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fridays for future sciopero clima 6 ottobreMusiche, mefagoni e striscioni: migliaia di giovani oggi sono scesi in piazza in tutta Italia per rivendicare la salvaguardia ambientale e per chiedere iniziative che sappiano davvero rispondere alla problematica del cambiamento climatico. Sono i ragazzi di Fridays For Future, movimento ambientalista - nato dall'iniziativa dell'ormai celebre Greta Thunberg - che si è diffuso a macchia d'olio in tutto il mondo.


Anche in Italia ragazze e ragazzi hanno fatto sentire la propria voce, in uno sciopero per il clima che ha coinvolto le piazze di tutto il Paese, da Roma a Torino, da Napoli a Milano, manifestando a favore della ”Resistenza climatica” e chiedendo al governo di intervenire prima che la situazione precipiti irrimediabilmente. La Capitale è stata centro nevralgico dello sciopero, con un corteo che è sfilato da piazza della Repubblica fino a piazza San Giovanni. Skuola.net era sul posto per raccogliere le opinioni a caldo dei giovani manifestanti e per cercare di fare il punto della situazione circa gli sforzi che si stanno compiendo per contrastare la crisi climatica.

Fridays For Future: lo sciopero per il clima del 6 ottobre

”Resistenza climatica contro il negazionismo di Stato" recita lo striscione che apre il corteo romano di Fridays For Future. Un chiaro riferimento all'operato dell'esecutivo di centro destra, colpevole secondo i giovani di trascurare – e talvolta di negare – il fenomeno del cambiamento climatico. La Gen Z è chiara: non bastano slogan e ”piantarelli studiati” per dimostrare di avere davvero a cuore la problematica ambientale, ma bisogna agire con iniziative mirate.

Così oggi niente scuola per gran parte dei giovani d'Italia. Una rinuncia necessaria perché nulla si ottiene senza qualche sacrificio; sul portale di Fridays For Future infatti si legge chiaramente che ”è importante farsi sentire e mostrare che docenti e allievi possono collaborare anche al di fuori dell'ambiente scolastico”. D'altronde, spiegano i ragazzi, ”sui banchi di scuola ci insegnano che abbiamo dei diritti, che nella storia le conquiste sono avvenute grazie a chi non si è arreso e non ha avuto paura di agire. Per questo è fondamentale ricordare insieme che abbiamo diritto a un futuro e che non saltiamo scuola per un giorno perché non vogliamo studiare, ma perché la crisi climatica ci preoccupa e non possiamo ignorare più il problema".

La risposta al cambiamento climatico deve partire dalla scuola

Ma cosa chiedono esattamente i giovani? Perché hanno rinunciato a un giorno di scuola per scendere in piazza? ”Sono qui per manifestare contro l'approccio approssimativo delle istituzioni rispetto a un tema che non coinvolge solo la mia generazione ma anche quelle future: viviamo in un totale stato di inconsapevolezza sul futuro. Cosa vorremmo? Semplice: atenei e scuole più green, smart e pronte ad affrontare le nostre esigenze. Perché è nei presidi culturali che si comincia a fare la differenza” spiega Luca.

”Penso che la situazione climatica stia diventando un problema sempre più grande. La scorsa estate ne è stata un chiaro esempio, con i numerosi incendi sparsi in tutto il mondo, ad esempio, in Canada. Servono misure tempestive, io sono un forte sostenitore del nucleare: si tratta di energia pulita, prodotta in sicurezza. So che c'è un dibattito aperto in Parlamento al riguardo, ma al momento sembra sia ancora tutto fermo” rivela Giacomo.

Ma è soprattutto l'incertezza verso il futuro a muovere gli animi oggi: ”Comincio ad avere molta paura del mio futuro perciò ritengo necessario provare a dare una voce a questo disagio che ho dentro manifestando. Cosa sta facendo per noi il governo? Direi nulla. A parte negare il cambiamento climatico e tutti gli altri temi sociali che riguardano i giovani ma che non vengono mai presi in considerazione” tuona Silvia.

”Voglio supportare una causa che mi interessa particolarmente insieme a tutti i miei coetanei. Vorrei che questo sciopero arrivasse ai piani alti, a chi può e deve prendere le decisioni. Mi aspetto che vengano messe in campo azioni veloci a livello politico, anche perché ci avviciniamo sempre di più al punto di non ritorno. Le istituzioni dovrebbero mettere tutte le risorse disponibili all'interno degli atenei e delle scuole, invece al momento sembra trascurare quella che è una vera e propria emergenza” aggiunge Matteo.