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di paolodifalco01
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il senato boccia la parità di genereNessuna differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta: a dirlo è il Senato che ha respinto l'emendamento che puntava a introdurre nel regolamento di Palazzo Madama "un linguaggio inclusivo".

La proposta, durante il voto segreto voluto da Fratelli d'Italia, ha ricevuto solamente 152 voti favorevoli che non erano sufficienti per raggiungere la maggioranza assoluta ma, andiamo a vedere cos'è successo.

L'emendamento respinto dal Senato

L'emendamento presentato dalla senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, affidava al Consiglio di Presidenza il compito di andare a stabilire "i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne".

In sostanza si chiedeva l'introduzione, anche nel linguaggio scritto, della declinazione al femminile delle parole relative ai ruoli istituzionali: da "senatrice" a "ministra".

Battaglia che fu portata avanti nel 2015 dalla Presidente della Camera Laura Boldrini che scrisse anche una lettera ai deputati, al "caro collega" e "alla cara collega", in cui si invitava ad usare la declinazione al femminile.

Le reazioni alla bocciatura

Dopo la bocciatura diverse le reazioni da più forze politiche: in una nota il Gruppo Pari Opportunità del M5S ha sottolineato che "è evidente la misoginia di chi ha votato contro rifiutando l’utilizzo del femminile e confermando così l’imposizione del solo maschile. Una vergogna a cui si dovrà porre rimedio nella prossima legislatura. Eppure l’emendamento non imponeva nessun obbligo ma apriva alla possibilità di scelta, che oggi non esiste in quanto nelle comunicazioni formali, nelle relazioni illustrative dei disegni di legge e nel Regolamento è prescritto solo il maschile".

Dall'altra parte la presidente della commissione Femminicidio, Valeria Valente ha commentato sui social:"Fratelli d’Italia con la complicità di tutta la destra ha manifestato cosa pensa del ruolo delle donne nella società, chiedendo il voto segreto sull’emendamento che avrebbe consentito di utilizzare la differenza di genere nel linguaggio ufficiale di un’istituzione importante come Palazzo Madama".

Alle sue parole hanno fatto eco quelle della ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti che in una nota ha ribadito:"Pur nel rispetto che il governo deve al Parlamento, segnalo che è grave quel che è accaduto oggi in Senato: l’ennesimo esempio di come ci si riesca a sottrarre a comuni responsabilità verso il Paese pensando che le cittadine e i cittadini non vedano e non sappiano mai. Realizzare la parità tra donne e uomini è creare sviluppo, è crescita, è democrazia per il nostro Paese.

Paolo Di Falco