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maturitàLa bocciatura all’esame di Stato è una paura comune e piuttosto diffusa tra gli studenti. Ma che, a conti fatti, non trova un grande riscontro nella realtà. L’incubo più ricorrente dei maturandi - che ovviamente si ripresenterà anche per quelli del 2023 - si scontra con i numeri sugli effettivi “fallimenti”. Basta osservare i dati delle edizioni precedenti: ad esempio, nel 2022 gli studenti bocciati dopo le prove finali sono stati appena lo 0,1%. Una percentuale esigua, nonostante la scelta dell’allora Ministro Bianchi di reintrodurre le prove scritte dopo le due edizioni segnate dalla pandemia, con la sola prova orale. Vuol dire 1 bocciato ogni 1.000 candidati. In termini di probabilità, azzeccare un ambo al Lotto giocando due soli numeri, al confronto è un gioco da ragazzi: 1 probabilità su 400.

Ma il risultato dello scorso anno è solo l’ultimo di una striscia positiva che dura ormai da diverso tempo. Perlomeno dal 2017, quando la percentuale di bocciati in sede d’esame aveva sfiorato lo 0,5%. Nei cinque anni seguenti, invece, il tasso di successo è addirittura aumentato costantemente, a dispetto dei pesanti disagi vissuti durante l’emergenza sanitaria. Solo andando ulteriormente a ritroso nel tempo, si potrebbe dire che il destino non è sempre stato favorevole alle ragazze e ai ragazzi di quinto: in quel caso, in più di un’occasione, la ‘scure’ della commissione si è abbattuta sulle loro teste. Questo è quanto emerge dall’indagine condotta dal portale Skuola.net che ha messo in fila i risultati degli esami di Maturità che si sono susseguiti nel corso degli anni.

Negli ultimi anni all’esame non si è bocciato (quasi) mai

La “severità” della Maturità, però, non è stata determinata tanto dalla durezza degli esami del passato quanto dalla maggior o minore flessibilità da parte dei docenti di commissione. In questo senso, il caso dell’esame di Maturità del 2007 è significativo: in quell’occasione i bocciati furono il 2,1% del totale dei candidati. Fu l’inizio di un periodo particolarmente duro per i maturandi. Innanzitutto perché, da quel momento in poi, sul loro percorso hanno trovato un nuovo ostacolo: lo scrutinio di fine anno, il momento in cui il Consiglio di classe decide chi ammettere all’esame.

Una novità assoluta, se consideriamo che la precedente Riforma Berlinguer del 1999, di fatto, non poneva vincoli all’ammissione all’esame. Una “selezione all’ingresso” che, dopo un decennio, è diventata una consuetudine utilizzata dai docenti per evitare, forse, la grande delusione all’esame: nel 2017 i bocciati prima della Maturità furono il 3,9%, nel 2018 il 4%, nel 2019 il 3,9%. Significativo, poi, quello che è successo nel 2021 e nel 2022: forse a causa delle lacune accumulate durante la pandemia, i consigli di classe furono costretti a fermare, rispettivamente, il 4% e il 3,8% degli studenti di quinta superiore.

Per quanto riguarda, invece, i bocciati all’esame, sempre nell’ultimo quinquennio, le percentuali confermano la benevolenza delle commissioni d’esame. Tradotto in numeri, dal 2017 ad oggi si è assistito a un progressivo miglioramento delle performance dei maturandi: dallo 0,5% di bocciature nel 2017, passando per lo 0,4% del 2018 e lo 0,3% del 2019. Fino ad arrivare ai tempi più recenti: nel 2021 e nel 2022, i bocciati all’esame furono rispettivamente lo 0,2% e lo 0,1%.

Nel 2020 e 2021 boom di voti eccellenti: effetto pandemia?

Quando si arriva all’esame, dunque, il successo è quasi garantito. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo assistito anche alla crescita dei voti di diploma. Le cause, probabilmente, sono da ricercare sempre nell'emergenza sanitaria, che potrebbe aver indotto ad adottare un approccio benevolo. Ma anche al format d’esame, con una commissione interna in luogo di quella mista (il presidente è sempre rimasto esterno). Nel 2021, con il solo maxi-orale, si è registrato un netto aumento rispetto al 2019 (ma anche al 2020) dei diplomati con il massimo dei voti (100/100): si è trattato del 13,5%, contro il 5,6% di diplomati col massimo dei voti nel 2019, quando era ancora in vigore il formato pre-pandemico.

Nel 2022, invece, il ritorno delle prove scritte ha nuovamente rovinato i piani a molti maturandi: nella scorsa edizione le studentesse e gli studenti usciti con cento sono stati il 9,4%. Di conseguenza - sempre lo scorso anno - si è registrato un incremento in tutte le altre fasce di voto inferiori: il 51% degli studenti si è classificato nella fascia che va dai 60 agli 80 punti, contro il 47% del 2021. I diplomati nella fascia 71-80 sono passati dal 23,8% del 2021 al 27% del 2022; cresciuta infine la schiera dei licenziati con un voto compreso tra i 61 e i 70 punti: dal 18,5% al 20,1%. Lieve flessione invece per quanto riguarda chi ha raggiunto la soglia minima all’esame, cioè 60/100: si è passati dal 4,8% al 4,1%.

Sono tutti numeri che, con il ritorno alla “normalità” dopo il periodo della pandemia, fanno presagire per l’edizione 2023 risultati in linea con l’anno scorso o, ancora di più, con il 2019. Considerando che, però, l’emergenza sanitaria c’è stata e che si farà probabilmente sentire; ci si augura che questo non corrisponda a un “flop” dei candidati. Anche se per la bocciatura all’esame, eccetto casi limite, resta comunque uno scenario remoto..

Ha senso ancora sostenere l’esame di Maturità?

“Il calcolo delle probabilità, guardando a quanto avvenuto negli ultimi anni, ci restituisce uno scenario che conferma che l’esame di Maturità, per quanto articolato, è comunque destinato a copiare gli esiti degli scrutini finali. Nei quali effettivamente chi non merita di portarsi a casa il diploma, viene fermato prima di tentare chance dell’esame finale. Perché la bocciature alla fine delle lezioni è un evento assolutamente più frequente, nell’ordine del 4% dei candidati. Il che pone l’interrogativo: che valore ha l’esame di Maturità? Stando ai dati, più che di rito di passaggio che di una prova di selezione o valutazione”. Così commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net
Data pubblicazione 9 Giugno 2023, Ore 16:11 Data aggiornamento 9 Giugno 2023, Ore 16:29
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