
Questo il quadro presentato dall'aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS al 31 dicembre 2022.
La ricerca, curata dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), è stata pubblicata in vista della Giornata mondiale contro l'AIDS 2023 , fissata sul calendario all'1 dicembre.
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La Giornata Mondiale contro l'AIDS
La Giornata Mondiale contro l'AIDS ricorre ogni 1° dicembre ed è stata istituita per la prima volta al Summit mondiale dei ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell'AIDS del 1988. In seguito è stata poi adottata da governi, associazioni e organizzazioni internazionali in tutto il mondo. Lo scopo è quello di accrescere la coscienza e la consapevolezza intorno all'epidemia di AIDS, dovuta alla diffusione del virus HIV. Un'epidemia tra le più distruttive della storia, che ha portato alla morte milioni di persone. Per quanto l'odierno accesso alle terapie e ai farmaci antiretrovirali abbiano migliorato di gran lunga la situazione, sono ancora molte le vittime ascrivibili all'AIDS.
Aumentano i casi di HIV in Italia: +32% rispetto al 2020
Il trend, in costante discesa da oltre un decennio, è andato incontro a un'inaspettata risalita. Stando alle osservazioni dell'ISS, si è registrato infatti un aumento dell'incidenza HIV nei due anni post-Covid. In particolare, si parla di 1.888 nuovi casi segnalati nel 2022, che corrisponderebbero a un +32% rispetto al 2020. Da sottolineare, comunque, che l'incidenza in Italia si attesta al di sotto della media europea: 3,2 casi ogni 100mila in Italia, contro i 5,1 ogni 100mila negli Stati membri dell'UE.L'84% dei casi scoperti nel 2022, si legge nel report, è ascrivibile a rapporti sessuali (43% eterosessuali, 41% MSM). Le persone coinvolte sono prevalente maschi, con una percentuale del 79%.
Inoltre, si osserva un continuo aumento delle diagnosi che riguardano persone con più di 50 anni: dal 20% del 2015 si è passati al 31% nel 2022. Un dato importante dal punto di vista dei controlli e della prevenzione è quello che dice che oltre la metà del campione (58%) scopre di essere positivo soltanto in una fase avanzata della malattia, quando cioè la situazione immunitaria è già seriamente compromessa o addirittura già in AIDS. Da qui i risultati sull'efficacia della terapia antiretrovirale, che naturalmente risulta inferiore in caso di diagnosi tardiva. Negli over 50, tale ritardo arriva all'80%.
In diminuzione anche l'attitudine a compiere il test HIV a seguito di un rapporto sessuale non protetto. Di contro, si registra un aumento dei test eseguiti a causa dell'emergenza dei sintomi legati all'HIV in persone che si sono infettate diversi anni prima.
Qui il rapporto completo.