
Lo spazio è un laboratorio estremo, dove ogni gesto quotidiano diventa una sfida tecnologica e ogni soluzione può avere ricadute concrete sulla vita di tutti.
È da qui che parte la nuova puntata di Like a Pro(f), il format TikTok di Skuola.net che porta tra i banchi digitali professionisti capaci di raccontare il proprio lavoro con passione e competenza.
Ospite dell’episodio è Emilio Cozzi, giornalista e autore, una delle voci più autorevoli nel racconto dello spazio e dell’innovazione scientifica. La domanda a cui risponde stavolta è la seguente: come si va in bagno nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS)?
@skuolanet Lo sapevi che gli astronauti bevono la loro urina? Ebbene sì, come ci racconta l’astronauta Luca Parmitano “Camminare tra le stelle” scritto insieme al giornalista e divulgatore spaziale (in tutti i sensi) Emilio Cozzi. Se questo Natale non sai che libri regalare o regalarti, questo merita tutta la tua attenzione perché ci racconta perché andare nello spazio è fondamentale per salvare il nostro Pianeta. Nello spazio l’acqua è una risorsa super limitata, quindi niente viene sprecato: urina e sudore vengono recuperati e trasformati in acqua potabile per oltre il 90% Grazie a sistemi avanzatissimi come l’UPA, si ottiene un’acqua addirittura più pura di molte acque minerali che beviamo sulla Terra Sì, l’idea può far sorridere o sembrare un po’… strana, ma in realtà non è nulla di così assurdo Anche qui sulla Terra beviamo acqua che, milioni di anni fa, è già passata da altri esseri viventi Come spiega Emilio Cozzi, lo spazio serve anche a questo: sviluppare tecnologie che possono aiutarci davvero, per esempio nelle zone desertiche o in caso di emergenze ambientali E quale miglior giorno di oggi, nella Giornata Nazionale dello Spazio, per rispondere a dilemmi... spaziali? #spazio #cozzi #astronauta
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Indice
Come si va in bagno nello spazio (e perché non è una curiosità inutile)
Sulla Stazione Spaziale Internazionale, spiega Cozzi, i bagni sono due e funzionano attraverso tubi e sistemi di aspirazione pensati per operare in assenza di gravità.
Ma la vera sorpresa arriva subito dopo: “Siamo proprio sicuri che urina e feci vengano buttate via? No”, chiarisce. Perché nello spazio nulla può essere sprecato, soprattutto l’acqua.
Portarla dalla Terra ogni giorno è impossibile, questo è scontato, quindi bisogna imparare a recuperarla. Ma come?
Recuperare il 90% dell’acqua: una necessità che diventa innovazione
È qui che entra in gioco una delle tecnologie più affascinanti raccontate da Cozzi, che permette il recupero di oltre il 90% dell’urina e del sudore degli astronauti. Un processo che consente, in tal modo, di garantire acqua fresca quotidiana a bordo della ISS.
Il cuore del sistema è l’UPA – Urine Processor Assembly, uno strumento che trasforma l’urina in acqua pura, “più pura della migliore acqua minerale qui sulla Terra”.
E se l’idea fa storcere il naso, Cozzi liquida la questione senza giri di parole: “È inutile che facciate gli schizzinosi”. Perché, ricorda, anche sulla Terra beviamo acqua che, milioni di anni fa, era urina di dinosauro.
Dal caffè orbitale alle emergenze ambientali sulla Terra
A tal proposito, c’è persino una battuta che circola sulla Stazione Spaziale Internazionale: “Il caffè che bevo io stasera lo berrai tu domani”. Una frase non certo di ottimo gusto, certo, ma che racconta una verità insindacabile: nello spazio ogni risorsa è condivisa, rigenerata, ottimizzata.
Ed è proprio qui che Cozzi allarga lo sguardo. Tecnologie come l’UPA non servono solo agli astronauti. Possono diventare decisive, ad esempio, anche nelle zone desertiche, nelle aree colpite da catastrofi ambientali, dove le falde acquifere sono contaminate e l’accesso all’acqua potabile è limitato.
“A questo serve lo spazio”, conclude Cozzi: a imparare cose e costruire tecnologie che dall’orbita possono aiutarci sul nostro pianeta.
Un libro per capire perché lo spazio parla anche di noi
Le stesse domande che attraversano la puntata di Like a Pro(f) tornano, con ancora più approfondimento, in “Camminare tra le stelle”, il libro firmato dallo stesso Emilio Cozzi assieme all'astronauta Luca Parmitano.
Un racconto a due voci che parte dall’esperienza diretta di Parmitano – primo italiano a comandare una missione sulla Stazione Spaziale Internazionale – per arrivare al senso profondo dell’esplorazione spaziale.
E quindi via libera a tecnologia, imprese straordinarie, curiosità, immaginazione e sogni, quelli nati dai cartoni animati, dalla fantascienza e dal desiderio di volare.
Tra aneddoti, ricordi e vita quotidiana in orbita, il libro mostra perché avere un laboratorio fuori dal mondo serve, in realtà, a prenderci cura del nostro pianeta e del nostro futuro. Uno sguardo che va oltre lo spazio, ma che dallo spazio prende anche forma.
Cozzi a Skuola.net
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