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ragazza che studiaMolto più brave negli studi universitari rispetto ai loro colleghi maschi ma, quando si tratta di entrare nel mondo del lavoro, ancora oggi difficilmente riescono a essere valorizzate come meritano. È la difficile vita delle ragazze che decidono di mettere nel curriculum una laurea, tentando di ambire a una carriera di alto livello.
Almeno in Italia. A fotografarla è “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”, il primo Rapporto tematico di genere, presentato dal Consorzio Interuniversitario Almalaurea, costruito attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati, che hanno preso in considerazione 291.000 laureati del 2020 e 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

Donne più brave negli studi, si laureano prima e con voti più alti

Le performance universitarie delle donne, infatti, sono in generale migliori di quelle dei colleghi uomini, sia in termini di regolarità negli studi sia per voto di laurea: concludono, infatti, “in corso” il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; mentre il voto finale medio è pari a 103,9/110 per le ragazze di 102,1/110 tra i ragazzi. Un passo avanti che ribadisce quanto già è riscontrabile al termine delle scuole superiori: agli esami di Maturità, delle donne viene riscontrata anche in termini di performance nello studio: il voto medio delle intervistate si attesta intorno a 82,5/100, mentre quello degli uomini è di 80/100. Inoltre, attualmente, le donne rappresentano il bacino più ampio di laureati: nel 2020, ad esempio, oltre la metà dei giovani che hanno conseguito il titolo accademico (60%) sono state donne.

Laureate: meno occupate dei laureati e con contratti meno stabili

Ciononostante, come detto, sulla bilancia del mondo del lavoro pesano più gli uomini. Dal Rapporto Almalaurea emerge infatti che i laureati hanno meno difficoltà nel trovare lavoro rispetto alle laureate. Tra i laureati di primo livello (a cinque anni dal titolo) parliamo di un 92,4% di occupati tra gli uomini contro l'86% tra le donne. Cifre simili anche tra i laureati di secondo livello (con lauree magistrali o quinquennali): sempre a cinque anni dalla laurea, è “occupato” il 91,2% degli uomini e solo l’85,2% delle donne.

Non solo, stando sempre ai dati, gli uomini risultano avvantaggiati, ma anche più tutelati, a livello contrattuale: il 67,4% di loro ha un contratto a tempo indeterminato, contro il 64,5% delle donne (tra i laureati di primo livello). Un divario che aumenta ulteriormente se teniamo conto delle laureati di secondo livello magistrale: ad avere un “tempo indeterminato” è il 59,1% degli uomini rispetto al 52,2% delle donne.

Le donne invece primeggiano, loro malgrado, nella classifica dei contratti non standard, principalmente a tempo determinato (alle dipendenze): se tra gli uomini laureati (di primo livello) la quota di contratti a scadenza è del 12,2%, tra le donne sale al 17,0%, che diventa il 18,9% tra le laureate di secondo livello (tra gli omologhi maschi ci si ferma all’11,5%). Questo accade anche perché le ragazze risultano occupate, più degli uomini, nel settore pubblico, laddove i tempi di stabilizzazione contrattuale sono notoriamente più lunghi in molteplici ambiti, tra cui, ad esempio, quello dell’insegnamento: I laureati impegnati nel “pubblico” sono, infatti, il 35,8% delle femmine e il 28,4% dei maschi tra i laureati di primo livello, il 24,4% delle donne e il 16,5% dei maschi tra quelli di secondo livello.

Le donne guadagnano il 20% in meno a 5 anni dalla laurea

Una situazione, questa, che si riflette ovviamente anche sulla retribuzione, molto diversa tra laureate e laureati: a cinque anni dal titolo, gli uomini percepiscono circa il 20% in più rispetto alle donne: 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini (tra chi ha una laurea di primo livello); 1.438 euro per le donne e 1.713 euro per gli uomini (tra quelli di secondo livello). Un dato dovuto anche al fatto che in media i maschi occupano livelli più alti nella gerarchia lavorativa, di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione, ossia per cui è richiesta almeno una laurea di secondo livello (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini).

Lavoro e pandemia: con la ripresa torna il divario di genere

Ma il Rapporto Almalaurea ha voluto anche individuare le nuove dinamiche e tendenze del mercato del lavoro, soffermandosi in particolare sul triennio 2019-2021. L'analisi ha evidenziato come il mercato del lavoro abbia risentito degli effetti della pandemia: in particolare, sono stati gli uomini a risentire del calo delle richieste di curriculum da parte delle aziende, che ha provocato nel secondo trimestre del 2020 un assottigliamento del differenziale di genere (le richieste di Curriculum sono state, rispettivamente, poco meno di 71mila per i laureati e 67mila per le laureate). Ma poi, alla progressiva riapertura delle attività economiche, si è tornati in linea col passato, con le ricerche di profili maschili che sono tornate ad aumentare, col risultato di ampliare nuovamente il divario di genere: infatti nel quarto trimestre 2021 le richieste di CV sono state quasi 193mila per i laureati e quasi 152mila per le laureate. Quasi come a dire che il mercato del lavoro guarda più al genere che alla competenza.