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Tema Maturità: quando si usa il congiuntivoLa prima prova di Maturità, già fissata sul calendario per mercoledì 21 giugno 2023, è la fondamentale tappa iniziale dell’Esame di Stato. Partire bene già dal tema di Italiano è molto utile per accumulare punti in vista del voto finale del diploma.
Per farlo, i maturandi dovranno confrontarsi con la scrittura, una delle attività più complicate non solo dal punto di vista scolastico, a causa delle molte insidie più o meno nascoste della grammatica e della lingua italiana.

Prima di ritrovarsi con la penna in mano di fronte al foglio bianco, il giorno della prova, risulta quantomeno funzionale ripassare alcuni aspetti imprescindibili della lingua e della scrittura. In questo articolo forniremo allora una guida su uno degli aspetti più spinosi da padroneggiare per quanto riguarda l’italiano: l’uso del congiuntivo. Ovvero, in altre parole, quando e come si usa il congiuntivo?

Quando si usa il congiuntivo?

Il 21 giugno, i maturandi dovranno sedersi ai banchi dalle 4 alle 6 ore per portare a termine la prima prova di Italiano. Dunque, dovranno scrivere. Se già parlare correttamente risulta piuttosto complicato, nella scrittura le difficoltà si moltiplicano. Tra gli elementi logico-grammaticali più problematici ci sono sicuramente i modi verbali. In particolare, uno su tutti: il congiuntivo. La domanda quindi è: quando si usa il congiuntivo?

Innanzitutto capiamo qual è la sua funzione logica basilare: il congiuntivo si usa in primo luogo per indicare un evento che appartiene alla sfera del non-reale (o meglio, del non-fattuale), e quindi dell’ipotetico, del possibile e del virtuale, con una vasta gamma di sfumature al seguito. Mentre l’indicativo esprime un dato di fatto, vero o falso che sia, l’uso del congiuntivo permette di entrare in un differente regime di senso, che ha a che fare con la soggettività di un punto di vista e le sue opinioni, i suoi desideri, i suoi dubbi e via discorrendo.

Facciamo un paio di esempio:

  • “Se mi svegliassi ogni giorno alle sette del mattino, farei molte più cose”.
  • “Sarei un ottimo giocatore di basket se fossi venti centimetri più alto”.

Come si può ben intuire da questi esempi, il congiuntivo permette in qualche modo di creare mondi altri, distaccati dallo stato delle cose, possibili (nel primo caso) o impossibili (nel secondo caso), al fine di costruire un discorso con valore ipotetico, eventuale, eccetera. L’unico limite, in questi casi, è la fantasia.

Ma gli esempi possono essere anche di tutt’altra specie:

  • “Penso che la questione non sia così semplice”.
  • “Che tu sia maledetto!”.
  • “Chiamassero pure, tanto io non rispondo”.

Esempi di tutt’altra specie, è vero, ma comunque si parla di opinioni (primo esempio), esclamazioni con valore di desiderio o augurio (secondo esempio), eventualità (terzo esempio).

Quali verbi reggono il congiuntivo?

Per semplificare la questione e sciogliere qualche dubbio, è utile chiedersi se ci sono alcune regole, alcuni elementi grammaticali o logici che implicano una soluzione univoca. Nel nostro caso, possiamo fare affidamento su una serie di verbi o formule che richiedono l’utilizzo del congiuntivo. Si tratta di tutti quei verbi (spesso seguiti dal “che”) che esprimono un’opinione, un desiderio, un timore, un dubbio, un’eventualità non certa, e così via. Qui di seguito una lista:

  • Opinione: pensare, supporre, ritenere, credere, preferire, temere, immaginare…
  • Desiderio: volere, sperare, desiderare, auspicare, esigere, aspettarsi, pregare…

Insomma, se uno di questi verbi dovesse comparire nella frase, il congiuntivo è sempre dietro l’angolo.

Altri indizi sull’uso del congiuntivo vengono poi da alcune formule specifiche. Vediamone qualcuna:

  • Congiunzioni subordinanti (nonostante, sebbene, affinché, qualora, nel caso in cui, benché, senza che…): “Nonostante abbia iniziato da qualche giorno appena, è già tra i migliori”.
  • “Se” ipotetico: “Lo avrei già fatto, se fossi in grado di farlo”.
  • Comandi e richieste con il lei di cortesia: “La prego, mi faccia passare”.
  • Aggettivi o pronomi indefiniti (chiunque, qualunque, qualsiasi, ovunque, chi…): “Qualunque sia il luogo dell’appuntamento, arriverà sicuramente in ritardo”.
  • Espressioni impersonali (bisogna che, è necessario che, è bene che…): “È necessario che qualcuno lo avverta”.

Quali sono i quattro tempi del congiuntivo?

Il modo congiuntivo ha quattro tempi: presente, imperfetto, passato e trapassato. I primi due sono tempi semplici, mentre il passato e il trapassato sono tempi composti, che necessitano quindi degli ausiliari “essere” o “avere” + participio passato.

In particolare, il congiuntivo passato è costituito da verbo ausiliare al congiuntivo presente + participio passato. Per esempio: io sia uscito, io abbia sbagliato.

Il congiuntivo trapassato da verbo ausiliare al congiuntivo imperfetto + participio passato: io fossi uscito, io avessi sbagliato.

Congiuntivo: errori comuni

Uno degli errori più comuni è quello di scambiare invariabilmente il congiuntivo con l’indicativo imperfetto. Nel parlato è quasi la normalità, tanto che talvolta si utilizza anche in narrativa per restituire un certo effetto di oralità: “Non pensavo che eri ancora lì”, invece di “Non pensavo che fossi ancora lì”.

Altro errore piuttosto comune, questa volta più grave, è quello che vede l’utilizzo del condizionale laddove sarebbe richiesto il congiuntivo: “Se ne saresti consapevole, ti comporteresti diversamente”, invece di “Se ne fossi consapevole, ti comporteresti diversamente”.