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Come si scrive: a proposito o appropositoA proposito o approposito, qual è la forma corretta? Si scrive staccato con le due parole isolate, oppure si scrive tutto attaccato trattandosi ormai di un’unica parola?

Avere dubbi nella scrittura è lecito, anzi è obbligatorio.
Non bisogna provare vergogna, più dubbi hai e più impari. La grammatica è spesso insidiosa e, ancora più spesso, arbitraria. Ovvero, ciò che vale per un caso non per forza vale per un altro. Vediamo allora di risolvere questo quesito. Come si scrive, a proposito o approposito?

A proposito o approposito

Stai scrivendo una e-mail (o mail, o email?) e mentre digiti sulla tastiera il tuo testo d’improvviso ti sorge un dubbio: si scrive a proposito o approposito? Beh, non preoccuparti, è un dubbio lecito e piuttosto diffuso. La lingua parlata di certo non aiuta, dato che se cercassi di schiarirti le idee pronunciando ad alta voce la locuzione aumenteresti solo la confusione. L’oralità e la scrittura, infatti, non sempre seguono gli stessi binari, anzi.

Innanzitutto risolviamo il dilemma.

  • Forma corretta: a proposito
  • Forma NON corretta: approposito
  • Ora è il momento di chiederci come mai.

    L'univerbazione

    Il fenomeno sotto la lente d’ingrandimento è quello dell’univerbazione. Si parla di univerbazione quando due o più parole originariamente autonome vengono accorpate, anche nella grafia, data l'alta frequenza del loro accostamento sintattico. È questo il caso, per esempio, di lemmi come perlopiù (per + lo + più), invece (in + vece) e soprattutto (sopra + tutto).

    Nel caso di a proposito, il fenomeno non ha però preso piede e la grafia univerbata non si è diffusa abbastanza da attestarsi come corretta. Pertanto l'uso della forma univerbata approposito è sconsigliato.

    La grammatica: giusto o sbagliato

    Detto questo, possiamo fare un discorso in generale. In linguistica, parlare di giusto e sbagliato è spesso abbastanza fuorviante (o forviante?). Quando si tratta di lingua, devi sapere che la grammatica viene quasi sempre dopo, ovvero: non è l’uso che si adatta alla grammatica, ma è quest’ultima che rincorre l'uso che si fa della lingua, cercando costantemente di descriverlo e fotografarlo. Più si usa una parola, una locuzione, un modo di dire o di scrivere, e più questa parola, questa locuzione e questo modo di dire o di scrivere, con i dovuti adattamenti, entreranno a far parte del vocabolario e della grammatica. Non è un caso, infatti, che per imparare una qualsiasi lingua la soluzione migliore è quella di immergersi a pieno nel suo utilizzo. Vuoi imparare l’inglese? Meglio vivere 6 mesi in Inghilterra piuttosto che leggere 6 libri di grammatica.

    Parlare di giusto e sbagliato è piuttosto fuorviante, è vero, ma è anche necessario. Uno dei compiti della grammatica è proprio quello di vestire la lingua di ufficialità, elevandola a modello astratto e ideale verso cui tendere. Nessuno parla rispettando in tutto e per tutto la grammatica, eppure sapere che da qualche parte c’è un vocabolario o una regola che stabilisca cosa è giusto e cosa è sbagliato è una garanzia non solo di validità, ma anche di unità e identità. Dire “si scrive così” significa, in altre parole: esiste una lingua, la lingua italiana, con una sua letteratura e una sua correttezza cristallizzate nel corso della storia.

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