
Oltre ad essere stata la più giovane coordinatrice del Moon Village Association, nel 2016 ha vinto le semi-finali internazionali dell’Odysseus Space Contest presentando il suo progetto scientifico di una base su Marte di fronte a una giuria internazionale di esperti presso l’Euro Space Center di Transinne (Belgio).
Giulia nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha raccontato com'è nata la sua passione per lo spazio soffermandosi sull'importanza di non abbattersi di fronte agli ostacoli della vita.
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Il sogno di fare la veterinaria e la paura dello spazio
All'inizio lo spazio le piaceva ma la spaventava però poi è arrivata la svolta con un concorso liceale. Questo quello che è accaduto a Giulia Carla Bassani come ci ha raccontato lei stessa:"Quando ero piccola volevo fare la veterinaria visto che mi piacevano gli animali e non volevo assolutamente saperne di spazio anche perché mi sembrava abbastanza terrificante dai vari film che guardavo come Indipendence Day..."."La mia passione per lo spazio" - continua Giulia - "è iniziata quando ero un po' più grande e ho trovato dei libri che mi hanno fatto capire che c'era poco di cui aver paura. Quando l'ignoto si è trasformato in qualcosa che potevo comprendere ho iniziato ad appassionarmi. Inizialmente non avevo compreso che lo spazio fosse un qualcosa su cui si potesse lavorare perché non avevo esempi intorno a me di persone che lo stessero facendo. Ho trovato il coraggio solo quando in terza liceo ho scoperto che esisteva Samantha Cristoforetti, una donna che aveva studiato ingegneria aerospaziale ed era diventata astronauta così, da allora, ho cercato di seguire le sue orme".
Le diverse difficoltà e il concorso per progettare una base spaziale su Marte al liceo
Spesso però a frenare i sogni ci sono diversi ostacoli ma questi non hanno impedito a Giulia di andare avanti:"Quando ero al liceo ero una frana in matematica, fisica e chimica di cui non capivo assolutamente nulla. Però, come nel mio caso, le difficoltà in queste materie non dovrebbero essere un motivo per fermarsi e rinunciare ai propri sogni visto che anche i momenti più difficili si superano".Per Giulia, inoltre, anche dalla sua scuola sono arrivati degli imput che le hanno permesso di approfondire e portare avanti la sua passione:"Era il penultimo anno e il nostro professore di fisica ci aveva chiesto se volessimo partecipare ad un concorso e io dissi subito di sì senza pensarsi. L'ho iniziato con un mio compagno di classe con cui abbiamo scelto uno dei temi che riguardava, difatti, la progettazione di una base spaziale su Marte di cui non sapevo assolutamente nulla. Quell'occasione mi ha dato una grandissima opportunità di studiare Marte, di studiare le missioni spaziali su Marte e adesso sto continuando a studiare il pianeta rosso anche con il mio programma di ricerca".
Gli studi in ingegneria e il Gender Gap nei corsi STEM
Dopo quell'esperienza per Giulia sono arrivati anche l'ESO Astronomy Camp, la coordinazione nazionale del Moon Village Association (associazione globale non governativa con l’obiettivo di promuovere la realizzazione di un villaggio lunare) e l'invito da parte dell'Agenzia Spaziale Europea ad andare in Guyana Francese per seguire il lancio del razzo Ariane 5.Nel frattempo, ci dice Giulia:"I miei studi in ingegneria sono continuati. Mi sono iscritta a ingegneria aerospaziale perché ero appassionata di spazio ma poi, quando ho cominciato gli studi, ho scoperto che di spazio non si parlava visto che fondamentalmente si studiano gli aeroplani. Così è finita che in camera accanto al poster con Marte adesso c'è ne un altro con un F16. Il mio sogno di diventare astronauta è rimasto ma è diventato più un simbolo per non arrendermi quando mi trovo in difficoltà".
Per molte studentesse, inoltre, oggi il Gender Gap nelle iscrizioni ai corsi STEM potrebbe rappresentare un problema, nel caso di Giulia è andata diversamente:"Quando dovevo iscrivermi ad ingegneria non mi sono posta questo problema. Volevo fare ingegneria, era una facoltà a cui potevo iscrivermi e mi sembrava ridicolo fermarmi a pensare se ci fossero più maschi o più femmine. Poi mi sono ritrovata in aule dove c'erano poche ragazze ma questo, in base alla mia esperienza personale, non si è mai rivelato un problema.Ho sempre trovato molto rispetto in ambito accademico e nessun tipo di discriminazione. In realtà negli anni il numero di ragazze è pian piano aumentato così adesso se una ragazza si iscrive ad ingegneria non è sola: non voglio che questo sia un motivo per tirarsi indietro".
Paolo Di Falco