
Mi fermo a pochi passi di distanza e le faccio un segno con la mano. Undici mi vede e ricambia timidamente il saluto. Mi siedo accanto a lei mandando un dito verso il pacchetto aperto di M&M’s. “Mi sono sempre chiesto se hanno tutti lo stesso sapore”, dico. Lei si porta un confetto alla bocca e si stringe nelle spalle. “È cioccolata”.
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Intervista Jane Hopper, meglio conosciuta come Undici
“Meglio al latte o fondente?”, le chiedo per rompere il ghiaccio.“Al latte”, risponde subito lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Pienamente d’accordo con te. In molti dicono fondente, ma secondo me è solo per darsi un tono”.
Undici sorride e mi porge il pacchetto di M&M’s. “Vuoi?”
“Grazie”. Con due dita estraggo dalla bustina un paio di confetti. Blu e giallo. “Allora”, riprendo, tirando fuori dalla tasca la penna e il taccuino con le domande. Mando giù i confetti e mi schiarisco la gola. “Che ne dici di cominciare?”
“I consigli agli studenti per la Maturità?”
“Esattamente”, faccio io. “Sai come funziona l’esame di Stato?”
“Ne ho sentito parlare”, dice lei. “Due prove scritte e un orale?”
“Preparatissima!”
“Dev’essere tosta”. Undici mi guarda con un sorrisetto: “Solo a pensarci mi esce il sangue dal naso”.
Un breve silenzio, poi entrambi scoppiamo a ridere. I bambini, intanto, continuano a darsi il cambio e a gridare attorno allo scivolo.
Do uno sguardo al mio taccuino e, passato qualche secondo, le chiedo: “Tu che metodo di studio consiglieresti ai poveri maturandi di quest’anno?”
“Io? Vedi, il mio rapporto con la scuola è un po’ strano. Ho iniziato tardi. Se non era per gli altri non ce l’avrei mai fatta”.
“Gli altri chi?”
“I miei amici”, risponde Undici, mandando giù un M&M’s. “Noi studiamo sempre insieme”.
“Quindi sei per lo studio di gruppo?”
“Sì, decisamente. È più divertente e si fa prima. Più tempo libero”.
Annuisco, dandole ragione. “E secondo te è meglio studiare tanto in vista degli esami o rilassarsi?”
“Direi entrambi”.
“Meglio svegliarsi presto o andare a letto tardi per studiare?”
“A letto presto”.
“Meglio al latte o fondente?”
Mi guarda disorientata e divertita. “Sempre a latte”.
“Sempre d’accordo con te”.
Undici mi porge di nuovo il pacchetto di M&M’s e io di nuovo pesco un paio di confetti. “E senti”, ricomincio, passandomi i cioccolatini da una mano all’altra, “come forse saprai la Maturità è uno dei periodi più stressanti per gli studenti. Tu come ti comporti di fronte alla tensione psicologica? Che consigli hai da questo punto di vista?”
“Non sono proprio la persona più indicata per dare consigli su questo”, fa lei.
“Come no?”, obietto io con uno sguardo un po’ sorpreso. “Hai affrontato mostri e passaggi interdimensionali salvando il mondo in più occasioni, se non sei tu la persona giusta non lo è nessuno. Dopo quello che hai passato, la scuola e la Maturità devono sembrarti una passeggiatina con un po’ di vento”.
Mordicchiandosi un labbro, Undi abbassa gli occhi sulla scarpa slacciata. “Non proprio”, mormora.
“No?”
“Sai, io mi sento spesso… non so…”. Undici si stringe nelle spalle. “Io mi sento spesso piccola, ecco”.
“Come piccola?”, le chiedo io, sempre più stupito. “In che senso ti senti piccola?”
“Non so spiegartelo bene”, fa lei, arricciando il naso e la bocca. “A volte ho la sensazione che le parole non mi bastano”.
“Prova”.
Undi ci pensa un po’ su, mentre un filo di vento le smuove i capelli ormai ricresciuti. Poi a voce bassa: “Sono più fragile e insicura di quello che sembro, forse è questo. È vero, come hai detto tu ho dovuto affrontare mostri e situazioni difficili, ma questo non vuol dire che non ho paura. Io ho costantemente paura, come tutti”.
“Di cosa hai paura?”
“Delle cose di cui hanno paura gli altri”.
“Ti va di farmi un esempio?”
“Quando ho perso i poteri”, risponde lei. “Quando con il pattino ho rotto il naso ad Angela. Lì ho capito… non so… ho capito che ci vuole poco per diventare una persona piccola e inadeguata. Ecco, è questa la parola giusta, forse la mia paura più grande è di essere inadeguata”.
“Come tutti”.
“Come tutti, te l’ho detto!” Undici si concede una risata. Poi tornando seria: “Il punto è che quando le persone ti vedono in un modo è difficile cambiare. E io sono quella strana. Quella con i poteri, certo, ma anche quella strana. La ragazza cresciuta in laboratorio… Ma forse adesso ti sto annoiando”.
“No, affatto”, mi affretto a dire. “Ti prego, continua”.
“Io ho i superpoteri, posso far volare gli oggetti e posso accartocciare le lattine, ma non sono solo quella cosa lì. Io sono prima di tutto una ragazza di quindici anni, con i suoi difetti e le sue paure. Quindi se davvero posso dare un consiglio, suonerebbe più o meno così: i supereroi non esistono. Tutti siamo in un certo senso inadeguati, ma proprio per questo nessuno lo è veramente. Non importa se si tratta di Maturità o di salvare il mondo: ognuno riesce in modo diverso e nessuno di questi modi è sbagliato”.
“È bello quello che hai detto”, le dico.
“Grazie!”
Entrambi prendiamo a guardare verso lo scivolo, pensierosi. Soltanto dopo un bel po’ mi giro verso di lei. “A proposito di far volare gli oggetti… ti va?”
Undici solleva un sopracciglio. “Adesso?”
“Se vuoi”.
“C’entra con gli studenti?”, chiede.
“Mmh… Gli studenti amano la levitazione”.
“Ah davvero?”
Chiudo una mano nell’altra in segno di preghiera: “È sempre stata una cosa a cui avrei voluto assistere”.
Undici ride. “Apri le mani”, dice.
Io obbedisco, senza capire bene cosa abbia in mente. Con un semplice movimento della testa, lei solleva in volo i due M&M’s poggiati sul mio palmo e comincia a farli vorticare in cerchio. Io assisto alla scena completamente rapito. Undici compie un altro piccolo movimento con la testa e gli M&M’s mi schizzano in bocca, atterrandomi delicatamente sulla lingua. Mando giù con gli occhi ancora spalancati. “Ficata”.
“Neanche Mike si è ancora abituato del tutto”, mi confessa.
“Ultima domanda”, dico, ancora tutto emozionato. “Useresti mai i tuoi poteri per avere un aiutino a scuola?”
“In che modo?”
“Questo dovresti dirmelo tu”, ribatto io facendole l’occhiolino.
“Beh, c’è stata una volta… Ma questo non dovrei dirlo”.
“Troppo tardi, ormai l’hai detto”.
“Era un compito di Biologia e ho… diciamo che un aeroplanino di carta è planato sul banco di Dustin, dall’altra parte della classe”.
“E cosa c’era scritto su questo aeroplanino?”
“Di darmi le risposte alle prime cinque domande”, afferma Undici, che poi aggiunge titubante: “Ma non solo questo”.
“Che altro?”.
Undici congiunge indice e pollice strizzando gli occhi: “Un minuscolo ricatto emotivo”.
“Prego”, la incoraggio, “vai avanti”.
“Non ricordo le parole esatte, ma il senso era più o meno questo: «Ho sconfitto il Demogorgone e il Mind Flayer, me lo devi»”.
“Hai capito Undi”.
“Ora per i favori mi rimane solo Vecna!”, continua lei.
“Devi giocartelo bene!”
Undici manda un indice verso di me con fare minaccioso. “Questa parte però la tagliamo”.
“Da dove?”
“Dall’intervista!”
“Ah, certo”, la tranquillizzo io. “Questa la tagliamo”.