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di paolodifalco01
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energie rinnovabiliLa Maturità 2022 si avvicina, così come si avvicina la prima prova di Italiano: proviamo a passare in rassegna alcune tematiche di attualità che sicuramente potranno esserti utili per prepararti e oggi parliamo di una domanda che, dopo l'invasione russa dell'Ucraina con il conseguente aumento del prezzo dei combustibili fossili, è emersa in maniera lampante: l’Europa può far a meno dall’importare i combustibili fossili dalla Russia e quali sono le alternative possibili?

Se da un lato la stessa Presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha ribadito che:”Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russi", dall'altro lato bisogna sottolineare come la produzione di energia rinnovabile in Italia non abbia ancora raggiunto il pieno sviluppo e, di conseguenza, sembra irrealistico al momento parlare di autosufficienza energetica basandosi solitamente sulla produzione di energia pulita ma, andiamo a vedere cosa sono le rinnovabili, a che punto siamo in Italia e qual è il piano europeo per far fronte a quest'emergenza energetica.

Cosa sono le fonti energetiche rinnovabili?

Le fonti energetiche rinnovabili, al centro del dibattito pubblico sopratutto nell'ultimo decennio, provengono dal mondo naturale.
In generale sono due i principali vantaggi di quelle che si stanno affermando come la fonte principale dell'energia del futuro: non inquinano e allo stesso tempo non si esauriscono. Quest'ultime inoltre funzionano secondo un meccanismo completamente inversorispetto a quello delle fonti non rinnovabili che si distinguono in combustibili fossili e combustibili nucleari.

A differenza del carbone, gas, petrolio esauribili e inquinanti, le risorse da cui parte la produzione di energia rinnovabile si rigenerano molto rapidamente grazie a veri e propri impianti con cui è possibile produrre elettricità a partire dall’energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica. A fronte dei cambiamenti climatici in atto nel nostro Pianeta, bisogna sottolineare come la corsa alle fonti rinnovabili è oggi diventata indispensabile per salvaguardare la situazione globale dell’ambiente ma anche la salute dell'uomo.

A che punto siamo con le rinnovabili in Italia?

Secondo il report più recente di Terna, la società proprietaria della rete di trasmissione nazionale italiana dell'elettricità in alta e altissima tensione, nel 2020 la domanda nazionale di energia elettrica in Italia è stata soddisfatta per l'89% del totale da fonti di produzione interna e per l'11% dall'estero. Nel complesso però l’Italia è il terzo produttore di rinnovabili in Europa e nello specifico per quanto riguarda la produzione di energia rinnovabile:

  • l'energia idroelettrica rappresenta il 43% della produzione complessiva da fonti rinnovabili e viene prodotta soprattuto nell’arco alpino e lungo la dorsale appenninica;
  • l'energia solare rappresenta il 20% della produzione che equivale a circa un dodicesimo dell’energia totale prodotta in Italia ed è prodotta grazie agli impianti fotovoltaici presenti in larga parte nel Sud Italia;
  • le bioenergie si fermano al 17% del totale;
  • l'energia eolica rappresenta il 15% ed è prodotta soprattutto in Sicilia e Sardegna, a cui si aggiunge la parte meridionale della dorsale appenninica di Puglia, Campania e Basilicata;
  • l'energia geotermica che rappresenta solamente il 5% del totale, ha il suo polo d’eccellenza in Toscana

Detto ciò per farci un'idea della presenza delle fonti d'energia rinnovabile in Italia, basti pensare che nel 2020, abbiamo utilizzato 302.751 GWh ovvero milioni di kilowatt orari. Un kilowatt orario è quanto consuma mezz’ora di forno elettrico o un ciclo di lavatrice a 60°. Il 52% di energia elettrica però viene prodotta da impianti termici mentre il 31% da fonti energetiche rinnovabili e solamente il 5% da biomasse.

In quel 52% di energia prodotta da impianti termici le centrali a gas incidono per il 43%, vi è poi un 4% di centrali funzionanti a scarti di lavorazione come rifiuti, coke di petrolio, bitume e infine un 5% di impianti a carbone.

Com'è la situazione in Europa?

In Europa la situazione la situazione cambia da Paese a Paese: se in Polonia solo il 13% dell'energia è prodotta a partire da fonti rinnovabili e il 72% proviene dal carbone, in Austria il 72% dell'energia elettrica proviene da fonti rinnovabili.

In generale la produzione elettrica di rinnovabili a livello europeo si attesta intorno al 35% del totale, il carbone e gli altri combustibili fossili al 18%, il gas - di cui siamo tra quelli che ne consumano di più - al 22% e il nucleare produce ben il 25% dell’energia totale anche se non può essere incluso in toto tra le energie pulite dati gli scarti della produzione ovvero le scorie nucleari che sono altamente inquinanti.

Di fronte a questo scenario il piano dell'Unione Europea è quello di incrementare del 32% la produzione energia rinnovabile entro il 2030 in modo da attestarsi almeno al 53% del totale.

Qual è il piano europeo per ottenere l'indipendenza energetica dalla Russia?

Come dicevamo prima, la questione energetica è riemersa soprattutto a fronte dell'invasione russa dell'Ucraina e della recente richiesta del presidente russo Putin di farsi pagare il gas in rubli. In questo contesto si colloca la bozza del piano di RePowerEu presentato dalla Commissione Europea per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030. Qui innanzitutto è previsto che gli Stati Membri facciano scorta di risorse riempiendo i loro depositi di gas di almeno il 90% entro il 1° ottobre di ogni anno in modo da evitare crisi future scaturite dalla mancanza di approvvigionamenti.

Un altro obiettivo sarà sicuramente quello dell’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto da fornitori come Stati Uniti, Qatar e Australia. E, oltre alla diversificazione delle forniture di gas, la Commissione Europea ha ribadito che un un ruolo centrale nell'allentamento dalla dipendenza dalla Russia sarà giocato dai nuovi progetti di energia rinnovabile su cui l’UE ha intenzione di puntare. Proprio per questo, diversi sono i negoziati, portati avanti anche in questi giorni, su una serie di politiche di intervento contro il cambiamento climatico che hanno l'obiettivo di tagliere il consumo di gas dell’UE del 30% entro il 2030.

Paolo di Falco