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caduta muro di berlinoOggi cade il 34esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino: un evento epocale che segnò profondamente la storia europea del recente periodo.
fonte foto: via Centro Riforma dello Stato

Il Muro di Berlino era ben più di mattoni e calcestruzzo, era il simbolo di un mondo diviso e ultima testimonianza di quello che fu il regime dell'Unione Sovietica. La caduta del muro infatti restituì la libertà agli abitanti di Berlino Est ma allo stesso tempo comportò la disfatta dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che da lì a breve sarebbe capitolata.

Cerchiamo di ricostruire insieme la storia del Muro di Berlino, nel tentativo di inquadrare le cause che portarono alla sua costruzione e quelle che ne decretarono la caduta.

Muro di Berlino, contesto storico: l'Europa divisa

Prima di tutto, per capire il Muro di Berlino, occorre tenere bene a mente che al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Europa venne divisa in due blocchi d'influenza: quello sotto l’influenza sovietica e comunista ad Est, e quello sotto l’influenza degli Stati Uniti ad Ovest. Durante le due Conferenze in cui si riunirono i grandi della Terra, Churchill, Stalin e Roosevelt – tenutesi a Yalta e Potsdam nel 1945 - fu poi deciso che la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione: assegnate a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna ed Unione Sovietica. La città di Berlino, in particolare, si trovava nel pieno centro della zona sovietica: tuttavia – essendo l'ex capitale della Germania sconfitta – venne a sua volta divisa in due zone di influenza.

Alla fine degli anni '40, Berlino Ovest era in pratica un piccolo avamposto occidentale in piena zona sovietica, condiviso da popolazioni molto diverse tra loro. Non mancarono contrasti tra due visioni del mondo diametralmente opposto e quando le potenze occidentali tentarono di liberalizzare le economie delle rispettive zone di influenza in Germania, i sovietici risposero con il blocco di Berlino. Tra il 1948 e il 1949 tutti gli accessi a Berlino vennero bloccati, nel tentativo di spingere le potenze occidentali ad abbandonare la città. Gli americani risposero utilizzando un ‘ponte aereo’ per trasportare merci e persone. Il blocco della città si risolse – a dispetto delle aspettative – in modo pacifico, ma nel 1949 i due blocchi vennero ufficialmente delineati. Le zone della Germania sotto l’influenza di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti si riunirono nella Repubblica federale tedesca, mentre ad est si costituì la Repubblica democratica tedesca (DDR): il confine tra i due blocchi era proprio nella città di Berlino.

Muro di Berlino: perché fu costruito?

Inizialmente i due blocchi sembrarono convivere pacificamente, conducendo un'esistenza di fatto parallela tra loro. Gli investimenti occidentali però avevano tramutato Berlino in una sorta di “manifesto” del capitalismo, e gli abitanti della Germania Est – abituati ad uno stile di vita sobrio – assistevano alle comodità, ai lussi e alle libertà del modello occidentale. Ecco perché tra il 1949 ed il 1961, circa 2 milioni e mezzo di tedeschi della Germania Est erano emigrati in Germania Ovest passando per Berlino. Si trattava di cittadini preziosi per la comunità della Repubblica Democratica Tedesca: laureati, intellettuali, professionisti e lavoratori qualificati, stanchi di una situazione economica difficile e delle restrizioni che il regime comunista della DDR imponeva alle libertà individuali. Così nel 1961 i sovietici ed il governo della DDR – nel tentativo di porre un freno al massiccio esodo - costruirono il Muro di Berlino. Si trattava di una soluzione piuttosto semplice e concreta, e che rifletteva in un certo senso la brutalità del regime comunista. Le costruzioni iniziarono nella notte tra l’11 ed il 12 agosto del 1961. Il 13 agosto le frontiere tra le due Germanie vennero ufficialmente chiuse. Prima della costruzione del muro, la polizia della Germania Est applicò del filo spinato per impedire l’accesso verso Berlino Ovest. Subito dopo l’esercito iniziò a costruire un muro di blocchi di cemento, lungo più di 100 km.

Oltrepassare il muro di Berlino era un’impresa quasi impossibile: le guardie armate che lo sorvegliavano costantemente avevano l’ordine di sparare a vista a chiunque tentasse di scavalcare. A rendere le cose più difficili c’erano fossati, filo spinato, cani da guardia e mine. Non mancavano poi i posti di blocco, il più famoso dei quali era il “Checkpoint Charlie”, da cui potevano passare tutti coloro che, per qualche motivo, ottenevano un permesso per recarsi ad Ovest. In più, per evitare che le persone si gettassero dagli edifici vicini al muro, le autorità della Germania Est fecero murare le finestre e addirittura abbattere alcuni edifici adiacenti. Nonostante queste premesse però, nei primi mesi di costruzione - approfittando delle fortificazioni ancora blande - circa 600 persone sfidarono la sorte, riuscendo a scappare dalla Germania Est.

Le fughe dalla Germania Est

Tra loro, pochi si ingegnarono per trovare i modi più fantasiosi per la fuga: raggiungere la Germania Ovest per molti era sinonimo di salvezza. In quasi 30 anni, furono circa 5mila i tedeschi che riuscirono ad oltrepassare il muro. E alcuni di loro lo fecero in modo memorabile. Ad esempio, nel 1963, l’acrobata Horst Klein riuscì a tenersi in equilibrio su un filo della corrente elettrica a 18 metri di altezza; mentre nel 1979 Hans Strelczyk e Gunter Wetzel costruirono un pallone aerostatico con vecchie coperte per oltrepassare il muro con le proprie mogli ed i propri figli.

Sorprende sapere che tra i fuggiaschi si annoveravano diverse guardie di frontiera, che avevano il compito di sorvegliare il muro. Per loro si trattava di un reato punibile con la morte, ma soltanto nei primi due anni di esistenza del muro, più di 1300 guardie lo commisero. Ancora oggi è celebre la fuga del soldato Hans Corrad Schumann, immortalato mentre scavalca la recinzione, e alla cui memoria è stata dedicata una statua nei pressi del muro. L'altro lato della medaglia racconta di vere e proprie tragedie: circa 5mila tedeschi, vennero arrestati mentre tentavano di fuggire, mentre un numero imprecisato di persone (tra 150 e 250) persero la vita nel tentativo.
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fonte foto: via Fattiperlastoria - Hans Schumann scavalca la recinzione

L'ascesa di Gorbaciov e la caduta

I leader occidentali denunciarono più volte gli abusi delle autorità della DDR ma di fatto non poterono fare altro: azioni più decise avrebbero comportato una nuova guerra che tutti volevano evitare. Nel 1963 il presidente americano Kennedy, in visita a Berlino Ovest, rilanciò il supporto americano ai berlinesi pronunciando la frase in tedesco “Ich bin ein Berliner’” (Io sono un berlinese). Nella pratica però, gli Stati Uniti avevano le mani legate. Soltanto negli anni '80 la situazione cominciò a cambiare. Parte del merito si deve senza dubbio a Mikhail Gorbaciov. L'ultimo leader del Partito Comunista Sovietico avviò una serie di riforme che miravano ad “ammorbidire” la stretta del regime sui cittadini dell'Est, intanto il Muro di Berlino appariva sempre più come fuori luogo: la comunità internazionale mal tollerava che un Paese sovrano avesse bisogno di sorvegliare i propri cittadini, trattandoli alla stregua di prigionieri.

Il 1989 fu l'anno della svolta. L'URSS cominciava a scricchiolare sotto i pesanti colpi della “Perestroika” varata dal segretario Gorbaciov. In autunno, Erich Honecker, leader del partito comunista della Germania est, si dimise lasciando ad Egon Krenz una situazione decisamente complessa. Intanto aumentavano le proteste dei cittadini che in massa si riversavano nelle strade chiedendo il crollo del muro e piena libertà di circolazione. Il nuovo governo di Krenz decise di concedere ai cittadini dell'Est permessi per viaggiare nella Germania dell'Ovest. La caduta del Muro passò – per una curiosa coincidenza – tra le mani di un italiano: Riccardo Ehman, corrispondente per l'Ansa a Berlino. Durante la conferenza stampa del 9 novembre 1989, il giornalista chiese all'allora Ministro della Propaganda della DDR - Günter Schabowski – quando le nuove “regole di viaggio” sarebbero entrate in vigore. Un po' a sorpresa il ministro disse che l'ordine diventava ”efficace immediatamente”. Avendo visto l'annuncio in diretta televisiva, decine di migliaia di persone si ritrovarono nei pressi del muro, armati di martelli e picconi per demolire il simbolo dell'oppressione sovietica. La caduta del muro rappresentò un crocevia fondamentale per il processo di unificazione europeo: appena un anno più tardi – nel 1990 – la Germania venne ufficialmente riunificata, mentre nel 1991 l'URSS si estinse definitivamente.
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fonte foto: via Wired
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