Concetti Chiave
- I poemi Iliade e Odissea sono attribuiti a Omero, poeta cieco leggendario, ma furono creati da una lunga tradizione orale.
- Gli "aedi" erano poeti che inventavano i poemi, mentre i "rapsodi" univano i racconti orali in testi scritti.
- La figura di Omero è stata messa in dubbio sin dall'antichità, dando origine a due teorie sulla sua esistenza.
- I teorici "UNITARI" sostenevano l'esistenza di Omero, spiegando le differenze tra i poemi come evoluzione dello stesso poeta.
- I "SEPARATISTI" negavano l'esistenza di Omero, attribuendo la creazione dei poemi a poeti anonimi tramite tradizione orale.
Origini dei poemi omerici
I primi poemi occidentali, ovvero l'Iliade e l'Odissea sono stati attribuiti alla figura di Omero (dal greco "o me oron", cioè "colui che non vede"), poeta cieco nato secondo i più a Smirne. Egli tuttavia, frutto della leggenda, non esistette mai; infatti i due poemi in questione, eredità di una lunghissima tradizione orale, solo in seguito vennero messi per iscritto da alcuni poeti anonimi.
Ruolo degli aedi e rapsodi
I cantori erano divisi in due categorie:
1 gli "aedi" (dal greco "aoidos", derviante a sua volta dal verbo "adein", che significa cantare) erano coloro che inventavano i poemi;
2 i "rapsodi" (dal verbo greco "raptein", che significa cucire) erano coloro che cucivano insieme i poemi derivanti dalla tradizione orale.
Dibattito sull'esistenza di Omero
Sull'esistenza di Omero si dubitò sin dalla tarda antichità e questo suscitò la formazione di due gruppi antagonisti di teorici:
1 gli UNITARI, che sostenevano l'esistenza della figura di Omero e giustificavano le discrasie (dal greco "cattiva mescolanza") all'interno di un unico testo e le enormi differenze tra i due poemi omerici in quanto figli di due età diverse dello stesso poeta.
2 i SEPARATISTI, che negavano l'esistenza di Omero, accreditando la teoria della tradizione orale e canora, in seguito messa per iscritto da poeti in condizioni di anonimato. Fra di loro si possono ricordare Wolf e Parry. Il primo sosteneva che i poemi fossero stati cuciti e messi per iscritto solo nel VI secolo per incarico di Pisistrato. Il secondo spiegava invece l'esistenza dei cantori attraverso le formule fisse e gli epiteti, che fungevano da richiami mnemonici.