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cosa sta succedendo yemenLa guerra in Medio Oriente si allarga allo Yemen. Nella notte un raid aereo congiunto di USA e Regno Unito ha raso al suolo alcuni obiettivi strategici, tra cui basi e depositi di armi. Nel mirino delle nazioni occidentali gli Houthi, il gruppo sciita che sostiene e supporta l'Iran.

fonte foto: via IlSole24Ore

Lo Yemen, già martoriato da una sanguinosa guerra civile interna in atto ormai dal 2014, diventa così teatro di una nuova tensione internazionale. Quella di stanotte, infatti, è stata una rappresaglia, in risposta ai diversi attacchi da parte degli Houti alle navi commerciali che transitano per il Mar Rosso. Ormai l'escalation non è più soltanto un'ipotesi ma una realtà consolidata, con più attori già scesi in campo: basti pensare, infatti, al progressivo coinvolgimento dell'Iran. Con l'attacco in Yemen la polveriera mediorientale si infiamma ulteriormente, mettendo inoltre a rischio l'economia europea.

Perché USA e Regno Unito hanno attaccato lo Yemen

Gli Houthi sono un gruppo armato ribelle alleato di Hamas e sostenuto dall'Iran. Va precisato che non stiamo parlando, dunque, del governo yemenita, che anzi ha ingaggiato un conflitto interno con i miliziani ribelli che va avanti ormai da quasi 10 anni. Da metà novembre gli Houti hanno lanciato ventisette attacchi a navi che attraversavano il Mar Rosso e il Canale di Suez, mettendo in serio pericolo il commercio marittimo mondiale. Ed è proprio questo il motivo dell'attacco da parte dell'occidente. Si è trattato di un’azione congiunta di Stati Uniti e Regno Unito in prima fila, sostenuta logisticamente e militarmente da altri Paesi come Australia, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Corea del Sud e anche Bahrein. Nella notte il raid aereo, condotto con aerei da combattimento e missili Tomahawk, ha portato all'abbattimento di almeno una dozzina di obiettivi su territorio yemenita, nelle città di Sana’a, Hodeidah, Saada, Dhamar, Taiz e Zabid: si tratta principalmente di campi di addestramento, basi e depositi di armamenti. “Una mossa mirata e di autodifesa che ha limitato quanto possibile danni ai civili”, precisa il Premier inglese Sunak come riporta 'La Repubblica', “in modo da proteggere il flusso di navi e beni nel Mar Rosso, dopo numerosi avvertimenti agli Houti e il loro grave attacco contro la Royal Navy il 9 gennaio”.

Più minuzioso nel commentare questo gesto di offesa, è stato il Presidente americano Joe Biden: ”Questi attacchi sono la risposta diretta agli attacchi Houthi senza precedenti contro navi internazionali nel Mar Rosso, compreso l'uso di missili balistici antinave per la prima volta nella storia. Questi attacchi hanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili e i nostri partner, il commercio e minacciato la libertà di navigazione. Più di 50 nazioni sono state colpite da 27 attacchi al trasporto marittimo commerciale internazionale. Equipaggi provenienti da più di 20 Paesi sono stati minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria. Più di 2.000 navi sono state costrette a deviare per migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso, il che può causare settimane di ritardi nei tempi di spedizione dei prodotti. E il 9 gennaio, gli Houthi hanno lanciato il loro più grande attacco fino ad oggi, prendendo di mira direttamente le navi americane".

Le reazioni del mondo Mediorientale

Non è mancata la pronta risposta dell'Iran che ha già sequestrato una petroliera nel Golfo di Oman. Intanto, dallo Yemen, fanno sapere che Stati Uniti e Regno Unito "pagheranno un prezzo pesante" per questa l'aggressione. Gli Houthi "continueranno a prendere di mira le navi legate a Israele nel Mar Rosso", spiega un portavoce dei ribelli.

Gli fa eco il Grande Imam, Mohammed Abdulsalam, che sulla piattaforma 'X' ha scritto: "Non c'è assolutamente alcuna giustificazione per questa aggressione contro lo Yemen, non c'era alcuna minaccia alla navigazione internazionale nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, e gli attacchi hanno colpito e continueranno a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata".

Le ripercussioni dell'escalation

Il Mar Rosso è un'arteria fondamentale per il commercio mondiale, da lì passa circa il 12% degli scambi a livello globale e circa il 40% del commercio marittimo italiano. Inoltre, parliamo di una delle rotte pù importanti per quanto riguarda il commercio e gli scambi tra Europa e Asia. Venuta meno questa via, aumentano i ritardi, le rotte cambiano e, di riflesso, anche la benzina costa molto di più. Insomma, per dirla in una sola parola 'inflazione'. L'aggravarsi del quadro mediorientale potrebbe quindi portare a logiche, e pesanti, ripercussioni per l'Italia e l'Europa tutta. Anzi, le conseguenze si vedono già. Come segnala 'Today.it' infatti, Tesla (produttore di auto elettriche) ha già fatto sapere che metterà in stand-by la fabbrica situata a Berlino, a causa dei ritardi nelle spedizioni causati dagli attacchi degli Houthi alle navi che circolano nel Mar Rosso.