Concetti Chiave
- La storia inizia in un paesino vicino al lago di Como, in una società violenta e ingiusta del XVII secolo.
- Don Abbondio, un curato timoroso, viene minacciato dai bravi affinché non celebri il matrimonio tra Renzo e Lucia.
- I bravi, al servizio del signorotto don Rodrigo, intimidiscono don Abbondio usando il loro potere illecito.
- Don Abbondio, scelto il sacerdozio per convenienza sociale, non ha il coraggio di opporsi alle minacce.
- Perpetua, la serva di don Abbondio, suggerisce di rivolgersi all'arcivescovo Borromeo, ma il curato ignora il consiglio.
Indice
L'incontro con i bravi
La vicenda comincia in un paesino sul lago di Como, in quelle valli formate da viuzze tra i monti San Martino e Resegone. Il paesaggio è irregolare; le forme non delimitano, infatti, i caratteri di forme geometriche precise. La città più grande del comprensorio era Lecco, dove stavano i soldati Spagnoli, che utilizzavano il loro potere per compiere violenza sui più deboli. La sera del sette Novembre dell’anno 1628, don Abbondio, parroco (curato) di una piccola chiesa della zona, passeggiava, com’era solito fare, in quelle vie. Recitava le preghiere, (il breviario) ma a un tratto, raggiunto un bivio, si trovò davanti dei bravi.
La società secentesca
Codeste erano persone, che mettevano la loro vita al sicuro sotto la protezione di un signorotto (nobile) ma che in cambio dovevano sottostare ai comandi del padrone. Comandi che la maggior parte delle volte richiedevano di praticare l’illecito. Nella società del ‘600 la braveria era condannata da molte leggi che però colpivano solo le persone meno agiate. Era questo infatti il ritratto che Manzoni da subito della società secentesca nel primo capitolo dell’opera. Si tratta di una società violenta, corrotta, ingiusta.
La minaccia a don Abbondio
Quando don Abbondio si trovò davanti a costoro, la paura vinse su di lui; Non potè però fare a meno di parlare con loro. Subito i bravi si presentarono con quel “rispetto” che rispettarono agli uomini di Chiesa. A colloquio inoltrato i malviventi minacciano il curato al fine di non far celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Erano, infatti, mandati dal più potente dei signorotti: don Rodrigo. Don Abbondio, timoroso per natura, fu costretto ad obbedire.
Viene ora narrata con un flashback la vita del prete. Don Abbondio, era timoroso (si dice “non aveva un cuor di leone”) e infatti la sua decisione di diventare prete non derivava dalla sua fede in Cristo ma dalla posizione sociale che un uomo di Chiesa assumeva nella società dell’epoca.
Il consiglio di Perpetua
Tornato nella sua canonica, don Abbondio, fu servito dalla sua serva, Perpetua. Ella capì subito che al padrone era accaduto qualcosa ma questo non volle rivelarle nulla. Insistendo a lungo però, don Abbondio cedette e il consiglio della Perpetua fu immediato: doveva rivolgersi all’arcivescovo Borromeo. Non fu però ascoltata e don Abbondio si recò nella sua stanza.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ambientazione iniziale della vicenda?
- Chi erano i "bravi" e quale ruolo avevano nella società secentesca?
- Quale minaccia riceve don Abbondio dai bravi?
- Quale consiglio dà Perpetua a don Abbondio?
La vicenda inizia in un paesino sul lago di Como, tra i monti San Martino e Resegone, in un paesaggio irregolare e non geometricamente definito.
I "bravi" erano individui che vivevano sotto la protezione di un signorotto, eseguendo i suoi comandi spesso illeciti, in una società violenta e corrotta del '600.
Don Abbondio viene minacciato dai bravi per non celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, su ordine di don Rodrigo.
Perpetua consiglia a don Abbondio di rivolgersi all'arcivescovo Borromeo, ma il consiglio non viene seguito.