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Studenti 'plusdotati', Italia paese dei talenti sprecati? articolo

Sono intorno a noi anche se non ce ne accorgiamo quasi mai. Anzi, a volte sono addirittura sottovalutati. Nei Paesi anglosassoni li chiamano ‘gifted & talented’ perché, effettivamente, la natura gli ha regalato un dono: un’intelligenza superiore alla norma e talenti particolari che, però, almeno in Italia non vengono sfruttati e stimolati a sufficienza.

Gifted e talented: anche in Italia sono tantissimi

Parliamo dei cosiddetti ‘plusdotati’, bambini e adolescenti che frequentano le nostre scuole ma che dalla scuola non ricevono in cambio quasi nulla.
Talenti su cui si potrebbe fondare il futuro del nostro Paese ma che, alla fine, sono un tesoro sperperato. A differenza di quanto si possa immaginare, infatti, questi ‘genietti’ non sono fenomeni isolati; si stima che solo da noi, su una popolazione di circa 9 milioni di studenti, una quota che oscilla tra i 180mila e 450mila ragazzi è rappresentata proprio da plusdotati.

La difficoltà principale è riconoscerli

Ma perché una forbice così ampia? La risposta è semplice: sulla plusdotazione esiste un vuoto normativo (e culturale) per cui diventa difficile anche solo riconoscerla. Il nostro sistema educativo, infatti, ha una visione del tutto parziale delle differenze tra studenti. Esiste una normativa sui BES (Bisogni educativi speciali) ma all’interno di questa categoria vengono fatti rientrare quasi esclusivamente i casi di deficit d’apprendimento. Non si vuole certo sostenere che questo sia un male, anzi. Grazie a questa presa di coscienza della scuola italiana negli ultimi anni si stanno aiutando migliaia di studenti a superare dei blocchi e delle lacune, contribuendo a fargli recuperare il gap che li separa dai loro coetanei.

Anche i ‘plusdotati’ hanno bisogni educativi speciali

Il problema, semmai, è che anche i ragazzi ‘plusdotati’, per poter sfruttare a pieno le proprie potenzialità, hanno bisogni educativi speciali. Perché la scuola viaggia a ritmi più lenti di loro e questo genera disinteresse in chi ha la mente che si muove con marce più alte. In molti Paesi esteri, partendo da quelli anglosassoni fino agli Stati membri dell’Unione Europea, passando per gli Stati asiatici (ad es. Singapore, Malesia, Cina) per i ragazzi dotati di particolare talento o precocità è prevista una certa flessibilità del percorso scolastico oppure questi studenti vengono sostenuti attraverso diverse attività extra-scolastiche.

Spesso confusi con i ragazzi affetti da DSA o Iperattività

Dalla distrazione all’essere bollati come ‘diversi’ il passo è breve. Spesso sono addirittura fraintesi: non di rado vengono diagnosticati erroneamente disturbi dell’attenzione o iperattività. Quando, al contrario, vivono quotidianamente il disagio di non trovare stimoli adatti alle loro incredibili potenzialità. Così quei talenti che, se opportunamente supportati, possono rappresentare una speciale risorsa, diventano addirittura un problema per i ragazzi che li possiedono.

La scuola italiana è troppo ‘rigida’ per loro

In Italia, invece, sono quasi sempre costretti a seguire i cicli con una certa rigidità. I salti di classe, ad oggi, possono essere fatti alle scuole primarie (facendo la cosiddetta primina) o alla fine delle superiori, con il diploma anticipato in quarto. In entrambi i casi, però, la normativa comprende criteri più legati all’età e alla performance piuttosto che al riconoscimento del talento. Anche per l’università – secondo il regolamento di ogni ateneo - è possibile laurearsi anticipatamente, ma in diversi casi non più di un anno prima.

I segnali per capire che abbiamo di fronte un ‘plusdotato’

Eppure non è così complicato fare un primo screening dei ragazzi plusdotati: pur esistendo diverse sfaccettature e applicazioni del talento, hanno tratti comuni paralleli alle loro doti e alla loro intelligenza. Spesso sono sensibili, se non stimolati possono apparire superficiali, si concentrano solo su alcune materie in cui pensano di potersi esprimere meglio. A volte, possono avere difficoltà a relazionarsi con i compagni di classe proprio perché non condividono con loro interessi tipici dell’età adolescenziale. Sono particolarmente precoci e inclini a porsi domande esistenziali e filosofiche, fin dalla prima infanzia. Sono attratti dal mondo degli adulti e possono sembrare, a volte, bizzarri nei ragionamenti. Per i ragazzi della loro età probabilmente sono solo ‘strani’. Per chi sa individuarli nella massa, sono semplicemente ‘geniali’.

Tra le vittime principali dell’abbandono scolastico

La parzialità nel giudizio non solo non aiuta i ‘gifted’ ma, paradossalmente, li penalizza. Secondo gli esperti, nel 25% dei casi di abbandono scolastico che affliggono l’Italia, una quota consistente è rappresentata proprio da ‘plusdotati’, in particolare da quelli che vivono in condizioni di disagio economico o sociale. La missione che spetta al nostro Paese, e in particolare al mondo scuola, è aiutarli ad uscire dal guscio e a riconoscere le loro necessità educative.

La proposta di legge

Un primo passo sarebbe ideare e attuare una normativa sulla questione. Ma, per fortuna, grazie al lavoro di psicologi ed esperti, abbiamo degli indicatori per ‘stanarli’. L’Aistap (Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione) e l’associazione Step-Net sono due organizzazioni che si stanno battendo per facilitare questo compito. In molti Paesi esteri – anche europei – i ‘gifted & talented’ hanno un trattamento decisamente diverso: hanno un piano didattico personalizzato, la possibilità di seguire le lezioni con una certa flessibilità, attività extra-curriculari pensate apposta per loro.

Flessibilità e comprensione: ecco le parole chiave

In Italia, si chiede una legge sulla plusdotazione – le cui linee guida sono state già stata presentate proprio da Step-Net – che garantisca il diritto a un percorso di studio adeguato per queste personalità, che crei la figura dell’educatore specializzato per i ‘gifted’, che costruisca delle reti di dialogo tra scuola, famiglia ed enti. “Il riconoscimento – si legge nel documento - è importante prima di tutto per dare autostima a questi bambini/ragazzi e, nell'ambito scolastico, poter attivare i percorsi didattici necessari (così come lo è per altri studenti con caratteristiche particolari) come una buona pratica educativa, contemplata nei programmi, e non come qualcosa di eccezionale”.

Il ruolo dei docenti e delle istituzioni

La finalità principale di un disegno di legge sulla plusdotazione riguarda quindi lo stesso riconoscimento del fenomeno. Tra i punti essenziali, si propone di garantire il diritto all'istruzione di questi studenti e di favorire il loro successo scolastico, prevedendo una formazione personalizzata che sostenga lo sviluppo delle loro potenzialità e dei talenti, oltre a prevenire eventuali disagi. Trova spazio, poi, la formazione specifica degli insegnanti e l’istituzione della figura professionale dello Specialist in gifted education, nonché una collaborazione stretta tra scuola, famiglia, enti e servizi; tra tutte quelle realtà, insomma, che possano permettere a questi talenti di uscire dall’ombra, schiacciati da un sistema troppo rigido, e di sbocciare al pieno delle proprie potenzialità.

Facciamo uscire i talenti dall’ombra

L'obiettivo, quindi, è permettere - grazie a un quadro normativo specifico - che questi ragazzi diventino meno "invisibili" e, parallelamente, di adeguare la situazione Italiana a quella degli Stati esteri più avanzati. Troppo spesso si usa il nostro Paese come pessimo esempio di sistema educativo. Una volta che abbiamo la possibilità di mettere in luce i nostri talenti, sarebbero forse il caso di farlo.

Marcello Gelardini