Concetti Chiave
- L'ultimo duello tra Enea e Turno è il culmine delle peripezie di Enea, caratterizzato da un'intensa carica epica nonostante il limitato numero di colpi scambiati.
- La narrazione mette in risalto la dimensione umana ed emotiva dei due eroi, evidenziando i sentimenti contrastanti di Enea e Turno durante lo scontro.
- Enea, sostenuto dalla volontà del Fato e dagli dèi, incarna l'etica romana, ma è sopraffatto dall'ira alla vista del cinturone di Pallante, portando a una conclusione drammatica.
- Turno, consapevole dell'ostilità divina, affronta il duello in uno stato di turbamento e disperazione, evidenziando la perdita di forza e speranza.
- Il dramma di Turno culmina nel riconoscimento del suo fallimento e nella richiesta di pietà, sottolineando la sua umanità e il suo destino tragico.
Indice
Il Duello Finale di Enea e Turno
L'ultimo duello rappresenta l'evento decisivo e conclusivo del lungo ciclo di peripezie che conducono Enea a stabilirsi nel Lazio, in rispetto della volontà del Fato. Lo scontro finale tra i due combattenti non è caratterizzato da una serie cruenta di colpi, come accade in tanti scontri omerici; i colpi inflitti sono solo due: il tiro della «lancia fatale» (v.
40) di Enea che giunge a segno nella coscia di Turno e il colpo di spada che porta la morte. Ma ugualmente, per la particolare scelta espressiva dei termini, per le forti immagini descrittive, per la potenza delle rapide similitudini (vv. 42-44) e per l'eco del grido tremendo dei Rùtuli, l'episodio assume toni altamente epici che segnano la progressiva ascesa drammatica verso la Spannung, il momento culminante dell'uccisione di Turno. In tutto il contesto narrativo, però, ciò che emerge più nettamente è la dimensione umana ed emotiva dei due eroi, ognuno dei quali affronta la dura esperienza in un rapido accavallarsi di sentimenti.Enea: Eroe del Fato e della Compassione
Da un lato vi è Enea, forte della sua energia interiore, che è sostenuta dalla consapevolezza di compiere una missione voluta dal Fato e che si è consolidata attraverso il superamento di tante difficoltà: egli è protetto dagli dèi, il cui volere ha allontanato dal campo del duello ogni altro intervento soprannaturale. L'eroe si accinge allo scontro con espressioni di provocazione che rispondono a un rituale epico e hanno la funzione di rinvigorire l'energia del combattente. Enea, però, incarna anche l'etica romana già espressa da Anchise nell'oltretomba, e cioè abbattere i superbi e risparmiare chi si assoggetta: così, dopo che ha abbattuto l'avversario con una profonda ferita e questi ne ha riconosciuto la vittoria, lascia emergere un sentimento di compassione ed è disposto a soddisfare la richiesta di Turno. Tuttavia, un nuovo moto dell'animo travolge l'eroe alla vista del cinturone di Pallante e l'ira prende il sopravvento sulla misericordia, sicché in un immediato e rapido gesto egli affonda la spada nel corpo di Turno. Enea riecheggia in tal modo l'eroe dell'iliade Achille il quale, uccidendo Ettore, compie la sua vendetta per la morte del giovane Patroclo.
Turno: L'Antagonista Sconfitto dal Destino
L'antagonista è Turno, che si accinge allo scontro già turbato perché ha compreso che gli dèi ormai gli sono contrari: alle parole di provocazione di Enea non risponde con uguale atteggiamento di sfida, ma chiama in campo l'ostilità divina, a sottolineare che il vero avversario è al di sopra di lui, così da sminuire la gloria di Enea nella possibile vittoria. Subito dopo Turno vive il momento più alto del suo dramma quando si accorge di non possedere più la sua forza fisica: i suoi muscoli e le sue fibre non rispondono quando cerca di scagliare contro il nemico il macigno, che è pesante ma pari alla sua energia di un tempo. Lo sgomento lascia il posto alla paura della morte, che appare inevitabile, e alla nostalgia per il suo popolo e la sua città, che sono ormai perduti. Il colpo di Enea che giunge a segno colpisce un uomo che indugia perché ha perduto ogni speranza; le parole rivolte da
Turno al vincitore che incombe sono di un guerriero infelice che riconosce il proprio fallimento, non prega di ricevere il perdono, ma si appella alla sensibilità filiale di Enea: solo per pietà verso suo padre chiede salva la vita oppure la restituzione del proprio cadavere.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del duello finale tra Enea e Turno?
- Come viene descritto Enea nel contesto del duello?
- Qual è il ruolo del Fato nel destino di Turno?
- Quali sentimenti prova Turno durante il duello?
- In che modo Enea riecheggia l'eroe dell'Iliade, Achille?
Il duello finale rappresenta l'evento decisivo che conclude il ciclo di peripezie di Enea, segnando la sua ascesa drammatica e il compimento del suo destino nel Lazio.
Enea è descritto come un eroe del Fato e della compassione, sostenuto dagli dèi e dalla consapevolezza della sua missione, ma anche capace di provare compassione, sebbene l'ira prevalga alla vista del cinturone di Pallante.
Turno è consapevole che gli dèi gli sono contrari e che il vero avversario è il Fato, il che sminuisce la gloria di Enea nella vittoria e sottolinea la sua sconfitta inevitabile.
Turno prova sgomento, paura della morte e nostalgia per il suo popolo, riconoscendo il suo fallimento e appellandosi alla sensibilità filiale di Enea per pietà.
Enea riecheggia Achille uccidendo Turno in un gesto di vendetta, simile a come Achille uccise Ettore per vendicare la morte di Patroclo.