
Oggi, 17 maggio, si celebra l’anniversario della decisione dell’Organizzazione mondiale della Sanità di depennare l’omosessualità della lista delle malattie mentali. Sono ormai passati 31 anni dal grande traguardo raggiunto dalla comunità Lgbtq+ e appena 17 dalla prima volta in cui si è festeggiata questa ricorrenza, che ha lo scopo di rinnovare la lotta all’omotransfobia, avversione ossessiva nei confronti dell'omosessualità e della transessualità.
Ecco le origini della giornata e perché ricopre, sopratutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, un'importanza fondamentale a livello socio-cultuarle.
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Giornata mondiale contro l’omotransfobia: le origini
Dal 2004 quella del 17 maggio è riconosciuta come la Giornata internazionale contro l’omofobia, ideata da Louis-Georges Tin con l’obiettivo di promuovere eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare i fenomeni di odio rivolti alla comunità Lgbtq+. Lo scrittore e attivista per i diritti LGBT scelse la data del 17 maggio in memoria della decisione presa nel 1990 di rimuovere l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità. Tutti i Paesi dell’Unione Europea festeggiano la giornata contro l’omofobia dal 2007, anno in cui l'Unione ha approvato un testo rivolto a tutti i Paesi membri. Tra i punti fondamentali, l’invito a “proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso” e a condannare “commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali”. Nel 2009 la campagna ha aggiornato la definizione della Giornata Mondiale aggiungendo quella della transfobia, stigmatizzazioni e pregiudizi discriminatori nei confronti delle persone transgender e transessuali, e dal 2015 aggiungendo quella della bifobia, avversione verso la bisessualità e i bisessuali come gruppo sociale o come individui.Paolo Ferrara