
Giulia ha 28 anni, è di Castelvetrano, in provincia di Trapani, e studia Economia all’Università di Bologna. Come riportato nell’intervista pubblicata su ‘La Repubblica’, l’episodio di violenza sessuale è avvenuto qualche giorno fa, dopo le 3 di notte, in via Belle Arti.
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Chi è la studentessa che ha sventato uno stupro a Bologna
Giulia Leone non ci ha pensato due volte. Prima è intervenuta a voce, mettendosi a urlare. Poi, vedendo che le sue parole non suscitavano l’effetto sperato, si è avvicinata e ha spinto via i due 15enne tunisini, continuando a gridare per attirare l’attenzione. Per fortuna ci è riuscita, visto che si sono avvicinate altre ragazze, di cui una è riuscita a fotografare il giovane che faceva da palo. I due aggressori hanno quindi lasciato andare la vittima e si sono dati alla fuga mentre venivano allertate le forze dell’ordine. La fotografia è stata poi essenziale per l’identificazione dei due 15enni, che poi sono stati arrestati e portati al carcere minorile.Nonostante il pericolo sventato, però, Giulia deve adesso fare i conti con una cicatrice di altro tipo: “Mi vengono ancora i brividi”, ha detto. “Quando sono rientrata ero stremata psicologicamente. Ora mi sembra tutto assurdo, quella strada l’avrò fatta un milione di volte, anche rientrando da una serata e avendo bevuto, ma non ho mai avuto paura. Però d’ora in poi ne avrò, e questo mi fa arrabbiare. Quello che è successo a quella ragazza poteva succedere a tutte”.
Giulia leone: “Finché andremo in questa direzione non abbatteremo la cultura dello stupro”
Giulia non ha paura di ammettere che anche a lei è successo di subire una violenza. Anzi, per lei è fondamentale parlarne: “Le donne vittime di violenza non devono vergognarsi, come spesso succede. L’ho subita anche io, anche se in modalità e contesti molto diversi, perché nel mio caso si è trattato di una violenza protratta nel tempo. Non sono mai riuscita a reagire e forse è anche per questo che, stavolta, l’ho fatto”.A seguito dell’accaduto, Giulia è rimasta in contatto con la 32enne. Il giorno dopo, l’ha aiutata a ricostruire l’accaduto, visto che la vittima aveva dei veri e propri vuoti di memoria, dovuti anche all’assunzione di alcol durante la serata. “So che ora è fuori Bologna, ma spero di rivederla quando tornerà, sento un legame con lei, un legame di sorellanza”.
Per Giulia, naturalmente, la 32enne non ha alcuna responsabilità dell’accaduto, anche se quella sera aveva bevuto: “Sono totalmente contraria a questa narrazione: non si può privare una ragazza della sua libertà e dirle di essere più prudente perché non si è in grado di educare i ragazzi. Finché andremo in questa direzione non abbatteremo la cultura dello stupro”.
La responsabilità, è necessario ribadirlo con forza e chiarezza, va attribuita esclusivamente ai due aggressori, “che si sono comportati come degli animali, non si sono nemmeno resi conto della gravità di quello che hanno fatto”. Il problema, però, per Giulia è ben più esteso di quanto si possa pensare: “Questa mentalità la vedo in tanti maschi, che siano giovani o anziani, italiani o stranieri. Non c’entra niente da dove vieni, ma da come sei stato tirato su. Ripeto, è un problema di educazione”.
L’importanza di non guardare dall’altra parte
Conclude la 28enne: “Il messaggio che vorrei che passasse qui, invece, è l’importanza di non guardare dall’altra parte, di fare qualcosa quando c’è una brutta situazione. È importante essere presenti a se stessi, ma lo è anche essere presenti per gli altri”.Il suo gesto coraggioso ha fatto il giro dei portici bolognesi, tanto da attirare l’attenzione dello stesso sindaco, che si è messo in contatto con lei per poterla incontrare.