Concetti Chiave
- Pagliacci, opera del compositore Ruggero Leoncavallo, è ispirata a un fatto di cronaca reale e presenta similitudini con "La femme de Tabarin" di Catulle Mendes.
- L'opera fu rappresentata per la prima volta nel 1892 al Teatro Dal Verme di Milano, ottenendo un grande successo di pubblico nonostante le critiche miste.
- Pagliacci è un esempio di opera verista, caratterizzato dalla fusione tra realtà e finzione e dalla rappresentazione di emozioni autentiche e situazioni sociali complesse.
- L'opera introduce il tema del "teatro nel teatro", dove la rappresentazione scenica si intreccia con la vita reale degli attori, culminando in un tragico epilogo.
- Leoncavallo utilizza influenze musicali diverse, tra cui il lirismo verdiano e l'innovazione drammatica wagneriana, per rafforzare l'intensità emotiva e realistica della narrazione.
Indice
Genesi dell'opera
Pagliacci è la prima opera, in un prologo e due atti, del compositore Ruggero Leoncavallo, nato nel 1857 e morto nel 1919. Questo lavoro, piuttosto breve, è ispirato a un fatto di cronaca: una relazione extraconiugale che aveva portato all'omicidio di un domestico della famiglia del compositore. La storia ha, tuttavia, una forte rassomiglianza con la commedia La femme de Tabarin (1874) di Catulle Mendes, che mette in scena un omicidio commesso da un attore durante uno spettacolo teatrale. Queste somiglianze portarono lo scrittore francese a citare in giudizio per plagio il compositore. L’ accusa finì in una bolla di sapone pochi anni dopo, perché Catulle Mendes fu lui stesso citato in giudizio per lo stesso motivo.Il tema del teatro nel teatro era così di moda all'epoca, che divenne rapidamente molto difficile rintracciare le ispirazioni degli artisti e stabilire se ci fosse una copia o meno.
La prima di Pagliacci il 21 maggio 1892, al Teatro Dal Verme di Milano, ricevette un'accoglienza mista da parte della critica, ma ciò non impedì un enorme successo fra il pubblico, tanto da essere riproposto in tutti i più grandi teatri del mondo come la Royal Opera House di Londra o il Metropolitan Opera di New York.
Fu durante questa rappresentazione americana che fu programmato per la prima volta con Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni (siamo nel 1890), vista la loro parentela letteraria dei due compositori e la loro appartenenza a un nuovo genere dell'opera italiana: quello del verismo.
Pagliacci è l'unica opera del compositore rappresentata ancora oggi. Le ragioni risiedono tanto nella qualità intrinseca del resto della produzione del compositore, quanto nell'ombra causata dal successo di Puccini.
La trama - Prologo
Il Prologo mette in guardia il pubblico: l'autore dello spettacolo che sta per essere rappresentato, con esso, ha voluto rappresentare la vita reale e i sentimenti reali.
Atto I
Il paese si riunisce per festeggiare l'arrivo della compagnia teatrale composta da Canio, Nedda, Tonio e Beppe. Quest'ultimo annuncia uno spettacolo per la stessa serata: la storia di una vendetta. Ma avverte: la vita è diversa dal teatro, e se l’attore fosse al corrente dell'infedeltà di Nedda, la sua reazione sarebbe più tragica di quella del suo personaggio di pagliaccio.Suonano le campane: il paese si reca alla funzione religiosa. Rimasta sola, Nedda si preoccupa delle parole del marito, senza perdere il suo buon umore. Il deforme ma amorevole Tonio viene a cercarla: lei lo respinge con disprezzo. Quest'ultimo giura vendetta. È poi il turno del contadino Silvio che viene a cercarla. Questa volta, la passione amorosa è condivisa: i due amanti decidono di fuggire insieme la sera stessa. Tonio, nascosto, non ha perso nulla della loro conversazione e va alla ricerca di Canio, il marito di Nedda per informarlo. Il marito ingannato sorprende gli amanti: Silvio riesce a fuggire mentre entra in scena Beppe e cerca di calmare Canio. È ora di salire sul palco. Rimasto solo, Canio indossa il suo costume di attore. Disperato, però, non ha la condizione di spirito adatta per far ridere gli spettatori.
Intermezzo - Atto secondo
Il pubblico impaziente accorre per assistere allo spettacolo. Nedda appare sulla scena, nel suo costume da Colombina. Il suo personaggio è corteggiato da Arlecchino, interpretato da Beppe, e da quello di Taddeo interpretato da Tonio. Ma quando appare il personaggio del marito tradito, Pagliaccio, il suo interprete, Canio, rivive il proprio tradimento. La maschera cade e pugnala Nedda, per davvero. Silvio, presente tra la folla, si precipita su di lei, disperato, ma Canio uccide anche lui. La commedia è finita!
Personaggi
• Canio / Pagliaccio - Tenore - marito di Nedda, direttore di una troupe di attori itinerantiLa storia di Canio è toccante: tradito dalla donna che ama e alla quale ha dato tutto, e terrorizzato di diventare nella realtà il capro espiatorio che recita tutte le sere, Canio va su tutte le furie e uccide la moglie Nedda e il suo amante Silvio, durante una rappresentazione di commedia dell'arte.
Attraverso tre assoli, Leoncavallo descrive la profondità e la sofferenza di questo personaggio, con voli lirici molto toccanti. Il compositore descrive musicalmente anche la dualità del personaggio attraverso accompagnamenti contrastanti che oscillano tra la bellezza di una linea e la mancanza di raffinatezza di un ritmo inarrestabile e inquietante.
• Nedda / Colombina - Soprano - Moglie di Canio, amante di Silvio.
Nedda non ama più suo marito. Si sente intrappolata nel matrimonio, ma non riesce a prendere la decisione di porvi fine. Quando finalmente decide di scappare con l’ amante, Tonio, che li ha spiati e che la donna aveva mandato via poco prima, rivela a Canio l'infedeltà della moglie. Terrorizzata dal comportamento irrazionale del marito e arrabbiata con Tonio, si rifiuta di rivelare il nome del suo amante e si ritira. Durante lo spettacolo, cerca con tutti i mezzi di impedire a suo marito di confondere realtà e finzione.
In questo caso, la musica sostiene il testo accompagnando i suoi tentativi con un minuetto dato agli archi che contrasta con la musica che evoca la furia di Canio.
• Tonio / Taddeo - Baritono - Un clown
Tonio è un personaggio amaro e manipolatore. Mandato via da Nedda dopo la sua vibrante dichiarazione d'amore (unico momento lirico per questo personaggio) e umiliato da Canio che cerca di allontanarlo dalla moglie, giura vendetta e conduce la coppia verso il proprio destino. Dopo l’alterco con Nedda, scopre la relazione della donna con Silvio e ne informa Canio. Non contento del male che ha già fatto, manipola Canio nel ridicolizzare ,confondendo realtà e finzione e punisce allo stesso tempo la frivolezza di sua moglie.
• Silvio - Baritono - Un abitante del villaggio, amante di Nedda
Silvio è follemente innamorato di Nedda, ma non sopporta più la loro relazione nascosta. Propone di scappare insieme a lei la sera stessa, dopo lo spettacolo. La gioia per il fatto che Nedda abbia acconsentito alla richiesta viene interrotta dall'intervento di Canio che lo mette in fuga. Durante lo spettacolo, assiste impotente alla follia di Canio e purtroppo arriva troppo tardi per salvare Nedda dalla furia del marito. Dopo essersi rivelato a Canio, quest’ultimo lo uccide.
• Beppe / Arlecchino - Tenore - Un clown
Assiste impotente alla follia di Canio. Eppure cerca con tutti i mezzi di riportare l’uomo alla realtà e controllare la sua rabbia.
"Verismo"
Il Verismo è un movimento artistico italiano della fine del XIX secolo che si è manifestato nella letteratura, nella pittura, ma anche nelle opere post-romantiche italiane di Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano (Andrea Chénier, 1896) o Giacomo Puccini (Tosca, 1899). Questo movimento, di durata piuttosto breve (circa quindici anni) non è caratterizzato da un'unità di stile tra tutti i suoi rappresentanti, ma piuttosto da una tendenza comune mel denunciare, con tutti i mezzi, la miseria sociale, in tutte le forme. Nato dal desiderio di far rivivere l'arte e la cultura italiana dopo la disillusione del Risorgimento , il verismo italiano trae le sue fonti in particolare dal naturalismo francese di Émile Zola i cui soggetti sono ispirati alla vita contemporanea dei "poveri" che subiscono ingiustizie sociali. Nel campo della letteratura, l'autore verista italiano più significativo è stato Giovanni Verga, la cui opera riflette la sua ossessione di studiare come i "vinti della società" affrontano la vita.A livello musicale, non c'è consenso sulla definizione di opere veriste. E l'ambiguità di questo termine, che copre sia il modo verdiano di cantare che la musica della giovane scuola italiana post-verdiana, contribuisce a questa vaghezza semantica.
Caratteristiche della musica nel Realismo
Tuttavia, alcune di queste caratteristiche possono essere individuate facilmente. Prima di tutto, il soggetto che mescola sottilmente il sordido e il sensazionale, mettendo in scena omicidi il più delle volte provocati dalla gelosia in amore all'interno delle classi sociali più svantaggiate. Ma anche la tendenza di raccontare una storia nella storia, dove rappresentiamo il teatro nel teatro, raccontando la vita delle persone sul palco e la loro professione di artisti. Come dice Tonio nel Prologo (che in seguito divenne il manifesto del movimento musicale realistico), le opere veristiche cercano di avvicinare realtà e finzione, fino a fondersi completamente. La vocalità è al servizio dell'impatto drammatico e la frase è più importante dell'aria musicale. Insomma, è l'avvento della dizione di fronte al virtuosismo vocale. La comprensione del testo diventa essenziale, anzi vitale, per l'espressione del dramma. Per fare questo, le linee vocali sono il più delle volte spogliate di qualsiasi bel canto (questo non è il caso ad esempio dell'aria di Canio "Vesti la giubba") a favore di nuove tecniche che trasmettono il lato emotivo delle situazioni e rafforzano l'evocazione del "reale": ad esempio, tremoli su note alte, declamazione appassionata con note tenute nel registro acuto della voce, ma anche l'urlo.L'influenza di Wagner si fa sentire nelle innovazioni del movimento e nelle sue trasformazioni drammatiche, con l'uso della dissonanza per rafforzare la tensione drammatica, così come una forma continua (l'unico modo per essere vicini al "reale") in cui l'orchestra dipinge il dramma tanto quanto il testo.
Piste di ascolto dell’opera - Una fusione tra realtà e finzione
Fedele all'esigenza drammatica del teatro classico "che in un giorno, che in un unico luogo, un solo fatto compiuto tiene il teatro pieno fino alla fine" (come afferma Boileau in L'Art Poétique), la tragedia verista Pagliacci ha una forma breve (1h10), un numero ridotto di atti (2 atti intervallati da un intermezzo musicale), un prologo che spiega la problematica della storia (Tonio che avverte gli ascoltatori che assisteranno a una confusione tra realtà e finzione), e una trama incentrata su pochissimi personaggi (cinque dei quali fanno parte della troupe di attori itineranti).Questa concisione e unità drammaturgica sono accompagnate da una messa in scena: un processo che consiste nel collocare all'interno dell'opera principale, un'altra opera che riprende le azioni o i temi dell'opera principale (mise en abyme, in francese). Nel caso di Pagliacci, si ha il teatro nel teatro: una troupe di attori itineranti arriva in un nuovo villaggio e annuncia la rappresentazione della loro commedia per la sera stessa. Attraverso il rapporto dell'azione "reale" (quella vissuta dagli attori) con quella dell'azione "recitata" (quella del dramma rappresentato), Leoncavallo riesce a fondere realtà e finzione al punto che uno dei personaggi, Canio, dimentica completamente di essere in scena e, nel secondo atto, uccide sua moglie e l’amante davanti agli abitanti del villaggio venuti ad assistere allo spettacolo.
Il compositore ha scelto consapevolmente due universi di atmosfere contrastanti con, da un lato, la finta allegria della commedia e, dall'altro. la violenza della realtà.
Con Pagliacci, Leoncavallo mette in scena il paradosso dell'attore il cui compito è far sentire alle persone ciò che non sentono, vale a dire, "interpretare" la sua trascrizione della realtà. Questa dimensione è più sentita nell'aria "Vesti la giubba", dove Canio, allo sbando dopo la scoperta dell'infedeltà della moglie, si costringe a salire sul palco e apparire felice per divertire il pubblico.
Impostazione della musica
Diverse influenze possono essere identificate nelle tradizioni veriste, ma esistono anche innovazioni molto interessanti. A livello vocale, ad esempio, c'è una chiara derivazione dal lirismo verdiano nella scrittura di melodie sontuose con intervalli espressivi, raddoppiati all'orchestra per rafforzare il loro lirismo, o contrappuntati da archi (gli archi suonano la stessa melodia, ma leggermente sfalsati). I ritmi ternari sono appropriati e ogni fine frase termina con un melismo di ispirazione popolare (fioritura melodica che consiste nel girare in otto intorno alla stessa nota).La particolarità del canto verista in Pagliacci consiste nel fatto che il compositore privilegia il mezzo delle voci con voli lirici che si traducono in note alte trattenute. Incorpora anche urla e risate, cioè tutto ciò che può essere struggente e rafforzare l'intensità drammatica.
A livello orchestrale, l'influenza di Wagner è fortemente presente: l'orchestra ha un ruolo chiave. È responsabile della tessitura di un discorso continuo che supporta voci e drammi e usa il leitmotiv per caratterizzare l'emozione chiave di un personaggio. Ad esempio, nell'ouverture, sentiamo successivamente i tre temi centrali dell'opera: la sinistra risata di Pagliaccio, il tema dell'amore tra Nedda e Silvio suonato sugli archi e accompagnato dall'arpa, e infine il tema della gelosia suonato nel basso dei violoncelli.
Nella sua opera, Leoncavallo cerca anche di trascrivere in musica un naturalismo letterario, attraverso l'uso di campane per evocare la chiesa di un villaggio, o di una falsa tromba per annunciare l'arrivo della fiera all'inizio dei due atti.
Per dare un'atmosfera realistica al suo dramma, usa la spazializzazione musicale, ad esempio avviando i cori nel backstage per dare un'impressione di movimento.
Infine, per evocare musicalmente la differenza tra gli attori e il loro personaggio nella commedia, il compositore ha scelto un trattamento vocale e orchestrale contrastante: ad esempio, nell'ultima scena del secondo atto, gli interventi di Nedda (nei panni di Colombina) sono accompagnati da una sorta di minuetto leggero suonato su archi che dovrebbero caratterizzare musicalmente la commedia, mentre quelli di Canio sono accompagnati da un'orchestra oscura su armonie tese e violente tutti.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ispirazione dietro l'opera "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo?
- Quali sono stati i risultati della prima rappresentazione di "Pagliacci" e dove si è tenuta?
- Perché "Pagliacci" è considerata un'opera del genere verista?
- Quali sono i principali personaggi dell'opera "Pagliacci" e quali ruoli interpretano?
- Come si manifesta il tema del "teatro nel teatro" in "Pagliacci"?
L'opera "Pagliacci" è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto, ovvero una relazione extraconiugale che portò all'omicidio di un domestico nella famiglia del compositore.
La prima di "Pagliacci" si è tenuta il 21 maggio 1892 al Teatro Dal Verme di Milano, ricevendo una accoglienza mista dalla critica ma ottenendo un enorme successo presso il pubblico.
"Pagliacci" è considerata un'opera verista perché riflette le caratteristiche del movimento verista, come la rappresentazione della realtà sociale e dei sentimenti autentici, e l'uso di soggetti tratti dalla vita quotidiana, in particolare delle classi sociali più svantaggiate.
I principali personaggi di "Pagliacci" includono Canio/Pagliaccio, un tenore che è il marito di Nedda e direttore di una troupe di attori itineranti; Nedda/Colombina, un soprano, moglie di Canio e amante di Silvio; Tonio/Taddeo, un baritono, un clown che giura vendetta; Silvio, un baritono, un abitante del villaggio e amante di Nedda; e Beppe/Arlecchino, un tenore, un clown che cerca di calmare Canio.
Il tema del "teatro nel teatro" si manifesta in "Pagliacci" attraverso la rappresentazione di una commedia dell'arte da parte dei personaggi principali, che riflette e si intreccia con gli eventi reali della loro vita, culminando in un climax drammatico in cui la finzione e la realtà si confondono tragicamente.