Verdi, Giuseppe - Il Corsaro

Genesi dell'opera de Il corsaro

Il Corsaro appartiene al periodo di intensa creazione che lo stesso Verdi definì "i suoi anni di galea". Dopo il grande successo del Nabucco rappresentato per la prima volta nel 1842, in dieci anni, il maestro compose ben sedici opere, lavorando senza posa per soddisfare le numerose richieste dei direttori d'opera, che volevano soddisfare le aspettative di un pubblico sempre più entusiasta della musica verdiana. Ovunque si chiedevano composizioni di Verdi e le opere furono composte, a ritmo frenetico; l’ultima fu La Traviata del 1853; qualche critico ha interpretato la morte dell’artista come conseguenza di tale sforzo così estenuante Ci sono, naturalmente, opere di qualità molto irregolare in questa abbondante produzione.

Fu per liberarsi, di un contratto che lo legava all'editore Lucca, che Verdi compose senza entusiasmo, Il Corsaro, tratto da un poema di Lord Byron. A lungo affascinato dal lungo poema "The Corsair", pubblicato nel 1814 dal poeta inglese Lord Byron, Verdi considerò seriamente di farne la base di un'opera nel 1845 in risposta a una commissione del Her Majesty's Theatre di Londra. Affidò il relativo libretto ad un certo Piave, ma il viaggio a Londra fu rinviato. Verdi, tuttavia, insistette con Piave affinché l’incarico di scrivere il libretto non fosse dato a nessun altro. Poema epico, "Il Corsaro" si concentra sugli stati d'animo dei protagonisti piuttosto che sugli eventi di cui essi sono causa. Vi si trovano stereotipi umani romantici che cercano di opporsi alla Natura, vigorosa e sovrana.
A proposito de Il Corsaro Verdi stesso disse: "Questa musica che ho scritto senza attribuirle importanza, per liberarmi di un editore odioso, probabilmente manca di ispirazione". Contrariamente alle sue abitudini, il compositore non partecipò, né alle prove, né alla prima, preferendo rimanere a Parigi dove aveva ritrovato Giuseppina Strepponi che sarebbe diventata la sua inseparabile compagna.

L’opera scomparse dai cartelloni teatrali dopo solo tre spettacoli. Per attenuare questo terribile fiasco, essa fu rapidamente sostituita da Macbeth, il cui successo non diminuiva dal 1847. Fu solo nel 1954 che il grande tenore Carlo Bergonzi riprese il ruolo di Corrado a Venezia, sotto la direzione di Tullio Serafin. Le rarissime riprese teatrali, come quella della Fenice nel 1963, e nel 19666 fuori dall'Italia, non riusciranno mai a salvare la fama di quest'opera che tuttavia comprende passaggi bellissimi, come il Preludio o la scena carceraria e il trio finale.

Personaggi

• Corrado, capo dei corsari (tenore)
• Medora, amante di Corrado (soprano)
• Gulnara, la favorita del pasha, ma innamorata di Corrado (soprano)
• Seid, il Pasha (baritono)
• Giovanni, corsaro e fedele servitore di Corrado (basso)
• Selimo, luogotenente di Said (tenore)
• Un eunuco (tenore)
• Uno schiavo (tenore)
• Corsari, guardie, turchi, odalische

Epoca: inizi del XlX secolo
Spazio: un’isola dell’Egeo, il palazzo del Pasha

Atto I

Il canto feroce dei pirati risuona sull'isola dei corsari. Il loro capo Corrado piange il suo destino: la paura che ispira è solo il riscatto della sua felicità perduta e del rifiuto che ha subito. Il suo fedele Giovanni gli consegna un messaggio. Immediatamente, Corrado arringa le sue truppe, che intende guidare lui stesso in battaglia.
In una vecchia torre, la giovane Medora piange di noia mentre aspetta Corrado. Corrado annuncia la sua partenza, senza poterne rivelare il motivo. Medora ha la sensazione che non lo rivedrà vivo.

Atto II

Nell'harem di Pasha Seid, gli schiavi salutano la favorita Gulnara, che però è disperata, perché colui che la ama. Seid appare in mezzo ai suoi soldati, esaltandoli con un canto di guerra: la guerra contro i corsari si avvicina. Corrado si presenta, travestito da derviscio, e sfida Seid. È allora che scoppia un incendio contemporaneamente all'arrivo dei corsari. Quest'ultimo mette in fuga i soldati di Seid. Ma, nel cercare di salvare Gulnara e gli schiavi dal fuoco, favoriscono il ritorno dei nemici: Corrado è sconfitto e deve arrendersi. Il corsaro, tuttavia, sfida nuovamente il Pascià, provocando l'ammirazione di Gulnara. Said cattura il corsaro, annunciandogli una morte atroce, anche se Gulnara difende colui che gli ha salvato la vita.

Atto III

Vittorioso, Seid è lacerato dalla gelosia e dal desiderio di vendetta. Affronta Gulnara e, percependo il suo affetto per Corrado, la minaccia.
In prigione, Corrado pensa a Medora. Gulnara viene a liberarlo, ma il corsaro si rifiuta di fuggire; la donna se ne va, con un pugnale in mano. Pochi istanti dopo, Gulnara riappare: in mano tiene un pugnale insanguinato: Seid è stato ucciso e a Corrado non resta che fuggire con lei.
Sull'isola dei pirati, Medora vede gli uomini di Corrado tornare senza di lui e ne deduce che egli è morto.
Per unirsi a lui in cielo, si uccide avvelenandosi. Poco dopo, entrano in scena Corrado e Gulnara: il corsaro prende in braccio la sua fidanzata, giusto in tempo per raccogliere il suo ultimo respiro, poi si precipita tra le onde per uccidersi. Gulnara sviene.