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giorno del ricordo

Dopo la giornata della memoria, oggi, 10 febbraio, celebriamo quella del ricordo. Per ricordare cosa? Tutte quelle persone che, tra il 1943 e il 1945, furono massacrate nelle Foibe o furono costrette ad abbandonare la loro terra.

Foibe, cosa sono?

Dopo la firma dell’armistizio avvenuta l’8 settembre del 1943, in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia si scatenò l’offensiva dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA ("Dipartimento per la Sicurezza del Popolo", parte dei servizi segreti jugoslavi).
Si trattò di una vero e proprio massacro che interessò per la maggior parte cittadini italiani autoctoni di quelle zone: militari e civili - bambini, uomini, donne e anziani - furono legati l’uno all’altro con il fil di ferro e gettati vivi nelle cavità carsiche, che prendono il nome di “Foibe” . Ci furono poi deportazioni nei campi di prigionia jugoslavi, dove morirono migliaia di persone. A seguire l'eccidio, poi, si verificò il cosiddetto esodo giuliano dalmata, cioè l'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini italiani di quelle zone del Regno d'Italia che erano state prima occupate e poi annesse alla Jugoslavia (Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia). Oggi, quindi, oltre a ricordare le vittime di questo massacro, vogliamo ricordare anche i profughi giuliani, 350.000 persone costrette all’esodo in Italia e trattate con discriminazione e violenza.

Foibe: il giorno del ricordo

Oggi 10 febbraio si celebra il dovere del ricordo della strage, per fare in modo che non si verifichino mai più, nel corso della storia, simili tragedie. E' stata istituita per legge il 30 marzo 2004, e la data scelta per la ricorrenza è quella del giorno della firma dei trattati di pace di Parigi, in cui, nel 1947, alla Jugoslavia furono assegnate l'Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, che prima di questi accordi facevano parte dell'Italia.

Foibe, il discorso di Mattarella: “Sciagura nazionale"

Una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo” afferma in una nota il Capo dello Stato.
Il ‘giorno del ricordo’, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce – continua la nota del Capo dello Stato – a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa”.
Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria”. E a chi insiste nel negare quella parte della storia, il presidente della Repubblica si rivolge parlando del pericolo dell’indifferenza. E, continua, “l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza. Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli. In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale”.

Foibe: temi, appunti e approfondimenti

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Daniele Grassucci