” traducibile come “né” - che identifica un giovane che ha appena finito di studiare ma che non è entrato nel mondo del lavoro e, per questo, “ni trabaja ni estudia” (“né lavora né studia”). Poi due termini che descrivono in modo puntuale un disagio sociale molto diffuso. Il 'linking gap', ad esempio, è un problema molto diffuso e consiste nella difficoltà di relazionarsi con nuove persone in un posto in cui ci si è appena trasferiti. Allo stesso modo, il 'reverse culture shock' avviene quando al rientro nella propria città di origine ci si sente pervasi da un sentimento di disorientamento.