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tema attualita svolto simulazioni maturità

Oggi martedì 26 marzo i maturandi hanno affrontato per la prima volta la simulazione della prima prova scritta di italiano.
Noi di Skuola.net seguiremo passo passo la simulazione di prima prova maturità 2019 del 26 marzo.

Simulazione di prima prova Maturità 2019, tema di attualità sulla Nostalgia: soluzione

Qui la soluzione del tema attualità tipologia C della seconda simulazione sulla prima prova scritta in vista della Maturità 2019.
Cliccando su questo link trovi la traccia del tema di attualità tipologia C.

Esempio tipologia C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche d’attualità - Eugenio Borgna, La nostalgia ferita, Einaudi, Torino 2018, pp.

67-69
Soluzione a cura di
Eleonora Gilardengo
Insegnante di Italiano su Skuola.net Ripetizioni

La nostalgia fa parte della vita, come ne fa parte la memoria, della quale la nostalgia si nutre sulla scia dei ricordi che non dovremmo mai dimenticare, e che ci aiutano a vivere. Non c’è vita che non possa non essere attraversata dai sentieri talora luminosi e talora oscuri della nostalgia, e delle sue emozioni sorelle, come la malinconia, la tristezza, il rimpianto, il dolore dell’anima, la gioia e la letizia ferite, e sono molte le forme che la nostalgia assume nelle diverse stagioni della nostra vita. Andare alla ricerca delle emozioni, delle emozioni perdute, e la nostalgia ne è emblematica testimonianza, è compito di chiunque voglia conoscere le sconfinate aree dell’interiorità, e delle emozioni che ne fanno parte. Non dovremmo vivere senza una continua riflessione sulla storia della nostra vita, sul passato che la costituisce, e che la nostalgia fa rinascere, sulle cose che potevano essere fatte, e non lo sono state, sulle occasioni perdute, sulle cose che potremmo ancora fare, e infine sulle ragioni delle nostre nostalgie e dei nostri rimpianti. Non solo è possibile invece, ma è frequente, che si voglia sfuggire all’esperienza e alla conoscenza di quello che siamo stati nel passato, e di quello che siamo ora.
La nostalgia ha come sua premessa la memoria che ne è la sorgente. Se la memoria è incrinata, o lacerata, dalle ferite che la malattia, o la sventura, trascina con sé, come sarebbe mai possibile riconoscere in noi le tracce della nostalgia? Dalla memoria emozionale, certo, dalla memoria vissuta, sgorgano le sorgenti della nostalgia, e non dalla memoria calcolante, dalla memoria dei nomi e dei numeri, che nulla ha a che fare con quella emozionale; ma il discorso, che intende riflettere sul tema sconfinato della memoria, mirabilmente svolto da sant’Agostino nelle Confessioni, ha bisogno di tenerne presenti la complessità e la problematicità.

Eugenio Borgna, La nostalgia ferita, Einaudi, Torino 2018, pp. 67-69

Eugenio Borgna, psichiatra e docente, in questo passo riflette sulla nostalgia. A qualunque età si può provare nostalgia di qualcosa che si è perduto: di un luogo, di una persona, dell’infanzia o dell’adolescenza, di un amore, di un’amicizia, della patria. Non soffocare «le emozioni perdute», testimoniate dalla nostalgia, consente di scandagliare l’interiorità e di riflettere sulla «storia della nostra vita», per comprendere chi siamo stati e chi siamo diventati.
Condividi le riflessioni di Borgna? Pensi anche tu che la nostalgia faccia parte della vita e che ci aiuti a fare i conti continuamente con la complessità dei ricordi e con la nostra storia personale?
Sostieni con chiarezza il tuo punto di vista con argomenti ricavati dalle tue conoscenze scolastiche ed extrascolastiche e con esemplificazioni tratte dalle tue esperienze di vita.
Puoi articolare la struttura della tua riflessione in paragrafi opportunamente titolati e presentare la trattazione con un titolo complessivo che ne esprima in una sintesi coerente il contenuto.

Svolgimento

“La sostenibile pesantezza dell’essere”
1. La nostalgia: emozione, sentimento o malattia?

Le riflessioni del Dottor Eugenio Borgna, psichiatra, primario emerito dell’Ospedale psichiatrico di Novara e docente di “Clinica delle malattie nervose e mentali” presso l’Università degli studi di Milano propongono un impegnativo viaggio introspettivo nel percorso, spesso doloroso, sterrato e pieno di ostacoli da scansare, del nostro “io” interiore.
Il brano proposto scandaglia l’epidemiologia della nostalgia, proponendocela non come una malattia, come del resto l’occhio critico di ogni medico della psiche saprebbe fare attribuendole il ruolo di causa e manifestazione latente di una probabile malattia mentale, disturbo, regressione o sindrome da curare farmacologicamente, ma come un sentimento da esternare al pari di qualsiasi altro, da non reprimere con le cure. Non necessariamente la sofferenza che spesso essa inevitabilmente e naturalmente fa riaffiorare dal nostro passato è nociva al nostro essere, al contrario essa può far superare i disagi sociali e dare risposta ai più attanaglianti interrogativi che insistenti si presentano in ogni momento della nostra permanenza in questo mondo così ambiguo, complesso e poco accogliente.
Ferma è in me la convinzione che tali riflessioni, mutuate dal filone della “psichiatria fenomenologica” di cui condivido pienamente approcci e ideali, siano la chiave per comprendere molti dei comportamenti, dei gesti, dei problemi e per provare a fornire una soluzione, o per lo meno per tentare di prevenire un gesto irreparabile o l’impasse in cui qualsiasi individuo potrebbe cadere senza più trovare il filo di Arianna per uscire da un labirinto infinito di intricati pensieri.
Il contributo di studiosi di tale calibro è di grande rilievo sociale poiché grazie a questo nuovo approccio medico si apre uno spiraglio verso una nuova accezione del termine “malattia mentale”: con un sorprendente ribaltamento di prospettiva si può arrivare ad una psicologia svolta in seconda persona, dove l’oggetto dell’analisi non è più un paziente schedato attraverso una cartella clinica e una terapia farmacologica, non è più l’ “egli”, ma finalmente il “tu”, un essere umano in carne ed ossa con emozioni, sentimenti, ricordi, memoria, rimpianti, occasioni perse, e una voce da ascoltare e comprendere.

2. Il disagio sociale come risultato di una nostalgia soffocata.
A qualunque età si può percepire quella sensazione di vuoto, di incapacità di produrre un pensiero logico, connesso e utilmente articolato, di inadeguatezza che non ti fa più sentire a tuo agio in nessun modo e in nessun luogo, di astrazione e disperazione nei confronti di un mondo e di una società multietnica, globalizzata, dove non ci sono più spazio e tempo per la realtà di un singolo individuo e non c’è abbastanza silenzio per ascoltare una voce più tenue e timida nella dirompenza della frenesia attuale.
Ma non siamo di certo tutti malati.
A qualunque età si può far strada in noi la “nostalgia”: nostalgia di vecchi amici, di una casa e di una città dopo un necessario trasferimento, nostalgia della presenza e delle partole affettuose di un nostro caro che non è più tra noi, nostalgia del nostro primo amore o dell’ultimo che ci ha chiuso la porta in faccia e ancora non riusciamo a farcene una ragione, nostalgia del nostro paese poiché un lavoro ci costringe alla sua lontananza, nostalgia della gioventù quando ormai la conta dei nostri ultimi anni inizia a stare sulle dita di una mano.
Spesso per non affrontare spiacevoli ricordi la nostra mente rifugge inconsciamente il dolore e crea un percorso alternativo, simile se vogliamo a quello di un navigatore che automaticamente, nell’analisi dell’indirizzo che manualmente gli abbiamo fornito, opti per il “percorso migliore”, quello senza traffico, ostacoli o troppi km da percorrere. La differenza è che la nostra mente, con il tempo, inciampa, ed è inevitabile allora fermarsi, poiché non più un sassolino, ma un intero muro che solletica il cielo, si para davanti a quella che era, o sembrava una spensierata passeggiata nei giardini della nostra routine di vita.
E allora che fare se avanti non si può più proseguire?
E’ lì che occorre fermarsi e scavare a ritroso nella nostra interiorità fino a trovare il primo mattoncino che ha gettato le fondamenta di quel muro virtuale così ingombrante.

3. Una nuova medicina per le ferite della nostalgia: il ricordo
La memoria emozionale è l’unica arma che può fornirci i mezzi per scalare il muro e proseguire il sentiero della nostra vita: la medicina siamo noi, aggrapparci ai ricordi e raccontarli esternare i nostri pensieri e liberare le sorgenti della nostra nostalgia alleggerisce il nostro cuore e fortifica il nostro spirito.
Non dobbiamo temere di provare dolore o vergognarci di nominare ciò che ci manca; purtroppo questa consapevolezza arriva con il tempo e con la maturità fornita dalle esperienze vissute negli anni che passano, ma io, dopo il mio primo piccolo traguardo raggiunto, ne sto acquisendo la consapevolezza.
La prima grande perdita di cui ho dovuto, pian piano, assimilare il dolore è stata quella del mio primo e unico animale domestico, che ha accompagnato i miei giorni per 15 lunghi anni. Essendo figlia unica Lulù per me era la compagnia più discreta, la risorsa d’affetto più dolce, la presenza più discreta e allo stesso tempo fondamentale che io abbia mai avuto. Ricordo ancora adesso, a distanza di un anno, quando mia mamma mi telefonò e con la voce rotta dal pianto mi disse “Tieniti forte, la nostra Lulù ha passato il ponte dell’arcobaleno, ti aspettiamo così la saluti anche tu per l’ultima volta.” La mia disperazione fu tale che appena arrivata a casa non gettai una lacrima, mi chiusi in me stessa e tolsi tutte le sue foto dal cellulare, nascosi in cantina il cibo di scorta che avevamo sempre sul mobiletto della veranda e posi nel garage le sue ciotoline, chiesi a tutti i componenti della famiglia di non nominarla perché, assurdamente, pensavo bastasse una notte per dimenticare 15 anni di vita e del suo amore.
Riesco ora, dopo aver accettato la presenza di un’altra gattina raccolta casualmente per strada qualche mese dopo, a ricordare Lulù, a nominarla, a parlare di lei con i miei, a rivedere le sue foto nell’hard disk che non ho voluto neanche aprire per così tanto tempo, comprendendo che l’unica vera medicina che potesse curare il vuoto e la mancanza della sua presenza fosse il suo ricordo.
Condividere il passato è importante proprio perché serve a riappropriarsi di una parte di sé il racconto dei miei nonni, oggi possiamo tradurlo con dei nuovi strumenti che permeano il nostro ritmo quotidiano: i social network. Io stessa utilizzo per esempio Facebook o Instagram come una sorta di auto-terapia, condivido i miei pensieri, stati d’animo, pareri, ricordi; lo scopo primario di fondazione di Facebook era a tal proposito proprio il recuperare i contatti con persone che non si vedevano da tempo, e quindi in realtà contatti con i ricordi del proprio passato, a quanto pare, l’ingrediente fondamentale della nostra sopravvivenza.

Grazie a questo brano acquisisco ulteriore consapevolezza sull’importanza che la memoria e il ricordo hanno nella nostra esistenza, indipendentemente dalla nostra età, identità, religione, istruzione, noi tutti abbiamo bisogno, ad un certo punto della nostra vita, di fermarci e permettere al ricordo di entrare in ogni ferita della nostra mente e buttare giù, con la dirompente forza di un uragano, tutti i mattoni di nostalgia che uno dopo l’altro hanno innalzato il muro della nostra infelicità.
Non dobbiamo vergognarci mai di ricordare, chi si aggrappa ai ricordi e ama raccontarli, come facevano i miei nonni mettendomi sulle loro ginocchia o accostandosi al bordo del mio lettino per farmi chiudere gli occhi tra le accoglienti braccia di Morfeo, è il miglior medico di se stesso.

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Maturità 2019: novità della prima prova di italiano

Sebbene il tempo massimo previsto per completarla sia rimasto fisso a sei ore, la struttura delle tracce è stata rinnovata dalle riforme che saranno già operative dalla prossima Maturità 2019.
Dopo la decisione di eliminare il tema storico, il saggio breve e l’articolo di giornale, le tracce tra cui gli studenti oggi hanno potuto scegliere sono sette, ripartite in tre tipologie:
    2 tracce di analisi del testo (Tipologia A);
    3 tracce di testo argomentativo (Tipologia B);
    2 tracce per il tema di attualità (Tipologia C).

Maturità 2019: novità delle simulazioni

La tipologia A corrisponde all’analisi del testo. In questa traccia dopo il brano (è facile che appartenga al ‘900) segue una breve sintesi della biografia dell’autore per agevolare gli studenti nell’individuazione del contesto storico e letterario del tempo.
La prima cosa che è richiesta ai maturandi per verificare la comprensione di ciò che hanno letto, è l’elaborazione di un riassunto che sappia contenere i punti salienti del discorso e la risposta a domande sia sui contenuti che sulle forme stilistiche.
L’analisi si chiude infine con la stesura di un commento che contestualizzi il brano nel periodo storico e culturale del tempo e che sappia ampliare il discorso con diversi riferimenti letterari o comunque culturali.
La tipologia B è quella del testo argomentativo, diviso nella parte di analisi (con domande sia sul contenuto sia sulle scelte stilistiche) e di commento. Per fare bene quest’ultimo, in particolare, è necessario sviluppare proprie riflessioni personali arricchendole con spunti e collegamenti non solo con altre materie ma anche con altre forme di cultura e arte (come mostre, letture di libri o quotidiani, film ecc.).
Come indicato dallo stesso Serianni a dicembre scorso infatti, è ormai decaduta la tradizionale e statica distinzione fra tesi e antitesi per lasciare il posto ad un discorso il più ampio, ricco e consapevole rispetto a ciò che si studia e alla realtà in generale.
La Tipologia C è quella che sostiene invece il tema di attualità che deve comunque mantenere un carattere espositivo-argomentativo.
La trattazione deve essere ripartita in paragrafi sottotitolati, tutti racchiusi e unificati da un titolo centrale e primario posto ad apertura del tema.
Ovviamente, un pensiero critico capace di osservare e capire le nostre società contemporanee è alla base di questa tipologia di traccia.
Le tematiche di attualità al momento più discusse sono sicuramente l’immigrazione e la disoccupazione, ma ciò non esclude anche quelle relative all’io, alla percezione di sé stessi o dell’altro ecc. Basta pensare che nella simulazione di dicembre scorso, l’argomento centrale è stato uno di portata generale, relativo a “L’utopia del tempo libero”.

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