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elezioni politiche 2022 scuola e giovaniSarà un mese piuttosto caldo e non solo sulle spiagge italiane. Sul fronte politico fervono infatti i preparativi per la campagna elettorale che già ha acceso gli animi dei diversi schieramenti.

In questi giorni le forze politiche discutono soprattutto di scuola e giovani, con i leader di partito veri protagonisti della scena politica.
In questi giorni sta facendo discutere la dichiarazione di Enrico Letta di voler introdurre una tassa patrimoniale sui redditi benestanti, a favore dei giovani meno abbienti. Ma non solo, c'è anche la diatriba tra Calenda e centro-destra sul futuro della scuola e sull'istruzione di ragazze e ragazzi. Insomma, c'è molta carne al fuoco e tutto lascia presagire che nel prossimo mese ne vedremo delle belle.

Per Calenda c'è solo il liceo, Forza Italia: “Proposta sbagliata e anacronistica”

”Tutti i ragazzi di qualunque condizione sociale devono fare il liceo, gli studi professionali e tecnici devono essere rinviati a dopo” ha spiegato il leader di Azione al “Corriere della Sera”. Una dichiarazione che non è andata giù al centrodestra, in particolare a Valentina Aprea, deputata di Forza Italia e tra i sostenitori della recente riforma degli ITS: ”E’ una proposta sbagliata e anacronistica che porterebbe ad aumentare ulteriormente la dispersione scolastica e formativa già molto alta nel nostro Paese e azzererebbe l’Istruzione e Formazione Professionale delle Regioni” ha detto la deputata forzista.

Anche la Lega si oppone alla proposta dell'ex Ministro dello Sviluppo Economico. Matteo Salvini fa così eco a Valentina Aprea: “Calenda vuole tutti al Liceo, basta con Istituti Tecnici e Professionali. A me sembra una sciocchezza, a migliaia di persone che stanno commentando la proposta sui social anche” scrive sui social il leader della Lega, spalleggiato dal sottosegretario all'istruzione Rossano Sasso che rilancia: ”Chi parla così conferma di non conoscere la straordinaria realtà degli istituti tecnici e professionali del Paese, che propongono un’offerta formativa di assoluto livello e garantiscono sbocchi lavorativi vitali, soprattutto in certi territori”.

La dote ai 18enni di Enrico Letta: lo scontro politico

Ad infiammare il dibattito sul futuro dei giovani non c'è solo la scuola però. In queste ore sta facendo decisamente discutere un'altra proposta, quella di Enrico Letta di introdurre la “dote ai 18enni”. In estrema sintesi, la proposta del leader dem mira a dotare i giovani meno abbienti di un piccolo tesoretto (si parla di circa 10mila euro) da poter spendere in attività formative, ma anche per vitto e alloggio. Per farlo il segretario del PD vorrebbe istituire una tassa patrimoniale che andrebbe a gravare sui redditi più ricchi, da cui attingere per il finanziamento dell'incentivo.

Un progetto - secondo il leader del Partito Democratico - fondamentale nell'ottica di riduzione delle disuguaglianze. Una misura che in realtà non è nuova. In un documento presentato dal Pd nel 2021 infatti, in occasione delle discussioni parlamentari sulla riforma del Fisco, era contenuta anche l’ipotesi di istituire una “dote di autonomia” di 10mila euro, da attribuire ai 18enni “provenienti da famiglie a reddito basso e medio e vincolata al finanziamento di spese per formazione e istruzione, lavoro e imprenditorialità, casa e alloggio”.

L'ipotesi torna ora in campo come uno dei punti di forza del programma elettorale del centro-sinistra a trazione PD, anche se sembra incontrare già le prime ostruzioni. ”Letta persevera, con una coerenza degna di altra causa, sulla tassa di successione per dare una dote ai diciottenni, confermando che la vocazione del Pd è quella del partito delle tasse” ha detto a “TgSky24”Anna Maria Bernini, Presidente dei Senatori di Forza Italia. Anche nell'area di sinistra c'è chi nutre qualche dubbio: ”Il problema dei giovani non lo risolvi tassando i super ricchi e offrendo una dote ai 18enni. E chi ha compiuto dai 19 anni in su? I giovani non vogliono una dote, vogliono la speranza per il proprio futuro, vogliono un'opportunità concreta di lavoro, non il lavoro precario di un giorno o una settimana” ha commentato il leader pentastellato Giuseppe Conte, testimoniando come l'alleanza tra PD e M5S navighi ancora in acque agitate.