Concetti Chiave
- Il libro "Ciò che inferno non è" esplora temi attuali come l'emarginazione sociale, il controllo mafioso a Brancaccio, e l'assenza dello Stato.
- Federico, protagonista diciassettenne, vive una trasformazione interiore, scoprendo amore e gentilezza anche in quartieri degradati.
- Padre Pino Puglisi è una figura centrale per il suo altruismo, influenzando profondamente Federico e i ragazzi di Brancaccio.
- Il titolo "Ciò che inferno non è" rappresenta una fuga dall'oppressione e suggerisce la possibilità di trovare speranza e libertà.
- La narrazione evidenzia la lotta contro l'omertà e l'indifferenza, sottolineando l'importanza dell'amore e della resistenza.
Il libro “ Cio’ che inferno non e’ ” tratta diversi argomenti, di grande attualità e che spaziano in diversi campi della società. Le principali tematiche sono:
• l’emarginazione sociale e il pregiudizio verso gli abitanti di Brancaccio
• il controllo della Mafia a Brancaccio
• l’omertà
• le condizioni dei minori
• l’infanzia e l’adolescenza
• l’assenza dello Stato e delle istituzioni
• la presenza e il ruolo di Don Pino e della Chiesa
• il cambiamento interiore di Federico
Indice
- Il viaggio interiore di Federico
- Il ruolo di Padre Pino Puglisi
- Maria e Lucia: donne di Brancaccio
- I bambini di Brancaccio
- La presenza mafiosa
- Manfredi e la famiglia di Federico
- I titoli di D'Avenia
- Il concetto di inferno
- L'inferno secondo Padre Pino
- L'amore e l'inferno
- L'inferno tangibile di Brancaccio
- La speranza e la fuga dall'inferno
- Federico e l'inferno
- Conclusione e significato del titolo
Il viaggio interiore di Federico
Federico: E’ un giovane ragazzo diciassettenne che frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele III di Palermo, dove è alunno di Padre Pino Puglisi.
La caratterizzazione del personaggio è effettuata indirettamente, in quanto, essendo egli stesso il narratore di gran parte della vicenda, non viene descritto chiaramente da una voce esterna, tuttavia la sua figura è ben delineabile. Non ne viene trasmessa un’accurata descrizione fisica, ma assume maggiore importanza il suo aspetto interiore e psicologico. Federico sta attraversando un periodo della sua vita particolarmente travagliato, nel quale è alla ricerca della sua vera identità, tenta di comprendere meglio il mondo che lo circonda ma soprattutto sé stesso e cerca dei punti di riferimento fissi ed affidabili, uno dei quali è il fratello maggiore Manfredi, mentre altri diventeranno nel corso della vicenda il sacerdote Padre Pino Puglisi e Lucia, ragazza di Brancaccio. Federico proviene da una famiglia benestante, dalla quale è stato educato secondo sani principi, anche per questo motivo quando, inizialmente abbastanza dubbioso, si reca a Brancaccio per la prima volta con Pino Puglisi ed entra in contatto con le condizioni di vita e i comportamenti dei ragazzi del quartiere particolarmente degradato, ne rimane sconvolto, trattandosi di un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato. Il protagonista ha una grandissima passione per la letteratura, soprattutto per Petrarca, di cui gradisce particolarmente il canzoniere; il suo interesse per la lettura è confermato dal gran numero di libri che possiede e che conserva accuratamente in camera sua. Il ragazzo è un personaggio particolarmente dinamico, infatti durante la vicenda si assiste ad un suo totale cambiamento; egli riesce a vincere il pregiudizio iniziale e che caratterizza gran parte della popolazione palermitana abbiente verso gli abitanti di Brancaccio, comprende che anche in un quartiere degradato e gestito dalla Mafia è possibile trovare amore e gentilezza, purché li si vogliano realmente cogliere.Il ruolo di Padre Pino Puglisi
Padre Pino Puglisi: Padre Pino Puglisi, sacerdote originario di Brancaccio, assume una grandissima importanza durante l’intero arco della narrazione, a tal punto da diventarne in alcuni momenti, quasi il personaggio principale.
La sua figura è quella che maggiormente colpisce il lettore, per il suo altruismo e la sua attenzione verso gli altri, verso i suoi alunni, ma soprattutto nei confronti dei ragazzi di Brancaccio, costretti a condizioni di vita ben più difficili. Pino Puglisi con i suoi discorsi riesce ad avvicinare a sé i bambini e a farli comprendere l’importanza di una vita onesta, tuttavia è anche una persona molto pratica e decisa, come emerge dalla determinazione delle sue richieste per l’apertura di un centro nel quartiere, dove i ragazzi possano giocare lontani dalla strada. Nonostante i continui rifiuti delle istituzioni, controllate dalla malavita, l’uomo non si arrende ed è consapevole che con la costanza può riuscire a raggiungere i suoi obiettivi. Il sacerdote è descritto principalmente per i suoi atteggiamenti, ma anche la caratterizzazione fisica riveste una buona importanza, infatti appare una figura fisicamente fragile, debolezza a cui si contrappone invece una grandissima forza d’animo. L’uomo, grande personalità di riferimento per Federico e per numerosi personaggi della vicenda, proprio a causa della influenza è assassinato da una spedizione mafiosa il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, morendo con il sorriso sulle labbra, consapevole che quel momento sarebbe giunto.
Maria e Lucia: donne di Brancaccio
Maria: Maria è una ragazza madre di Brancaccio, costretta a prostituirsi per sopravvivere e mantenere il figlio Francesco. Malgrado le difficili condizioni in cui è costretta a vivere, la donna tenta in ogni possibile modo di donare al figlio una vita dignitosa. Riceve un importante aiuto, sul piano economico, ma soprattutto su quello psicologico da padre Pino Puglisi, che la sostiene e la invita a cercare un’occupazione differente, che la donna non riesce ad ottenere.
LUCIA: Lucia, ragazza di Brancaccio figlia di uomo ricattato dai mafiosi, si distingue in tutta la vicenda per la determinazione, la forza ed il coraggio. Interessante è la grande dignità con cui affronta la dura vita di Brancaccio, infatti non si sente inferiore a causa delle sue origini, di cui anzi va molto orgogliosa, o per la sua condizione economica, ma sa di potere dare quotidianamente il suo contributo. Lucia, impegnata in molte iniziative di Brancaccio del suo quartiere, condivide diversi aspetti con Federico, del quale diventerà la ragazza, come la passione per la lettura e la sensibilità. Proprio grazie al suo carattere deciso e fiero la ragazza fin dal primo incontro con il futuro fidanzato, riesce a cambiare il suo punto di vista e a rimuovere la sua presunzione di superiorità.
I bambini di Brancaccio
I bambini di Brancaccio: Rilevanti nella vicenda sono anche i bambini di Brancaccio, accuratamente descritti dall’autore, che dona ad ognuno una personalità e un’identità differente. Essi sono le vere vittime della vicenda, poiché costretti a crescere in un quartiere difficile dal quale è complicato scappare e privati anche da uno dei loro pochi punti di riferimento, Padre Pino Puglisi, che con grande attenzione si dedica alla loro cura, diventando quasi un padre. I ragazzi vengono descritti tramite il loro comportamento, spesso violento nei confronti degli altri e per i loro giochi cruenti, come le aggressioni nei confronti dei cani. Questo atteggiamento non è dovuto ad una loro natura barbara, ma all’ambiente nel quale essi vivono, dove la forza e la prepotenza sono alla base della società. Grazie all’intervento di Padre Pino Puglisi essi sono in parte distolti dalla strada e alcuni di loro cambiano durante la vicenda, come Francesco, il figlio di Maria, che capisce quanto la violenza sia dannosa e si rifiuta, nella parte finale della vicenda, di torturare un cane e Giuseppe, che percepisce la scorrettezza dei furti a cui lo obbliga il padre.
La presenza mafiosa
I mafiosi: La presenza mafiosa è evidente in tutta la vicenda e determina le azioni e gli atteggiamenti di tutti i personaggi. L’autore descrive diversi mafiosi, caratterizzati da soprannomi e atteggiamenti ben precisi. Essi sono il riflesso di una società dove il rispetto e l’importanza sono condizionati dalla forza e dal controllo esercitato sugli altri, sui più deboli in particolare. Nonostante l’apparente forza e la stima di cui godono, ottenuta però con la sola prepotenza, sono molto deboli, a tal punto da dover uccidere Padre Pino Puglisi per il suo prestigio e potere, ottenuti a differenza loro, con la bontà e l’altruismo. Permane comunque una sorta di codice di onore, per il quale Nuccio, colpevole dell’assassinio materiale del prete e responsabile di troppe iniziative non ordinate dai vertici mafiosi, è freddato e dato alle fiamme dai suoi stessi complici.
Manfredi e la famiglia di Federico
Manfredi: E’ fratello il maggiore di Federico, del quale è un importante punto di riferimento. Il protagonista, che spesso cerca di imitarlo e lo vede come un modello, lo descrive come un uomo di successo, tanto nella vita lavorativa quanto in quella sentimentale. I due si aiutano e supportano a vicenda, Manfredi ha un carattere molto paziente e disponibile nei confronti del fratello e non si tira mai indietro quando Federico gli chiede spiegazioni o gli pone domande di vario tipo.
La famiglia di Federico: Il racconto si presenta in parte anche come un romanzo di formazione di Federico e l’ambiente familiare è molto importante nella crescita e nello sviluppo del ragazzo. La famiglia, benestante, costituisce un gruppo unito che dà ai figli tutte le opportunità, tuttavia il protagonista talvolta si scontra con i suoi parenti, soprattutto in alcune occasioni, ad esempio in seguito alla rinuncia del ragazzo di partire per il soggiorno a Oxford, per rimanere a prestare volontariato presso Brancaccio. Seppur inizialmente entrambi i genitori siano in disaccordo, specialmente per i rischi a cui il ragazzo va incontro nel quartiere e per l’ingente somma di denaro persa, il padre, come rivela il fratello Manfredi, è orgoglioso della sua coraggiosa scelta e supporterà il figlio.
I titoli di D'Avenia
Caratteristica dell’operato di D’Avenia è quella di attribuire spesso ai suoi romanzi dei titoli particolarmente discorsivi e dalla grande forza espressiva come nel caso del suo romanzo d’esordio “Bianca come il latte rossa come il sangue”, “Cose che nessuno sa”, “L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita” e “Ogni storia è una storia d’amore”. I suoi titoli colpiscono il lettore e sono senza dubbio molto incisivi; nel libro “Cio’ che inferno non è”, il pubblico è immediatamente attirato dal desiderio di comprendere cosa si intenda per inferno, termine di per sé dal significato molto vago ed ambiguo, ma probabilmente ancora maggiore è la curiosità per cosa esso sia e come lo scrittore lo descriva. L’autore non lascia dubbi e tramite i pensieri e le riflessioni dei personaggi lo delinea chiaramente.
Il concetto di inferno
Non è concepito solamente come un luogo idealizzato, sede del male o rappresentazione allegorica di Brancaccio, ma assume un ruolo molto più importante, infatti esso diventa quasi un personaggio della vicenda temuto da adulti e bambini, dal quale chiunque vorrebbe fuggire.
L'inferno secondo Padre Pino
Il desiderio di fuga emerge da una delle frasi pronunciate da Padre Pino Puglisi all’inizio della narrazione, ovvero “C’è un treno da prendere, oltre la barriera che delimita la paura. Un treno che, dovunque porti, ti sputa fuori dall’inferno.”, con la quale si mette in evidenza come sia difficile abbandonare quelle zone che costringono a vivere in condizioni disumane, di terrore e di sottomissione, nelle quali sono gli stessi malavitosi, che hanno interessi a mantenere il controllo e il predominio sulle zone più malfamate ad impedire alle loro vittime di lasciare quello che sembra essere un mondo a sé, isolato dal resto della città di Palermo. Il padre in seguito sostiene che “L’inferno è quando non senti più il dolore del frantumare, non lo senti più nella spina dorsale, nel midollo, nella testa, nel cuore. L’inferno è l’anestesia di non sentire più ciò che è vivo.”, dalla quale emerge chiaramente che per l’uomo la vera sofferenza sia la mancanza di passioni, di voglia di reagire e non arrendersi o di prendere in mano le redini del proprio destino e costruirsi la propria vita. Questo punto di vista è ben denotabile anche dalla sua affermazione “L’inferno è il posto in cui lo spazio per i desideri è già tutto occupato.”, con la quale egli riafferma l’importanza dei sogni, specialmente pe i ragazzi più piccoli, i quali possono ancora cercare di cambiare il mondo lasciatogli dagli adulti. Alcune delle cause del clima di terrore che regna a Brancaccio e non solo, sono l’omertà e l’indifferenza delle persone, che anziché agire e combattere le organizzazioni criminali, preferiscono sottomettersi e fare finta che il problema non esista, come ricorda il professore di religione quando sostiene: “L’inizio dell’inferno è abbassare lo sguardo, chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte e rafforzare l’unica fede spontanea che la Sicilia conosca, quella fatalistica e comoda del “tanto nulla cambierà”” , oppure “L’inferno è la solitudine che hai provato dopo aver preso a calci il cane. L’inferno è tutte le volte che decidi di non amare o non puoi amare.” (riferito a Francesco, rinchiuso in carcere).
L'amore e l'inferno
Anche il termine amore è ridondante nella narrazione, infatti secondo Padre Pino tale sentimento ha un valore inestimabile, è la forza che muove il mondo e soprattutto il suo operato nei confronti dei ragazzi di Brancaccio, ma anche verso gli alunni e persino quei malavitosi che lo uccideranno, poiché egli era diventato una figura troppo scomoda e influente, nonostante la sua semplicità e gentilezza.
L'inferno tangibile di Brancaccio
L’inferno, nel mondo di Brancaccio è molto più tangibile e reale rispetto a quello che si possa immaginare e il Don non nasconde mai quest’aspetto, anzi lo ripete più volte, precisando ad esempio: “L’inferno non è sottoterra, ma nel cemento di queste case popolari.”, “Ci sono posti dove l’inferno non può arrivare, neanche all’inferno.”, “L’inferno non è fatto di promesse non mantenute, ma di promesse negate.”. Queste affermazioni sovente utilizzate nella narrazione permettono al lettore di calarsi al meglio nella vicenda, diventare parte degli avvenimenti e provare tensione e suspense, avvicinandosi alla tragicità delle vicende e alle sofferenze dei personaggi.
La speranza e la fuga dall'inferno
L’uomo, con i suoi aforismi, suggerisce anche una via d’uscita, ad esempio egli dichiara che “Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere ciò che inferno non è per concepire che esiste altro.”, citazione con cui restituisce in parte un messaggio di speranza, ricordando che è comunque possibile trovare la gioia e la serenità, anche dove sembra non essercene, se si impara a cogliere anche le sue più piccole manifestazioni.
Federico e l'inferno
L’inferno non è nominato solo da Padre Pino Puglisi, ma anche da Federico, che inizialmente quasi trascinato dal professore di religione nella zona malfamata della città, infine cerca in tutti i modi di recarvisi, sconvolto in un primo momento dalle condizioni di vita del quartiere e poi desideroso di aiutare come rende palese affermando che “L’inferno mi si è attaccato addosso e l’ho portato dentro casa come un virus sconosciuto”.
Conclusione e significato del titolo
La figura dell’inferno assume quindi un grande valore nella narrazione, in cui è descritto come un posto concreto, che intrappola coloro che hanno la sfortuna di nascervi o trovarvisi loro malgrado all’interno e che non lascia via di fuga, se non un piccolo spiraglio, raggiungibile solo a fatica, partendo dai piccoli gesti quotidiani. Con il suo titolo D’Avenia mette quindi in luce la contrapposizione tra l’oppressione e le prepotenze e la figura che nel romanzo rappresenta la libertà, la possibilità di riscatto, ovvero Padre Pino Puglisi, uomo apparentemente debole e fragile, ma in realtà invincibile, idealmente anche nella morte, che egli affronta con il sorriso sulle labbra, ultima sua espressione prima di esalare l’anima.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali tematiche trattate nel libro "Ciò che inferno non è"?
- Come viene descritto il personaggio di Federico?
- Qual è il ruolo di Padre Pino Puglisi nella narrazione?
- Come viene spiegato il titolo "Ciò che inferno non è"?
- Qual è l'importanza dei bambini di Brancaccio nella storia?
Il libro affronta temi come l'emarginazione sociale, il controllo della Mafia a Brancaccio, l'omertà, le condizioni dei minori, l'infanzia e l'adolescenza, l'assenza dello Stato, e il ruolo di Don Pino e della Chiesa.
Federico è un giovane di 17 anni che frequenta il liceo classico a Palermo. È caratterizzato principalmente dal suo sviluppo interiore e psicologico, attraversando un periodo di ricerca della propria identità e comprensione del mondo.
Padre Pino Puglisi è una figura centrale, nota per il suo altruismo e impegno verso i ragazzi di Brancaccio. Nonostante le difficoltà, cerca di migliorare le loro condizioni di vita e viene assassinato dalla Mafia per la sua influenza positiva.
Il titolo si riferisce alla contrapposizione tra l'inferno rappresentato dalle condizioni di vita a Brancaccio e la possibilità di riscatto e speranza, simboleggiata da Padre Pino Puglisi e dai piccoli gesti di amore e gentilezza.
I bambini di Brancaccio sono descritti come le vere vittime della vicenda, costretti a crescere in un ambiente difficile. Grazie all'intervento di Padre Pino Puglisi, alcuni di loro riescono a cambiare e a comprendere l'importanza di una vita onesta.