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Maturità: fa ricorso per il voto, ora deve pagare 4mila euro articolo

Per alcuni studenti la Maturità può diventare un incubo. Se si pensa di non meritare la bocciatura o che la commissione abbia commesso un'ingiustizia assegnato un determinato voto, si può decidere di appellarsi alla giustizia amministrativa per avere la possibilità di sostenere di nuovo l'esame o ribaltare il risultato deciso dalla commissione.

Non sempre però con risultati positivi.
L'ultimo caso riguardo una studentessa di Teggiano, in provincia di Salerno.
I fatti risalgono all'anno scolastico 2008-2009, ma solo nel 2017 si è arrivati alla sentenza definitiva. Ammessa con la media di 8,6 all’esame, con i crediti ottenuti durante il triennio le fu dato "solo" 93. Un risultato non ritenuto soddisfacente per la studentessa che ha deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa.

Voto di maturità: 93? Troppo basso

I giudici in primo grado evidenziarono alcune contraddizioni, come il tempo della prova orale ben più lungo, rispetto alla norma, il voto (di 26) non in linea con quanto risultante dalla scheda d’esame e la scheda del colloquio non allegata al verbale. Il Tar accolse il ricorso, ma rettificò di poco il voto (l'orale passò da 26 a 27). Adesso il Consiglio di Stato, a cui la ragazza si era rivolta non paga del verdetto di primo grado, ha ribaltato tutto, condannando la ragazza a pagare 4mila euro di spese processuali in favore del Miur.

"I giudizi espressi dalla commissione per gli esami di maturità – si legge nell'estratto della sentenza riportata dalla testata locale L'Occhio di Salerno – sono connotati da discrezionalità tecnica. Sicché sono inammissibili ed in ogni caso infondate le censure che mirano a sindacare nel merito l’esito delle prove sostenute da un candidato, le quali viceversa non sono assoggettabili a tale verifica in assenza di macroscopici vizi logici e di procedimento, i quali nella specie non sono ravvisabili".