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acca larentia cosa sta succedendoSaluti romani, commozione e quel 'presente' gridato per ricordare un passato lontano. Come ogni anno, dal 1978, il 7 gennaio è andata in scena la commemorazione della Strage di Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano di Roma, lasciando dietro di sé una lunga scia di polemiche.
fonte foto: via il Corriere della Sera

Sì perché alla cerimonia istituzionale tenutasi in mattinata - alla quale hanno partecipato diverse figure di spicco (dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca) – ha fatto seguito, in serata, la parata di una folta schiera di militanti dell'estrema destra, riuniti per omaggiare i tre giovani che in questo stesso giorno, di 46 anni fa, persero tragicamente la vita.

Strage di Acca Larentia, cosa è successo il 7 gennaio 1978

E' passato quasi mezzo secolo dalla Strage di Acca Larentia ma per molti il ricordo è più vivido che mai. Intorno alle 18:20 del 7 gennaio 1978 cinque ragazzi, giovani militanti di destra e iscritti al Fronte della Gioventù (ramo del Movimento Sociale Italiano), vennero presi d'assalto mentre uscivano dalla sede del MSI di via Acca Larentia al Tuscolano. Un gruppo di persone aprì il fuoco contro i giovani Franco Bigonzetti (20 anni) e Francesco Ciavatta (18 anni). Bigonzetti morì sul colpo, mentre Ciavatta riuscì in un primo momento a fuggire per poi però essere raggiunto da un altro colpo di arma da fuoco che si rivelò fatale.

Tra gli altri, Vincenzo Segneri rimase ferito ma riuscì a rientrare nella sede del partito insieme agli altri due militanti rimasti illesi, Maurizio Lupini e Giuseppe D'Audino. Qualche ora più tardi, lo spazio davanti la sede del MSI divenne teatro di scontri tra i militanti e le forze dell'ordine durante i quali perse la vita anche un altro 18enne, Stefano Recchioni. Circa 10 anni più tardi grazie alla confessione di una pentita si arrivò a dare un volto e un nome ai responsabili della strage: quasi tutti appartenevano al movimento di 'Lotta Continua', braccio armato dell'estrema sinistra e delle Brigate Rosse.

Saluti romani ad Acca Larentia: è di nuovo scontro politico

Così, da quel giorno, ogni anno va in scena la commemorazione di questo tragico episodio. E, come da tradizione, non mancano le polemiche per la celebrazione. Quest'anno ha fatto particolarmente scalpore per via delle immagini che sono circolate via social, ritraenti centinaia di braccia tese che si levano verso l'alto quando viene chiamato il 'presente'. E poi cori, striscioni con svastiche e celtiche, inni che non lasciano molto spazio all'immaginazione.

E' per questa serie di motivi che diversi esponenti politici, tra cui i leader dell'opposizione Schlein e Conte, sono adesso sul piede di guerra, accusando i militanti di apologia di fascismo. In aggiunta, la segretaria dem ha chiesto una forte condanna da parte della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Condanna che poi è arrivata dalle parole di altri esponenti di FdI, tra cui Fabio Rampelli e il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che a 'La Repubblica' ha sottolineato come si trattasse di una ”sparuta minoranza che non c'entra nulla con Fratelli d'Italia”, declassando poi la vicenda a una semplice commemorazione dei defunti.

Cos'è l'apologia di fascismo e quando si verifica?

La legge n° 645 del 20 giugno 1952 (denominata 'legge Scelba') fu la prima norma a introdurre nel nostro ordinamento il reato di 'apologia di fascismo'. La legge, infatti, si occupa di punire chiunque tenti di ricostruire il vecchio partito fascista, stabilendo una sanzione che va dai sei mesi ai due anni di reclusione, oltre che una multa da 206 a 516 euro. Il saluto romano finisce spesso al centro del dibattito pubblico e politico, ma le sentenze, tra loro, sono spesso discordanti. A volte il gesto viene condannato, altre volte passa in sordina. Ma consuetudine vuole che, almeno per quanto visto negli ultimi anni, non è reato fare un saluto fascista, purché non vi sia il pericolo di riorganizzazione di un nuovo partito fascista. Tradotto, come ha sottolineato il presidente del Senato Ignazio La Russa (la seconda carica dello Stato), in questo caso il gesto è stato fatto ”in ricordo dei defunti”.
Data pubblicazione 9 Gennaio 2024, Ore 10:17 Data aggiornamento 9 Gennaio 2024, Ore 10:22
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