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In Italia gli studenti "ricchi" vanno meglio a scuola articolo

La condizione socio-economica influisce sul rendimento scolastico. L'amara verità arriva dai dati del rapporto Ocse-Pisa "Equità nell'istruzione: abbattere le barriere alla mobilità sociale". Il documento mette a confronto i Paesi evidenziando il nesso tra il ceto sociale degli studenti e le differenze nelle competenze acquisite.
L'Ocse spiega anche che le possibilità di promozione sociale tramite l'istruzione sono molto variabili da un Paese all'altro: solo nei Paesi in cui l'attenzione ai bisogni degli studenti più svantaggiati è maggiore, una quota significativa di questi ottiene migliori risultati.

E in Italia?

In Italia ascensore sociale "fermo"

Sulla scala Pisa, "più di 150 punti separano il punteggio medio del 25% più "bravo" (sulla scala dei risultati) dal punteggio medio raggiunto dal 25% più svantaggiato (sulla scala socio-economica)". In Italia, solo il 12% degli studenti più svantaggiati risulta tra i più "bravi" nel nostro Paese (la media tra tutti gli studenti è, per definizione, il 25%). Il cosiddetto "ascensore sociale" risulta quindi fermo.
Solo una piccola percentuale di studenti in difficoltà economiche riesce infatti ad eccellere nei risultati scolastici. Quando succede, sono tre i motivi del successo: l'assiduità del ragazzo in classe, l'origine sociale "media" degli altri studenti dell'istituto e un migliore "clima di disciplina" a scuola.

I benestanti al liceo, studenti svantaggiati nei tecnici

Ma non è la sola evidenza del rapporto. I più svantaggiati infatti, anche quando sono bravi, vengono orientati dalle famiglie verso gli istituti tecnici, mentre i più benestanti vanno verso il liceo. Questi dati ci dicono che l'orientamento dopo la scuola media, quindi, tende ad essere legato maggiormente all'origine sociale che alle attitudini dello studente.

Studenti in difficoltà economiche più insoddisfatti

La proporzione di studenti che si dice poco o per nulla soddisfatto della propria vita raggiunge il 18% tra gli studenti svantaggiati, rispetto al 13% tra gli altri studenti. Inoltre, la percentuale di studenti svantaggiati che dichiara di sentirsi a suo agio tra i banchi di scuola è diminuita dal 2003 al 2015, passando dall'85% al 64%.

Studenti: più fondi al diritto allo studio

Le associazioni studentesche non hanno tardato a reagire di fronte ai dati del rapporto Ocse.
"Già dall’età di 10 anni gli studenti italiani pagano il prezzo della loro condizione sociale di partenza: solo uno su otto, tra gli svantaggiati, entra nel novero dei “più bravi”. Di solito questo uno su otto viene dai licei, dove trova migliori condizioni di emancipazione" si legge sul comunicato diffuso da Rete degli Studenti e UDU.
Non possiamo accettare che non si muova un dito per migliorare questa situazione drammatica” Dichiara Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. “La scuola dovrebbe essere il luogo dove le disuguaglianze si eliminano, non dove si manifestano.”
Anche l’operaio vuole il figlio dottore: è ancora oggi un’utopia per la maggior parte delle famiglie italiane.” Dichiara Enrico Gulluni coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “Tanti giovani, soprattutto nel meridione, a causa delle difficoltà economiche sono costretti ad interrompere il loro percorso di studi, dopo il diploma, non iscrivendosi all’Università, nonostante abbiano le capacità per sostenere quel percorso formativo e che potrebbero rivelarsi, dopo la laurea, importanti menti e risorse per il nostro Paese e per la società.
Concludono Manfreda e Gulluni: "Bisogna contrastare questa tendenza e mettere a sistema le competenze al servizio del tessuto economico e sociale del Paese, e questo è possibile solamente strutturando un piano di investimenti a lungo termine, a partire dalla Legge di bilancio. È urgente che si stanzino al più presto fondi in diritto allo studio e accesso all’istruzione, come da sempre rivendichiamo nelle nostre manifestazioni