
Il neo segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, illustrando il programma che lo ispirerà nella guida del partito, ha ripreso e rilanciato diverse proposte chiave già avanzate da lui stesso nel recente passato: dal voto ai 16enni, passando per la transizione ecologica, sino all’approvazione dello Ius Soli. Quest’ultimo tema, in particolare, ha creato un po’ di scalpore e di critiche all’interno della maggioranza di Governo, con le forze del centrodestra che continuano a essere contrarie all’approvazione di una legge in tal senso. Ma, nello specifico, di cosa si tratta?
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Cos’è lo Ius Soli e quali altri modelli di cittadinanza ci sono?
Questa espressione latina possiamo facilmente tradurla in “diritto del suolo” e sta a indicare l’acquisizione automatica della cittadinanza di un determinato Stato se si nasce sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Un principio quindi contrapposto a quello attualmente vigente in Italia: il cosiddetto Ius Sanguinis (“diritto del sangue”) secondo il quale la cittadinanza di uno stato viene trasmessa da genitore a figlio.I due modelli di cittadinanza, però, non si escludono a vicenda. Anzi, normalmente, gli Stati che riconoscono la possibilità di acquisire la cittadinanza sulla base dello Ius Soli, prevedono anche l’acquisizione attraverso lo Ius Sanguinis. Una via di mezzo tra i due modelli, invece, è rappresentata dallo Ius Culturae (“diritto della cultura”) che prevede l’acquisizione della cittadinanza tramite socializzazione (inteso come lo stare in società) dopo un ciclo di studi; anche questo, peraltro, proposto di recente in Italia come soluzione alternativa per permettere alle migliaia di ragazzi nati da cittadini stranieri ma cresciuti nel nostro Paese, di acquisire la cittadinanza.
Come studiare bene e in fretta? Guarda il video:
In quali stati è in vigore lo Ius Soli
Lo Ius Soli, nel frattempo, è già in vigore con varie sfumature in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Belgio e Olanda. Coloro che nascono in Francia da genitori stranieri, per esempio, per poter ottenere la cittadinanza devono vivere per almeno 5 anni all’interno dello stesso Stato. In Germania è invece in vigore lo Ius Sanguinis ma, parallelamente, chi nasce da genitori stranieri può diventare cittadino tedesco se uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno da almeno 3 anni e vive nello stato tedesco da 8.Nel Regno Unito c’è uno Ius Soli temperato, ovvero: alla nascita sul territorio di un determinato Stato per poter ottenere la cittadinanza si deve verificare un’ulteriore condizione. Nel caso della Gran Bretagna, per riconoscere la cittadinanza ai figli degli stranieri viene richiesto che almeno uno dei genitori abbia un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. In Spagna, diversamente, ai nati sul territorio nazionale da genitori stranieri dopo un anno di residenza nel Paese, su richiesta, viene riconosciuta la cittadinanza. Infine, c’è lo Ius Soli puro, che viene applicato negli Stati Uniti, in Canada e in quasi tutta l’America meridionale.
Come funziona la cittadinanza in Italia?
In Italia, la cittadinanza è regolata dalla legge 91 del 1992. Quest’ultima prevede che, chi è nato in Italia da genitori stranieri, possa diventare cittadino italiano al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia mantenuto costantemente la residenza in Italia dalla nascita. Mentre una forma di Ius Soli esiste ma è estremamente limitata. Si applica, infatti, solamente in due casi specifici: per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza; oppure se il soggetto è figlio di ignoti e viene trovato nel territorio italiano.
Tanti ostacoli per chi nasce in Italia da cittadini stranieri
Allo stato attuale, dunque, molti ragazzi nati in Italia da genitori stranieri rischiano di dipendere fino al compimento del diciottesimo anno d’età dal permesso di soggiorno dei genitori. Così, nel caso dovesse scadere il permesso dei genitori o se quest’ultimi dovessero perdere il posto di lavoro, i figli diventerebbero irregolari.Inoltre, finché non raggiungono i 18 anni, molti ragazzi non possono iscriversi a campionati sportivi in cui esistono limitazioni per i giocatori stranieri in rosa. Tra l’altro, secondo la legge italiana, i minori stranieri possono senz’altro fare sport ma non possono essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza. Esistono, poi, altre limitazioni, non solo nel mondo sportivo: ad esempio, andare all’estero con una borsa di studio per un soggiorno più lungo di dodici mesi rischia di far perdere loro la carta di soggiorno. E poi, se non si è cittadini italiani, non si può votare, non ci si può candidare alle elezioni e non si può nemmeno partecipare a numerosi concorsi pubblici.
E questi sono solo i principali ostacoli che incontrano coloro che, pur essendo nati sul suolo italiano, non possiedono la cittadinanza. Potendo, almeno in parte, costituire delle vere e proprie discriminazioni: ecco perché è così importante l’approvazione di una legge che riveda l’attribuzione della cittadinanza nel nostro Paese.
Paolo Di Falco