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Concetti Chiave

  • "I promessi sposi" è rappresentato come una cattedrale gotica, intrecciando temi di fede, provvidenza, dolore e speranza in un contesto di Lombardia seicentesca.
  • Renzo e Lucia, oltre a incarnare innocenza e umiltà, affrontano un mondo ostile, cercando rifugio tra macerie e avversità, illuminati dalla fede e dal tumulto interiore.
  • Personaggi come Don Rodrigo e l'Innominato simboleggiano il potere e la colpa, rispettivamente, con l'Innominato che vive una trasformazione spirituale nel corso della storia.
  • La peste è descritta come un'entità apocalittica che pervade il romanzo, trasformando la città in una necropoli e rivelando la grazia attraverso l'orrore e la desolazione.
  • Il cristianesimo è un elemento centrale, un'architettura di fede che sostiene l'umanità nella sua lotta contro le avversità, promettendo misericordia divina.

Indice

  1. Alessandro Manzoni - I promessi sposi: commento
  2. I protagonisti
  3. I simboli e le figure
  4. La peste
  5. Il ruolo del cristianesimo

Alessandro Manzoni - I promessi sposi: commento

Nel cuore fosco della Lombardia seicentesca, flagellata dalla peste e percorsa da ombre di potere, I Promessi sposi si ergono non come un romanzo di sola fede e provvidenza, ma come una grande cattedrale gotica, scolpita di dolore e speranza, di peccato e redenzione. Dietro il folgore della grazia manzoniana si nasconde infatti un universo dove il fato si manifesta con volti terribili: briganti, nobili corrotti, preti vili, carestie e pestilenze che avanzano come orde di fantasmi.

I protagonisti

Renzo e Lucia, figure di innocenza e di umiltà, appaiono come due pellegrini che vagano in un paesaggio d’incubi: perseguitati, smarriti, travolti da forze troppo più grandi di loro. Sono anime luminose che cercano un rifugio, ma che il mondo costringe a camminare tra macerie, torture e sepolcri. In Lucia, la fede si fa baluardo, ma è una fede intrisa di lacrime, simile al canto di una vergine sacra rinchiusa in una cripta. Renzo, più terreno e passionale, sfiora il baratro della ribellione, il tumulto, la colpa: egli è l’anima che vacilla, che rischia di cedere alla tentazione della vendetta, come un eroe romantico circondato da demoni.

I simboli e le figure

Attorno a loro, si muovono figure che sembrano evocate da un teatro d’ombre. Don Rodrigo, con il suo desiderio rapace, non è soltanto un signorotto arrogante: è il vampiro del potere, che succhia vita e innocenza, pronto a gettare l’intero villaggio nella rovina pur di saziare la sua brama. La sua corte di bravi, ombre senza volto, si aggira tra le strade come presagio di violenza imminente. L’Innominato, titano della colpa, è un castello di pietra che prende forma umana: solitario, terribile, divorato dall’angoscia, un’anima che vaga tra precipizi interiori e che, al culmine della sua tenebra, si infrange contro il bagliore della grazia. La sua conversione è un lampo che squarcia le nubi, come se una cattedrale invasa dal buio fosse all’improvviso illuminata da mille candele.

La peste

La peste, poi, domina come protagonista segreta del romanzo: essa non è malattia soltanto, ma spettro collettivo, cavaliere apocalittico che semina cadaveri nelle strade e trasforma la città in necropoli. I lazzaretti sono cimiteri viventi, teatri di pianto e di fede, dove le ossa scricchiolano sotto i passi dei sopravvissuti. Qui la Provvidenza manzoniana appare non tanto come consolazione dolce, ma come un filo sottilissimo che resiste tra le macerie, un raggio di luce che filtra da vetrate spezzate, quasi a dire che la grazia si rivela solo attraverso l’orrore.
E tuttavia, dentro questa notte, non manca mai la promessa dell’aurora. Il romanzo si chiude con la voce dei due sposi finalmente uniti, ma quella voce porta con sé l’eco di tutte le tenebre attraversate. È un lieto fine che non cancella il dolore, bensì lo trasfigura, come il coro di una messa funebre che si muta in canto pasquale. I Promessi sposi sono dunque un viaggio attraverso catacombe di sofferenza, che tuttavia sbocciano in un chiostro di pace.

Il ruolo del cristianesimo

Manzoni ha costruito un monumento cristiano: archi altissimi di fede che sorreggono cripte di orrore, figure di santi e peccatori che si alternano come statue scolpite nel marmo. Il romanzo è il dramma dell’umanità intera, esposta alla crudeltà del mondo ma sorretta da un disegno invisibile, che, come una mano scolpita nella pietra, guida i passi degli smarriti.
I Promessi sposi si ergono eterni: non soltanto romanzo storico o di formazione, ma cupa e luminosa cattedrale letteraria, in cui ogni lettore entra come pellegrino e ne esce come sopravvissuto, con nell’anima il segno indelebile del dolore umano e della misericordia divina.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale de "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni?
  2. Il tema centrale è un intreccio di fede, provvidenza, dolore e speranza, rappresentato come una cattedrale gotica scolpita di peccato e redenzione.

  3. Chi sono i protagonisti principali del romanzo e come vengono descritti?
  4. I protagonisti principali sono Renzo e Lucia, descritti come figure di innocenza e umiltà, pellegrini in un paesaggio d’incubi, perseguitati e travolti da forze più grandi di loro.

  5. Quali simboli e figure emergono nel romanzo?
  6. Tra i simboli e le figure emergono Don Rodrigo, il vampiro del potere, e l’Innominato, un titano della colpa che si converte, rappresentando la lotta tra tenebra e grazia.

  7. Come viene rappresentata la peste nel romanzo?
  8. La peste è descritta come un protagonista segreto, uno spettro collettivo che trasforma la città in necropoli, simbolo di orrore attraverso cui si rivela la grazia.

  9. Qual è il ruolo del cristianesimo nel romanzo?
  10. Il cristianesimo è il fondamento del romanzo, un monumento di fede che sorregge l’umanità esposta alla crudeltà, guidata da un disegno invisibile verso la misericordia divina.

Domande e risposte

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