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Studenti afghani rimasti bloccati a Kabul: le Università italiane si mobilitano

In poche settimane, con la presa del potere dei Talebani e gli attentati nei pressi dell’aeroporto di Kabul, l’Afghanistan si mostra come un Paese provato e in preda alla disperazione indiscriminata.


Dopo l’evacuazione del personale delle ambasciate e dei cittadini stranieri e l’esodo di migliaia di civili, è molta la preoccupazione e la solidarietà che i Paesi occidentali stanno dimostrando nei confronti dei civili rimasti bloccati in Afghanistan. Tra questi ci sono anche centinaia di studenti e studentesse ammessi nelle Università italiane in cui in autunno avrebbero dovuto immatricolarsi con l’avvio del nuovo anno accademico 2021/2022.
Al loro fianco sono scese le Università che in queste ore si stanno mobilitando per offrire il proprio aiuto a tutti i loro futuri studenti preoccupati per il loro futuro, minacciato dall’incertezza della pericolosa situazione che sta imperversando nel loro Paese. È la stessa Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha ribadito ad Ansa lo sforzo sinergico delle Università italiane e degli altri Ministeri per accogliere negli atenei italiani gli studenti iscritti e i ricercatori provenienti dall’Afghanistan: “Stiamo seguendo con attenzione, in raccordo con gli altri Ministeri, la situazione di tutte le studentesse e studenti afghani iscritti presso i nostri atenei, conservatori e accademie. Stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti e gli sforzi per sperare di poterli presto accogliere tutti in Italia. Nel frattempo abbiamo raccolto le disponibilità ad accogliere studenti e ricercatori afghani già presenti fra i primi rifugiati giunti in Italia. Come Ministero ci impegniamo a rendere disponibili strumenti e risorse affinché ciò possa avvenire il più rapidamente possibile”.

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La lettera dello studente afghano al Rettore di Padova

Una delle commoventi storie che stanno facendo il giro del web è quella di uno studente afghano che ha deciso di scrivere una email al Rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, per spiegare la propria situazione e chiedere comprensione riguardo ad un probabile ritardo dei tempi per l’immatricolazione. Impossibilitato a raggiungere l’Italia e a chiedere il visto presso l’ambasciata italiana in Afghanistan, completamente evacuata, il giovane studente ha educatamente chiesto al rettore di considerare le gravi difficoltà che i civili afghani stanno affrontando e che difficilmente permetteranno di rispettare le scadenze previste dal regolamento.
Dal testo della email scritta in inglese, riportato da TPI, parole posate ed educate accompagnano la sincera preoccupazione del giovane, vincitore di una borsa di studio, per il suo futuro accademico: “Caro signore, spero che lei stia bene. Sono stato ammesso all’anno accademico 2021-2022 e beneficio di una borsa di studio del governo italiano. Il programma di studi, come mi è stato detto, partirà ad ottobre 2021. Però l’ambasciata italiana, a causa dell’attuale situazione che si è venuta a creare in Afghanistan, è chiusa e il personale ha già lasciato il Paese. Mi è impossibile presentare la domanda di visto nei tempi richiesti e temo che le difficoltà in corso comporteranno un notevole ritardo sull’arrivo a Padova. Ho paura che questa orribile condizione non mi faccia arrivare in tempo per l’inizio delle lezioni. Dunque, vorrei chiederle gentilmente di tenere in considerazione il mio caso”.
La risposta del Rettore Rizzuto ha ovviamente rassicurato il giovane studente, ribadendo l’impegno dell’ateneo padovano per le procedure necessarie per l’ottenimento del visto e per l’imbarco verso l’Italia: “Siamo perfettamente consapevoli e molto preoccupati di quanto accade in Afghanistan. Ti assicuro che non vediamo l’ora di averti come studente. So che potresti sforare i termini formali per l’immatricolazione a Padova, ma faremo di tutto per aiutarti ad ottenere il visto e a raggiungere in sicurezza il nostro Paese. Chiederemo al nostro Governo di inserirti nell’elenco dei cittadini afgani che potranno imbarcarsi sui voli per Roma e ottenere il visto attraverso una procedura semplificata. E spero di avere presto l’occasione di incontrarti personalmente a Padova”.
Al momento in Afghanistan, accanto a questo studente se ne contano altri 16 iscritti presso l’ateneo padovano che condividono la medesima situazione.

190 studenti de La Sapienza bloccati a Kabul: l’impegno dell’ateneo per accogliere anche i non ammessi

Gli studenti afghani, iraniani e indiani iscritti all’Università di Roma La Sapienza che sono rimasti bloccati nel loro Paese sono centinaia: in base ai dati riportati da Ansa il numero complessivo si aggira fra le 180 e le 190 persone di cui 118, già prima dell’attentato erano in lista per lasciare il Paese. A questa cifra iniziale, nell'elenco finale sono stati poi aggiunti altri nomi per un totale di quasi 190 persone, grazie alla decisione dell’Università romana di accogliere anche “coloro che non erano stati inizialmente ammessi secondo le dichiarazioni del Prorettore di ateneo, Bruno Botta, rilasciate ad Ansa.
La Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, si è subito attivata per offrire aiuto agli studenti rimasti bloccati a Kabul, inviando ai gabinetti del Ministero dell’Interno e della Difesa la lista iniziale che comprende i nomi di 118 studenti afghani per richiederne il trasporto immediato in Italia. L’ateneo ha assicurato inoltre di essere al lavoro per rivalutare i profili degli altri aspiranti non ammessi al fine di accoglierli con una procedura tardiva all’interno della propria comunità accademica.