Concetti Chiave
- Don Rodrigo è presentato come un tiranno mediocre, la cui violenza è alimentata da un falso senso d'onore e da un complesso di inferiorità rispetto ai suoi pari.
- Il ruolo di Don Rodrigo è centrale nei "Promessi Sposi", poiché la sua passione per Lucia innesca le principali vicende del romanzo.
- Conte Attilio, cugino di Don Rodrigo, è descritto come un libertino allegro e intelligente, il cui comportamento spesso esalta i limiti e le debolezze di Don Rodrigo.
- Il confronto tra Don Rodrigo e il conte Attilio mette in luce la natura più cupa e tormentata del primo, mentre il secondo appare più spensierato e disinvolto.
- Nonostante le sue malvagità, Don Rodrigo è posto in un contesto che permette di vedere una possibile redenzione, a differenza del più superficiale conte Attilio.
Il giudizio su Don Rodrigo
Nel Fermo e Lucia (tomo I, cap. V), padre Cristoforo, riflettendo sulle possibili vie d’uscita dalla precaria situazione in cui si trovano i due promessi, così giudica don Rodrigo: "Costui fa il tiranno, spaventa questi poveri foresi [campagnoli] che lo credono più potente che non è! E il cordone di San Francesco [l’ordine dei francescani, di cui i cappuccini sono una filiazione] ha legate altre spade che quella di costui..". Nella prima stesura del romanzo don Rodrigo è quindi esplicitamente qualificato come un mediocre e tale apparve anche a Francesco De Sanctis il quale, nel tracciarne un persuasivo ritratto, individua nel "falso punto d’onore" - motivo centrale del costume e dei rapporti fra le persone nel corso del Seicento, più volte denunciato e condannato dal Manzoni - il motivo della sua accanita persecuzione nei confronti dei promessi sposi. "Natura violenta e incolta [rozza], - scrive - guasta ancora più dalla falsa educazione e dalle male abitudini della sua posizione sociale. Non è già un tipo di malvagio, un vero contro-ideale. [...]La sua individualità è prodotta da un complesso di motivi storici. Egli è il nobilotto degenere di villaggio, l’antico feudatario che reputa tutto intorno, uomini e cose come roba sua, e cerca far valere il suo diritto con la forza, circondato di bravi. Il mondo non è lo più stesso, ci è lo Stato e la legge; ci è un’ombra di borghesia incontro a lui, il podestà, il console, il notaio, l’avvocato; questo lo rende ancor più cattivo, costringendolo a congiungere con la violenza l’intrigo e la corruzione. La sua vita non ha scopo; l’ozio rode in lui tutto ciò che di elevato v’avea posto natura e lo volge al male. Pesa su di lui l’atmosfera della sua classe. Ciò che lo spinge o lo frena è questa interrogazione: "Cosa diranno di me i miei pari?". Onde nasce il puntiglio, il falso punto d’onore, che lo rende ostinato in un primo passo, e cangia [cambia] la velleità in volontà, e lo tira di grado in grado sino al delitto. Le beffe del cugino e i ritratti de’ suoi antenati operano più in lui che la stessa sua libidine". Le linee fondamentali di questo ritratto non sono state sostanzialmente modificate da letture successive, se non per quanto riguarda l’improvviso e spaventato ridestarsi della sua coscienza dopo il tempestoso colloquio con padre Cristoforo, senza che questo, peraltro, segni l’inizio di un processo di redenzione, come accadrà per l’innominato. Cosi, per esempio, il Momigliano può affermare che "la sua grandezza artistica e la sua forza di suggestione, che si diffonde segretamente per tutto il romanzo, è proprio in quell’assoluta insensibilità morale, in quell’assoluta mancanza nonché di riflessione anche di pensiero, in quella prepotenza bruta e capricciosa, in quella vita d’istinto che non sa e non sospetta mai la propria amoralità, in quelle tenebre perfette illuminate solo per un lampo, e rese più sensibili, dalla profezia di fra Cristoforo precipitosamente troncata da una misteriosa paura.
Il ruolo di Don Rodrigo
Nei limiti in cui I promessi sposi sono il romanzo annunciato dal titolo, principalissimo agente a dargli moto è don Rodrigo, cioè la sua passione per Lucia. E come la modesta e privata vicenda degli sposi promessi pare poca cosa a chi ci si fermi più di quanto abbia voluto il Manzoni nel farle girare intorno tutte le vicende del secolo, e non meno che la terra, il cielo; così s’intende che quel primo nodo psicologico-narrativo, la passione di don Rodrigo, costituisce luogo ideale di appuntamento per i sordi alla voce vera del Manzoni, leggendo il Manzoni [...].
Il personaggio di Conte Attilio
Un altro punto merita approfondimento, del personaggio di don Rodrigo; cioè, secondo le parole del Moravia, se egli sia un "malvagio" oppure soltanto un "ragazzaccio".
Il confronto tra i cugini
]Tornando ora a don Rodrigo, tanto meno disinvolto e intelligente nelle cose del mondo, la sua superiorità sul conte Attilio sta dove la sua debolezza, nel complesso d’inferiorità che lo impaccia e ingoffisce con tutti: perfino con gli antenati nei ritratti perfino con gli amici suoi eguali, perfino col podestà, in certa guisa suo sottoposto "- Sapete, cugino -, disse guardandolo, meravigliato, il conte Attilio, - sapete, che comincio a credere che abbiate un po’ di paura? Mi prendete sul serio anche il podestà" (cap Xl)Che cos’è infatti codesto complesso d’inferiorità, codesto prender sul serio i minimi ostacoli, codesta paura? Diremo che è un non sentirsi chiamato a compiere il male con la stessa pienezza di vocazione (di convinzione cioè) con cui vi si gettò a capofitto l’innominato, con cui lo pratica disinvolto il conte Attilio. Qualcosa esiste in don Rodrigo, che non esiste nell’irresponsabilità del cugino: se non proprio una presenza, il sentimento di un’assenza; che egli bensì non accetta di riconoscere, ma per farsi forte a resisterle, deve invocare contro a lei quell’immagine di se che gl’impongono gli altri antenati dai ritratti [cap. VII], beffardi amici a Milano [cap. XVIII]. [...]Malvagio dunque, o niente più che un ragazzaccio, il personaggio di don Rodrigo? All’esame di quale risulta nel concreto dell’opera, si vede quanto riescono infantili, in un’arte del genere, le categoriche classificazioni del genere: definizioni di un moralismo bensì, ma da libro di lettura. In verità, il mondo etico-religioso del Manzoni, o diremo più accessibilmente la sua sapienza psicologica, è troppo ricca e sottile, troppo complessa e sfumata, perché in ogni "malvagio" egli non ravvisi qualcosa, su cui potrà sempre far leva la Grazia, per trasformarlo in un Santo. Questo solo va aggiunto concludendo: se don Rodrigo appartiene alla famiglia dell’innominato, di Gertrude, non è soltanto per il cupo colore usato a dipingerlo; più e meglio, è per quanto di appassionato a suo modo fa in lui quel colore, e non importa che sia il modo della tetra presunzione e goffaggine. Ribelle violentemente al "Verrà un giorno..." di padre Cristoforo [cap. VI], non sordo però, che non gli possa esser rivolto, e fermentare lungamente in superstizioso terrore; e padre Cristoforo fargli scorta infine sull’ultimo passo. Perciò il suo giaciglio di morte, meglio della capanna in cui Renzo ritrova salva Lucia, diventa quasi il centro visibile della giustizia di Dio quale si attua nel lazzaretto; centro il lazzaretto a sua volta di ciò a cui approdano tragicamente gli errori, le bestemmie del secolo. Sennonché, accanto a lui inconsapevole, la preghiera begl’innocenti sue vittime, Renzo e Lucia, chiude non meno visibilmente il cerchio della Sacra Rappresentazione, in cui consiste il romanzo. Nel segno della misericordia o del castigo? Inaccesso mistero della Grazia, a cui gli animi religiosi s’inchinano, e anche esser castigo, giunti a questo punto, è misericordia. [...]Per tornare un’ultima volta al confronto fra i due cugini: inferiore al conte Attilio d’intelligenza nelle cose del mondo, la superiorità di don Rodrigo è della specie per cui nell’Apocalisse, perfino i freddi nonché i ferventi sono inalzati sui tiepidi, i freddi, che irrigidendosi nel no che oppongono a Dio, lo testimoniano nell’atto stesso che si fanno grandi a negarlo.
Domande da interrogazione
- Qual è il giudizio di padre Cristoforo su Don Rodrigo nel "Fermo e Lucia"?
- Qual è il ruolo di Don Rodrigo nel romanzo "I promessi sposi"?
- Come viene descritto il personaggio del Conte Attilio?
- In che modo il confronto tra Don Rodrigo e il Conte Attilio evidenzia le loro differenze?
- Come si inserisce Don Rodrigo nel mondo etico-religioso del Manzoni?
Padre Cristoforo considera Don Rodrigo un tiranno che spaventa i campagnoli, ma lo vede come un individuo mediocre, influenzato da un falso senso d'onore e dalla sua posizione sociale.
Don Rodrigo è il principale antagonista che, attraverso la sua passione per Lucia, mette in moto gli eventi del romanzo, rappresentando un nodo psicologico-narrativo centrale.
Il Conte Attilio è descritto come un "ragazzaccio" più che un malvagio, caratterizzato da una soverchieria allegra e intelligente, che contrasta con la cupezza di Don Rodrigo.
Don Rodrigo è meno disinvolto e intelligente rispetto al Conte Attilio, ma la sua complessità e il suo tormento interiore lo rendono un personaggio più profondo e significativo nel contesto etico-religioso del romanzo.
Don Rodrigo, pur essendo un antagonista, è visto come un personaggio complesso che potrebbe essere trasformato dalla Grazia, simile all'innominato e a Gertrude, e il suo destino finale nel lazzaretto rappresenta la giustizia divina.