Concetti Chiave
- Enea è paragonato a un moderno esule, guidando i Troiani alla ricerca di una "terra promessa" in Italia.
- La storia di Enea riflette il tema attuale dell'immigrazione, con un viaggio guidato dal destino e dagli dei.
- La missione di Enea è simile a quella di Mosè, ma con obiettivi e divinità diverse, portando il suo popolo alla salvezza.
- Come rifugiato di guerra, Enea affronta ostacoli simili a quelli dei migranti attuali, senza però subire espulsioni.
- Il mito di Enea suggerisce che Roma abbia origini in un rifugiato, riflettendo la complessità dell'immigrazione nel passato.
Indice
Enea e il suo popolo in fuga
Enea è un esule e ha il compito di portare il suo popolo, o almeno ciò che resta dei Troiani, lontano dalla città ormai distrutta. E’ un esule: di questi tempi il tema è alquanto di moda, viste le masse di extracomunitari che quotidianamente cercano di sbarcare sulle italiche rive.
Ecco, immaginatevi una situazione di questo genere: un gruppo consistente di esuli troiani che, spinti dall’aspettativa e dalla speranza di una “terra promessa”, cioè l’Italia, si mette in viaggio e si lascia guidare da un condottiero di popolo illuminato dalla divinità. Eh già, perché anche qui, come nei poemi omerici, gli dei giocano un ruolo determinante.Il destino di Enea e Mosè
La storia di Enea non è semplicemente quella dell’esule disperato alla ricerca di una vita migliore, anche se delle affinità con gli albanesi evidentemente ci sono, specialmente per quanto riguarda il punto d’arrivo del viaggio, che è appunto l’Italia. Ma la nostra penisola è una vera e propria “terra promessa”, non un casuale approdo, e il destino che attende i Troiani è ben noto, non ignoto o solamente vagheggiato come quello di tanti altri esuli. Se devo proprio cercare un termine di paragone, vedrei Enea simile a Mosè cui Dio ha affidato l’arduo compito di riportare il proprio popolo nella Terra Promessa. Ovviamente ci sono delle differenze: Mosè strappa gli ebrei dalla schiavitù e non solo li riconduce nella propria terra, ma ridà loro la libertà; il Dio di Mosè è unico ed il compito del biblico esule è anche quello di arrestare il dilagante politeismo per rafforzare la fede monoteista. Enea, invece, è un troiano che strappa il suo popolo da morte certa e terribile: a chi farebbe piacere concludere la propria esistenza tra le fiamme di un indomabile incendio? Inoltre, la terra verso cui deve salpare con le navi è conosciuta, ha un nome: Italia. Questa è la terra promessa dagli dei e dal Fatum che è espressione della volontà divina onnipotente e suprema.
Le sfide di Enea e i Troiani
Il viaggio di Enea non è paragonabile a quella dei tanti disperati i cui naufragi affollano spesso le pagine dei giornali; certo anche lui ha le sue belle “gatte da pelare”, anche le sue navi faranno naufragio e anche il suo popolo sarà ospitato da genti straniere. Allora i centri di accoglienza non esistevano, ma agli esuli erano riservati tutti gli onori e nessuno presentava loro il “decreto di espulsione” se individuati come clandestini. Almeno in questo i Troiani erano fortunati.
Enea, un profugo di guerra
anche l’eroe virgiliano deve lottare contro le sventure e le avversità determinate dagli dei ostili,.
Considerare il mitico capostipite dei re di Roma come un immigrato, un extralatino, sembrerebbe eccessivo; anche se altrove gli extra hanno fatto carriera, diventano persino presidenti. Ma qui da noi! «L’Italia non è mica un Paese multietnico!», han detto. Eppure Enea è un profugo di guerra: gli Achei hanno distrutto Troia ed egli cerca pace e fortuna all’estero, vagando con fragili navi (carrette del mare?) alla ricerca di una spiaggia amica. E arriva nel Lazio. Lì chiede ospitalità, ma lo xenofobo locale di turno, Turno appunto, lo accusa di volergli rubare la donna. Anzi, visto che alzare un polverone gli conviene, accusa i Troiani di voler rubare ai Rutuli tutte le donne. Eh, bum! Erano quattro gatti, i Troiani. E mica rubavano; al massimo, si innamoravano (ricambiati). Insomma, Turno la mette sul politico, sfida Enea.
Il mito di Enea e Roma
Volendo attingere dal mito un paradosso, si potrebbe sostenere che Roma antica, e con essa la radice maggiore della civiltà occidentale, abbiano avuto origine dalla straordinaria impresa di un rifugiato proveniente dalla Turchia.
La storia di Enea, "l'uomo che per primo dalle terre di Troia raggiunse esule l'Italia per volere del fato e le sponde lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra e in mare", non è tanto diversa da quella delle migliaia di profughi curdi, che oggi approdano sulle nostre coste. Forse la differenza principale risiede nel fatto che l'eroe troiano, avendo navi proprie, non dovette mettersi nelle mani di un trafficante.
Domande da interrogazione
- Qual è il compito di Enea nel suo viaggio?
- In che modo il destino di Enea è paragonabile a quello di Mosè?
- Quali sfide affronta Enea durante il suo viaggio?
- Come viene descritto Enea nel contesto della migrazione moderna?
- Qual è il significato del mito di Enea per la civiltà occidentale?
Enea ha il compito di portare il suo popolo, i Troiani, lontano dalla città distrutta di Troia verso una "terra promessa", l'Italia, guidato dalla volontà divina.
Entrambi sono leader che guidano il loro popolo verso una terra promessa, ma mentre Mosè libera gli ebrei dalla schiavitù, Enea salva i Troiani da una morte certa, con l'Italia come destinazione conosciuta.
Enea affronta naufragi e l'ospitalità di genti straniere, ma a differenza dei moderni esuli, i Troiani ricevono onori e non vengono espulsi come clandestini.
Enea è descritto come un profugo di guerra, simile ai moderni migranti, che cerca pace e fortuna all'estero, affrontando ostilità e accuse di rubare risorse locali.
Il mito di Enea suggerisce che Roma antica, e quindi la civiltà occidentale, abbiano avuto origine dall'impresa di un rifugiato, sottolineando l'importanza delle migrazioni nella storia.