
“Piacere di conoscerla”, esordisco io tendendogli la mano. Lui me la stringe con le sue dita lunghe e callose. “Dacci del tu”, mi corregge con voce squillante, “a noi non piacciono le formalità, tesssoro”. “Va bene”, rispondo io, “entro?”. A Gollum si illuminano le palle degli occhi. Si volta e comincia a farmi strada facendomi segno di seguirlo. I primi due o tre passi li fa in posizione eretta, poi rinuncia. Si accuccia e prosegue a quattro zampe. “Vieni, vieni, tesoro”, dice eccitato, “andiamo a fare l’intervista sulla scuola, tesoro!”.
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Intervista immaginaria a Gollum
Siamo seduti uno di fronte all’altro. Lui gioca con una delle poche ciocche di capelli che ancora sopravvivono sulla sua testa. Di tanto in tanto si porta una tazza alla bocca e beve un sorso di quella che sembra una tisana dall’odore forte e un po’ strano. Io lo fisso. Vederlo così, tutto vestito e pulito mi fa un certo effetto.“Ti trovo bene”, gli confesso.
“Oh grazie, tesssoro, noi siamo molto cambiati. Gollum ha rimesso la testa a posto, tesoro, oh sì sì”.
“Mi fa piacere”, gli dico, mentre continuo a fissarlo incredulo. “Che dici, iniziamo?”.
“Oh sì, tesoro, solo belle cose da raccontare, tesoro, oh sì. Da quando è cambiato, Gollum ha solo belle cose da dire”.
A quel punto mi assale un dubbio. “Scusa la domanda, ma tu sei mai andato a scuola?”.
Lui beve un altro sorso dalla tazza. Poi annuisce convinto. “Smeagol è andato a scuola, sì, ma tanto tanto tempo fa, tesoro. Gollum si ricorda poco, ma qualcosa sì, tesoro, qualcosa ce lo ricordiamo”.
“Allora dimmi”, faccio io, “Eri più uno studente da primo o da ultimo banco?”.
“Ultimo”, risponde Gollum senza pensarci. “Sicuramente da ultimo banco. A noi piacciono le grotte, tesoro, i luoghi bui e umidi. Siamo riservati, tesoro, Gollum ha sempre amato starsene per conto suo con il suo prezioso”.
“Capisco. Materia preferita?”.
“Noi eravamo bravi nei compiti manuali, tesssoro, giardinaggio per esempio, ecco, tesoro, giardinaggio, direi”.
“Vi insegnavano giardinaggio a scuola? Era una materia?”.
“Certo, tesoro, gli hobbit sono maestri con le piante, tesoro”.
“Ah vedi, interessante. Facevate anche qualche esame?”.
“Oh sì, tesoro, anche qualche esame”, dice lui. “Facevamo l’orto e i professori controllavano. Poi pescavamo, oppure lavoravamo anche la pelle e i tessuti, ci facevano fare i vestiti e ci davano i voti, tesoro, cose così”.
“E tu come andavi a scuola?”.
“Normale tesoro, media di 73 ceci”.
“In che senso 73 ceci?”, chiedo ancora, incuriosito.
“Quando ci valutavano ci davano dei ceci secchi, tesoro, e alla fine dell’anno li contavamo. Quello era il nostro voto. C’era anche chi arrivava a 130-150, tesoro, ma quelli erano i più bravi”. Gollum beve ancora dalla tazza, poi strabuzza gli occhi. “Che maleducati, non abbiamo offerto niente all’ospite. Aspetta, ti portiamo anche a te la bevanda buona buona, oh sì”.
“No, non ce n’è bisogno”, lo tranquillizzo io. “Tranquillo, sto bene”.
“Sicuro? Questa è ottima, la facciamo noi”.
“Cos’è?”.
“Acqua di pesce”, dice lui, tutto orgoglioso.
“Acqua di pesce”, ripeto io, deglutendo.
Gollum annuisce contento. “Freschissima e prelibata. Allora, ne vuoi?”.
“No grazie, sto bene così”. Poi, per cambiare in fretta discorso: “Ti va di dare qualche consiglio per gli studenti?”.
“Oh sì, da quando siamo cambiati solo ottimi consigli, tesoro”.
“Tra pochi giorni, come ti dicevo al telefono, i maturandi dovranno affrontare l’Esame di Stato, ti ricordi?”.
“Sì, tesssoro, beati loro, tesoro, che fortunati! Noi adoriamo gli indovinelli”.
“Beh”, dico, “quelli della Maturità non sono propriamente degli indovinelli”.
“Ti va di giocare?”, mi chiede lui d’un tratto, con gli occhi spalancati.
“A cosa?”.
Gollum prende una gran boccata d’aria e recita:
“Se mi pronunci mi bruci,
Basta ascoltarmi e mi possiedi
Aggiungi del vero e mi riduci
Se ti dico chi sono, mi credi?”.
“Immagino che questo sia un indovinello”, dico io.
Lui comincia a saltellare sulla sedia con la tazza ancora stretta nella mano. “Sì, tesoro, sììì”.
“E immagino anche che debba risolverlo”.
“Oh sì, tesoro, indovinami, tesoro. Chi sono?”.
“Mmh”. Concentrato, mi porto una mano sotto al mento e mi metto a pensare alle sue parole, che mi riecheggiano in testa. Dopo qualche secondo, Gollum comincia a fare avanti e indietro con la testa, sempre più velocemente. Un sorriso gli allarga la bocca.
“Se mi fai così però non riesco”, gli dico.
“Ti arrendi?”, mi chiede lui.
“Dammi ancora un attimo”.
“Un attimo è passato”, fa lui sorridendo a tutto spiano. “Oh sì, è passato, è passato!”.
“Aspetta”.
Servendosi della mano ossuta, Gollum fa partire il conto alla rovescia: “Cinque, quattro, tesoro, tre, due…”
“Il segreto!”, esclamo io di getto. “La risposta all’indovinello è il segreto, giusto?”.
Gollum mette il broncio. La sua faccia cambia all'improvviso, si rabbuia. “Ce l’hanno tolto, rubato!”, sbotta con la voce arrochita. “Vai via, tesoro, noi non ti vogliamo più vedere”.
Mi alzo in fretta, con le mani tese in avanti. “Perché fai così? Ho solo indovinato!”.
Gollum beve dalla tazza e mi guarda torvo. “Sei cattivo, tesoro. Oh no, tesoro, niente più acqua di pesce per te. Ce la beviamo tutta noi. Prelibata e buonissima, tutta per noi”.
Una volta arrivato alla porta mi sento finalmente al sicuro. Da lì, gli chiedo: “Vuoi ancora dire qualcosa agli studenti maturandi?”.
Gollum prende un’altra boccata rapida e, fissandomi dritto negli occhi, comincia a recitare:
“Qui dentro tutto è oscuro
Ma allontana la sventura
Non sentirti al sicuro:
Se non ti affretti ti cattura”.
“Mmh”, rifletto. Poi un po’ timoroso provo a dare la risposta: “Vuol dire in bocca al lupo?”.
“Aaah”, urla lui, “Gollum, Gollum, ce l’hanno tolto, rubato, tesssoro!”.
In punta di piedi, mi chiudo la porta alle spalle.