Fabrizio Del Dongo
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Indice

  1. Introduzione
  2. Il testo originale dell’anonimo in italiano del Seicento
  3. Trasposizione in italiano, con commento
  4. Senso del testo
  5. Lo stile del testo dell’Anonimo
  6. La funzione dell’Anonimo seicentesco
  7. La questione della lingua

Introduzione

Nell’introduzione a I Promessi Sposi, sotto forma di prœmio, Manzoni riporta il manoscritto di Anonimo del Seicento, da cui finge di aver tratto il suo romanzo. In realtà, anche il manoscritto è una finzione.
La tecnica del falso manoscritto che costituisca la fonte della narrazione è costantemente presente nella letteratura: basti pensare a L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, al Platone in Italia di Vincenzo Cuoco, al Don Chisciotte di Miguel de Cervantes o ad alcune opere di Walter Scott.

Il testo originale dell’anonimo in italiano del Seicento

"L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia.
Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggi, e trapontando coll'ago finissimo dell'ingegno i fili d'oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose.
Però alla mia debolezza non è lecito solleuarsi a tal'argomenti, e sublimità pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggi, et il rimbombo de' bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione.
Nella quale si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto l'amparo del Re Cattolico nostro Signore, che è quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, qual Luna giamai calante, risplenda l'Heroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e gl'Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d'atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl'huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti. Per locché descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenché la più parte delle persone che vi rappresentano le loro parti, sijno sparite dalla Scena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacerà li loro nomi, cioè la parentela, et il medesmo si farà de' luochi, solo indicando li Territorij generaliter. Né alcuno dirà questa sij imperfettione del Racconto, e defformità di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna della Filosofia: che quanto agl'huomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocché, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti..."


Trasposizione in italiano, con commento

La storia si può davvero definire una nobile guerra contro il tempo, perché togliendogli di mano gli anni, suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li passa in rassegna e li schiera di nuovo in battaglia. (Il testo costituisce il presunto proemio all’immaginario manoscritto di Anonimo seicentesco. Il concetto espresso in questo periodo è quello della storia intesa come emula del tempo, un’idea già presente nel Don Chisciotte)
Ma gli illustri storici che ottengono i risultati più gloriosi e brillanti, in tale compito si occupo ano solo delle imprese dei principi e dei grandi personaggi e tramandano, descrivendole con eleganza ingegnosa, le azioni famose. (Nel testo originale è presente un accumulo di metafore e di similitudini. Indirettamente, si tratta del concetto secondo cui la storia non è fatta solo dalle imprese dei grandi uomini, che interessano gli storici, ma anche dalle azioni quotidiane degli umili, dimenticati)
Però alle mie scarse forze non è forse possibile sollevarsi a tali argomenti, pericolosamente elevati, trattando segrete azioni diplomatiche (o intrighi politici) e terribili eventi militari soltanto, avendo avuto notizia di fatti degni di essere ricordati, sebbene capitassero a persone di umili condizion, di scarso rilievo sociale (= gente meccaniche), mi accingo a lasciarne memoria ai posteri, facendo schiettamente e genuinamente il racconto, o per meglio dire, la relazione di quanto avvenuto.(il rimbombo de’ bellici Oricalchi sono le azioni di guerra, poiché l’oricalco è il nome di una lega metallica che, per sineddoche, indica le trombe e il relativo suono)
Nella relazione si potranno osservare, in un orizzonte non vasto, tragedie che suscitano orrore e scene di imponente malvagità, alternate ad imprese virtuose e bontà angeliche contrapposte a trame diaboliche. E veramente, considerando come questi nostri paesi siano sotto la protezione del re cattolico nostro sovrano, paragonabile ad un sole che non tramonta mai, e come sopra questi paesi risplenda di luce riflessa, quale lume che mai tramonti, l’eroe di una nobile stirpe che rappresenta temporaneamente il sovrano; e gli eccellentissimi senatori come stelle fisse e gli altri spettabili magistrati come pianeti vaganti diffondano la luce per ogni dove a formare un firmamento di nobiltà, non si può trovare altra causa del vederli trasformati in inferno, teatro di azioni cupe e misteriose, malvagità e crudeltà che si moltiplicano ad opera di uomini tracotanti, che la volontà e l’azione del demonio, dato che la malvagità umana non dovrebbe essere sufficiente da sola a resistere a tanti eroi, che con cento occhi come Argo e cento braccia come Briareo, si affannano per il bene pubblico. (L’immagine del re di Spagna, Filippo IV, simile ad un sole che non tramonta mai, si riferisce alla vastità del regno spagnolo che comprendeva parte dell’Europa e dell’odierna America latina per cui quando il sole tramonta in un emisfero nasce nell’altro. L’eroe a cui viene fatto cenno è il governatore di Milano, rappresentante del re di Spagna. Da notare che l’accostamento con Argo, figura mitica dai cento occhi e con Briareo, dalle cento braccia, che si danno un gran daffare per il bene pubblico, in realtà insinua un doppio senso, cioè rappresentano gli uomini avidi e violenti dell’epoca, veri responsabili dei mali sociali)
Perciò descrivendo questa vicenda avvenuta ai tempi della mia giovinezza, sebbene la maggior parte delle persone coinvolte siano sparite dalla scena del mondo, avendo pagato il loro tributo alle Parche (= siano morte), per rispetto non si dirà il loro nome, la casata e lo stesso si farà circa i luoghi, indicando solo il territorio in generale. E nessuno giudicherà questo un difetto del racconto o una deformità di questa mia rozza creatura, a meno che questo critico non sia persona del tutto ignorante di filosofia quanto agli uomini competenti di questa disciplina, vedranno chiaramente che niente manca alla sostanza della narrazione. Dato che, essendo cosa evidente, e non negata da alcuno che i nomi sono soltanto casuali…."

Senso del testo

Il senso del testo è il seguente: La storia è una guerra contro il tempo, perché sottrae gli anni alla dimenticanza. Ma finora gli storici famosi hanno tramandato solo le imprese gloriose dei grandi. Io, invece, racconterò la vicenda di persone occupate in lavori manuali e di umili condizioni. Sarà una storia intessuta di orrori. La causa di queste malvagità, dato che sono avvenute in un paese retto da solleciti e illuminati governanti (in senso ironico), è sicuramente di natura diabolica. Sebbene i protagonisti siano morti, per rispetto, non dirò né i loro nomi, né quelli dei luoghi in cui sino vissuti, tanto più che non sono essenziali alla comprensione dei fatti.

Lo stile del testo dell’Anonimo

Lo stile di questa pagina riprende molti elementi caratteristici della retorica barocca: eccesso di metafore, sintassi molto ricca di proposizioni subordinate, forme ridondanti (= malvaggità e sevitie….. arte e fattura….). L’aspetto caricaturale è accentuato dalla grafia antiquata e a volte scorretta: c intervocalica > u (decrivendo > descriuendo, trovar > trouar, dove > doue, cadaveri > cadaueri), z > t (Narrazione > Narratione, sevizie > sevitie, azioni > attioni, malizia > malitia), uso ingiustificato della lettera maiuscola per i nomi comuni, presenza della lettera h all’inizio della parola (huomini, Heroi, hauendo, humana), raddoppiamento irrazionale delle consonanti (diggiuna, staggione, Traggedie), le -j finali (Territori > Territorij, maneggi > maneggj, si > sij). Gli esempi di questo goffo linguaggio si possono trovare in alcuni scritti lombardi del XVII secolo.

La funzione dell’Anonimo seicentesco

Con questa pagina barocca piena di figure retoriche e di concettualismi in cui sono continuamente presenti aspetti sgraziati e ridicoli oltre che trascurati, il Manzoni ci vuole presentare il clima del romanzo, sfarzoso quanto inutile e ridondante, molto simile alla cultura di don Ferrante, riflesso dell’anonimo del Seicento. L’aspetto ironico dominante deriva dall’ Illuminismo ma anche dall’idea che ogni periodo storico ha i propri limiti e i propri difetti. Occorre anche precisare che la pagina seicentesca non è soltanto il pretesto per far credere che il racconto sia vero e nemmeno è un semplice saggio storico.
L’anonimo è un personaggio narrato e contemporaneamente narrante: compare spesso nel romanzo per interpretare il sentimento morale dello scrittore, come avviene anche nelle tragedie manzoniane. Altre volte la sua interferenza concorre a creare una costruzione complessa; la vicenda di Renzo e Lucia è come se fosse collocata a distanza, come si trattasse di un racconto all’interno di un racconto in una specie di gioco di specchi che ripete ben tre punti di vista: quello dei singoli personaggi, quello del Manzoni e quello dell’anonimo seicentesco, per cui una voce commenta l’altra in modo concorde o discorde

La questione della lingua

La seconda parte dell’introduzione presenta le riflessioni dello scrittore sul modo con cui elaborare il romanzo. La prima difficoltà è quella linguistica cioè come tradurre in una forma accessibile ai lettori contemporanei il linguaggio irto di difficoltà dell’anonimo. Questo problema, in realtà ne prospetta un altro più attuale all’epoca del Manzoni: come trasformare il linguaggio morto della tradizione letteraria italiana in un linguaggio che rispecchi la realtà attuale e comprensibile, pertanto, da tutti. Comunque il problema verrà risolto fin dalla stesura del romanzo del 1825-1827, in cui lo scrittore opta già per il modello toscano.

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