
Da nuova frontiera dell'amore 2.0 fino al dimenticatoio, il passo è breve. La parabola delle app di dating sembrerebbe in una fase discendente: dal 2012 – anno di debutto di Tinder – il tracollo è stato lento, ma progressivo.
Strano a dirsi - almeno nel caso di Tinder - per una delle piattaforme che ha fatto le fortune di molti Millenial, che proprio grazie all'app hanno messo su famiglia. Adesso, però, il ricambio generazionale stenterebbe a decollare, almeno secondo i dati raccolti dal portale americano 'Statista' nel 2023. La Gen Z, infatti, appare molto più distante dalle app di incontri, preferendo canali alternativi per fare nuove conoscenze.
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Il tracollo delle app di dating
Secondo i dati raccolti dall'osservatorio americano, la Gen Z costituirebbe attualmente appena il 26% degli iscriti alle app di incontri, contro il 61% dei Millenial. In generale, tra i motivi di questa nuova tendenza – come riporta lo studio D.A.T.E. 2024 - c'è la paura del rifiuto. Il che fa sorridere, dal momento che il 'match' – il meccanismo su cui si basano quasi tutte le app di dating – era stato pensato in origine proprio per non far sentire nessuno rifiutato. Negli anni, poi, le app hanno saputo variare le dinamiche della piattaforma: in Bumble, ad esempio, si lasciava il primo passo alle donne.
Molto probabilmente, però, a pesare è anche il 'costo dell'amore'. Infatti, per mantenere un profilo attivo su questo tipo di piattaforme l'utente deve pagare un abbonamento mensile, senza il quale, tra l'altro, alcune operazioni non sono possibili. Il rischio però è quello di trasformarsi in semplici clienti, e – il più delle volte – senza concludere nulla. Gli esperti la chiamano 'dating fatigue' e si traduce, dunque, in una certa riluttanza da parte dei giovani a spendere per un qualcosa che non porta al risultato sperato. Se nel 2023 il 41% dei Millennial ha pagato per un’app di incontri, nello stesso periodo la percentuale tra la Generazione Z scende al 22%.
Il rifiuto delle “etichette”
Una serie di elementi che oltreoceano ha portato a un tracollo delle app di dating: ad esempio, il valore di mercato di Match è sceso a dieci miliardi (nel 2021, era di 50) e quello di Bumble, la sua principale concorrente, a tre (dai 14 del 2021). Tutto ciò, tradotto in termini reali, si riassume con il licenziamento del 30% del personale, pari a 350 dipendenti circa, da parte di Bumble. Molte piattaforme stanno quindi correndo ai ripari. Match, per esempio, intende avvalersi dell'intelligenza artificiale per fornire suggerimenti agli utenti su come portare avanti le chat. Ma, tra le varie strategie, c’è anche quella di tornare alle origini organizzando incontri dal vivo o promuovendoli.
Al momento, però - fanno sapere gli addetti ai lavori – la Generazione Z continua a disertare le app di incontri. E, tra le ragioni, c'è anche il rifiuto di far parte di una categoria e addirittura di definirsi. Come spiega il demografo Gianpiero Dalla Zuanna a 'Il Corriere della Sera', citando un recente studio delle Università di Padova, Bologna e Milano realizzato insieme all'Istituto Cattaneo di Bologna, tra i ventenni italiani è in aumento la percentuale di chi non si dichiara eterosessuale e che, tra le ragazze, arriva fino al 20-25%.
Non solo, molti di loro non si dichiarano nemmeno omosessuali e neanche fluidi: “Il punto è che non si definiscono in nessun modo e questo si riflette in una fase di sperimentazione personale che non si sa che esito avrà e che non può che ripercuotersi nella messa in discussione dei modelli di dating tradizionali” ha affermato Zuanna.
Le nuove frontiere
Non mancano così le nuove frontiere. Modelli più semplici, immediati e che offrono maggiori chances di match. In America, una delle nuove tendenze fra gli under 30 è quella del file Date Me: un documento Google condiviso online in cui ci si descrive, si spiega ciò che si cerca e si indica addirittura quando si potrebbe essere disponibili per un appuntamento. Una volta compilato, si inserisce il link alla bio del proprio account social e si lascia fare al caso.
Giovanna Cosenza, professoressa di Filosofia e teoria dei linguaggi all’Università di Bologna, ha paragonato il meccanismo a una serata tra amici: “Oggi i ventenni usano i social come se andassero al bar: ci vanno per fare quattro chiacchiere e bere un drink e poi, chissà, magari conoscono pure qualcuno di interessante ma non era questo l’obiettivo. Insomma, prediligono i luoghi trasversali dove fare diverse esperienze. Quelli dedicati sono meno appetibili e quindi, meno frequentati: la loro parabola ricorda il declino delle discoteche”.
E per chi pensa che questo salto indietro delle app di dating porti a una riscoperta delle relazioni dal vivo rimarrà deluso: “Le relazioni, nel bene e nel male, restano ancora molto mediate dagli schermi. Soprattutto per i ventenni, che rispetto ai Millennial sul digitale si sanno muovere meglio e hanno anche una cerchia di conoscenze più ampia” conclude la docente.