
"Potrebbe essere peggio, potrebbe piovere". Anche parafrasando un must del cinema anni '70 come Frankenstein Junior, sorridere di fronte al nuovo rapporto Ocse 'Education at a glance' è davvero difficile.
Non solo perché l'Italia continua a collezionare primati negativi sul fronte del gender pay gap – il divario salariale tra uomo e donna – ma anche perché nonostante tutti gli sforzi non vi è traccia di un significativo miglioramento.
I Neet, ossia quei giovani che non lavorano e non studiano, calano, ma sono ancora troppi rispetto alla media europea. Un'immagine con più ombre che luci, che riflette anche tutte le falle del sistema dell'istruzione.La laurea delle donne vale meno
In nessun altro Paese come l'Italia le donne laureate guadagnano così poco rispetto ai loro colleghi maschi. La carrellata dei dati poco edificanti parte da qui, anche se non è una novità: ne avevamo già parlato qualche tempo fa sul nostro portale. Qui da noi le laureate riescono a guadagnare appena il 58% dello stipendio degli uomini, mentre in media negli altri Paesi Ocse la differenza è molto meno marcata (le donne guadagnano in media il 17 per cento in meno).
Dispersione scolastica: la famiglia di origine pesa (troppo)
Il rapporto Education at a Glance 2024 si è poi soffermato, in particolar modo, sulla scuola e, nello specifico, sui sistemi educativi e sulla loro capacità di accompagnare i giovani attraverso un cammino di emancipazione e riscatto. In questo senso, qualcosa si è mosso: la quota di giovani tra i 25 e i 34 anni senza un diploma di istruzione secondaria superiore è diminuita di 6 punti percentuali dal 2016, raggiungendo il 20% nel 2023, ma rimane comunque superiore alla media Ocse del 14%. Ma sulla capacità di riscattarsi rispetto al background di provenienza, dati alla mano, in Italia c'è ancora molto da fare. Questo perché, si legge nel rapporto, la famiglia di origine ha ancora un peso molto rilevante sulle probabilità di successo tra i banchi. Così, solo il 10% degli studenti di genitori con il solo diploma di terza media riesce a ottenere la laurea: il 37%, addirittura, non arriva nemmeno alla maturità.
Neet in calo, ma ancora troppi
Va poi evidenziato il netto miglioramento sul fronte dei Neet. Nel 2016 i giovani che non studiavano e non lavoravano erano circa 1 su 3, mentre oggi sono scesi al 21%. Una media comunque ancora lontana dall'area Ocse, che ruota intorno al 15%. Anche qui, a pagare il conto più alto sono le donne: nella fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni, cioè quella in cui si accede al mondo del lavoro, la percentuale delle Neet donne arriva al 31% (contro il 20% dei maschi).
Spendiamo poco per l'Istruzione
Andando avanti, il rapporto sottolinea come il sistema dell'istruzione italiano possa godere di poche risorse. L'Italia spende infatti il 4% del Pil in istruzione e formazione, contro il 5% della media OCSE. La maggioranza della risorse viene impiegata nelle scuole elementari (dove si registra una spesa superiore alla media europea e OCSE), mentre proseguendo di grado, quindi medie, superiori e università, la spesa si riduce drasticamente.