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Concetti Chiave

  • Il romanzo "Ciò che inferno non è" di Alessandro D'Avenia racconta la storia di Federico, un giovane di Palermo che, attraverso l'incontro con Padre Pino Puglisi, scopre una realtà diversa e dura nel quartiere di Brancaccio.
  • Padre Pino Puglisi è un sacerdote che dedica la sua vita a salvare i bambini di Brancaccio dalla mafia e dalla criminalità, mostrando loro un'alternativa di amore e rispetto attraverso il Centro Padre Nostro.
  • Il romanzo affronta temi complessi come il coraggio di combattere l'ingiustizia, l'omertà della società di fronte alla mafia, e il viaggio di crescita personale di Federico, che rinuncia a partire per Oxford per restare ad aiutare Don Pino.
  • I personaggi principali, tra cui Federico, Lucia, e Totò, rappresentano diverse sfumature di lotta e speranza, mostrando come l'influenza di Don Pino possa trasformare le loro vite e sfidare la mentalità mafiosa radicata nel quartiere.
  • L'inferno, inteso come la realtà di degrado e disperazione, viene contrapposto a ciò che inferno non è: l'amore, la speranza e la possibilità di cambiamento, soprattutto per i bambini di Brancaccio.

Alessandro D’Avenia, scrittore e insegnante, dedica questo libro alla memoria di Don Pino, professore che aveva conosciuto durante gli anni del liceo, intitolandolo “Ciò che inferno non è”, proprio perché Don Pino riusciva a vedere anche in quello snodarsi di strade di fiamme e sangue, il bene, il buono e l’amore.

Ciò che inferno non è – è un romanzo sulla vita e su chi la dedica al prossimo in modo gratuito, poiché se è giusto ricordare chi ha combattuto la mafia con le armi della legge, Falcone e Borsellino prima di tutti, è altrettanto giusto ricordare chi l’ha fatto con le armi dell’amore: Don Giuseppe Pugliesi.

Ciò che inferno non è - è un romanzo di formazione, Federico ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita non ha ancora risposto.

È l’estate del 1993 e a Palermo si preannuncia l’arrivo di un’estate torrida, anche per il diciassettenne Federico, che pur essendo un gran studioso, non vede l’ora dell’ultimo giorno di scuola per poter finalmente partire per l’attesissima vacanza-studio ad Oxford.

Federico, nato e cresciuto a Palermo, vive con i genitori e il fratello maggiore in una bella casa in un angolo benestante della città; non gli è mai mancato niente, ma diversamente dal fratello ama la letteratura e la sua indole poetica lo rende molto riflessivo e sensibile.

Indice

  1. Il progetto di Don Pino
  2. L'incontro con Brancaccio
  3. La scoperta di un nuovo mondo
  4. La decisione di Federico
  5. Il coinvolgimento di Manfredi
  6. La violenza della mafia
  7. La morte di Don Pino
  8. Le reazioni alla morte
  9. Il ruolo di Don Pino
  10. Il coraggio contro la mafia
  11. L'omertà e il cambiamento
  12. Il personaggio di Federico
  13. Il personaggio di Don Pino
  14. Altri personaggi chiave
  15. Il significato dell'inferno

Il progetto di Don Pino

Un giorno Federico incontra il professore di religione, quello che ha sempre il sorriso in volto, conosciuto da tutti con il soprannome di 3P: Padre Pino Puglisi. Don Pino racconta a Federico che passerà l’estate a Brancaccio e che ha in mente di realizzare un progetto per i bambini del quartiere. Incuriosito, Federico vuole sapere di più al riguardo e accetta l’invito di Don Pino per aiutarlo qualche giorno in parrocchia prima della partenza per Oxford.

L'incontro con Brancaccio

Federico non aveva mai attraversato i binari che dividono la città da Brancaccio e non aveva mai respirato l’aria densa di povertà e degrado del quartiere dove a comandare era la mafia: Madre Natura, il Cacciatore, Nuccio, U turco.

In mezzo al quartiere, ricoperto da cemento, sorge l’oasi di Don Pino che ha in testa un solo desiderio, quello di togliere tutti i bambini del quartiere dalla strada per salvarli dalle mani sporche di sangue e di corruzione dei boss mafiosi. Ha in mente di iniziare con la realizzazione di un campo da calcio nel cortile della parrocchia e vuole insegnare ai bambini le regole del gioco, o meglio vuole che i bambini imparino a rispettarle e vuole incoraggiandoli a rifiutare la violenza e la criminalità.

La scoperta di un nuovo mondo

Davanti agli occhi di Federico si presenta un mondo nuovo e sconvolgente. Scopre un lato della sua città di cui non aveva mai creduto possibile l’esistenza. Ed è proprio in una calda giornata d’estate, facendo l'arbitro, che conosce i bambini di Brancaccio: senza istruzione, senza una vera casa, senza attenzioni d’amore, senza sogni, ma ormai adulti, sicuri di sé, spavaldi, cresciuti sotto i comandamenti della malavita: Totò, Francesco, la bambina con la bambola, Dario, Riccardo, Calogero.

La tappa nel paese di Brancaccio che segnerà in particolare Federico sarà la casa di Lucia, una ragazza che è nata e che ha sempre vissuto in quel paese, probabilmente è per quello che ha potuto sviluppare un carattere forte e indipendente. Un carattere e un aspetto che hanno ammaliato Federico, sin dal primo momento che l’ha vista.

A Brancaccio fa i conti con quella dura realtà che lo formerà e lo farà crescere, proverà sulla sua pelle la disumanità della mafia e della mancata educazione dei ragazzi di quel quartiere, ma al contempo conoscerà tante persone e ragazzi che gli daranno la forza per continuare, rialzarsi e combattere più determinato di prima.

La decisione di Federico

Federico torna a casa con un labbro rotto ma con il cuore pieno di responsabilità verso la sua città, verso la sua terra. Questa volta non è solo il labbro che si è rotto, ma l’anima. Fa più male del labbro, perché l’anima fa male dappertutto se si rompe.

Decide così di non partire e di restare al fianco di Padre Puglisi.

Dice ai suoi genitori: che senso ha andare in Inghilterra se non nemmeno conosco l’altra parte della mia città? Non posso andare a imparare una lingua nuova se non so parlare la mia?. Protagonista anche il fratello di Federico, Manfredi, il quale inizialmente lo reputa pazzo per la scelta che ha preso. Federico racconta a Manfredi di Lucia, dicendo che lei è reale perché è nata e cresciuta dentro la realtà. Manfredi parla con i genitori (i genitori li chiamano “il paese dell’incapacità di capire un adolescente”) potrà andare a Brancaccio a patto che al mare vada con i genitori. Don Pino l’abbraccia e in quell’abbraccio si sente a casa.

Il coinvolgimento di Manfredi

In seguito si unirà anche lui ad aiutare Don Pino con i ragazzi, soprattutto insegnando a suonare la chitarra a Totò.

Il mio compito è stare in quelle strade e amare tutti, dice Don Pino

Federico cerca di convincere anche i suoi amici ad andare a Brancaccio, ma loro trovano delle scuse e lui si arrabbia tantissimo.

La violenza della mafia

Lucia va a casa di Federico e li conosce Manfredi, lo invita allo spettacolo teatrale in memoria di Borsellino. Nuccio violenta Serena, un’amica di Lucia, perché non ha pagato il pizzo e lei rimane incinta. Viene aiutata dal prete, ma alla sua morte, Lucia non la trova più. E’ fuggita.

Durante lo spettacolo teatrale a Brancaccio arrivano giornalisti e Tv e il prete parla apertamente senza paura dei problemi di Brancaccio.

Madre natura si incontra con i mafiosi e decidono di far capire al prete di ravvedersi altrimenti lo uccidono.

Federico viene picchiato a sangue perchè i mafiosi non vogliono che stia con Lucia. Lucia lo trova e va in ospedale, dice a Federico di non tornare più a Brancaccio perché è pericoloso. Federico dice a Manfredi di andare da Totò e insegnarli a suonare la chitarra. I suoi genitori gli impediscono di tornare a Brancaccio, può andare solo con il fratello, ci va e parla con Lucia. Anche Don Pino viene picchiato, ma lui non dice niente a nessuno.

Federico parte con i genitori per il mare. A settembre Federico e Lucia si rivedono e davanti al mare dice ti amo a lucia. Federico rivede Don Pino stanco e preoccupato, ma il prete non racconta il motivo. Tranquillizza tutti dicendo che Dio è più forte della mafia, inizia a fare discorsi strani legati alla sua prossima morte, ma gli altri non capiscono il perché di questi discorsi. Federico porta dei soldi al prete per i lavori alla chiesa che sono bloccati dalla mafia.

La morte di Don Pino

E’ il 15 settembre 1993 ed è il compleanno di Don Pino 56 anni, ha gli occhi scavati dalla stanchezza e i bambini con lucia e federico gli fanno una sorpresa sotto casa e gli fanno gli auguri, poi stanno facendo le prove per uno spettacolo in suo onore. Don Pino a fine giornata si avvia verso casa e mentre sta cercando le chiavi per aprire il portone gli si avvicina un uomo che gli dice “questa è una rapina” e lui “me l’aspettavo” e gli sparano. Sono le 20.40. Muore con il sorriso. Gli prendano il borsellino con dentro i soldi che gli hanno dato per il centro. Vogliono far passare il tutto per una rapina perché in genere la mafia non uccide i preti, ma in questo caso l’hanno ucciso perché si metteva troppo in mezzo a combattere la violenza, le ingiustizie, la mafia.

Le reazioni alla morte

La prima a trovare il corpo è la bambina con la bambola, quando Lucia e gli altri arrivano lui è già in ospedale, vedono solo il sangue. Nella camera ardente Federico vede tutti quei bambini orfani di un padre. Ognuno reagisce al dolore in modo diverso. Dario dalla disperazione di tornare da suo padre, si uccide buttandosi da un tetto.

Nuccio viene ucciso e bruciato dai suoi complici mafiosi perché aveva dato a Maria la busta dei soldi e perchè aveva fatto di testa sua altre volte.

Totò chiede a suo padre il cacciatore perché Don Pino è stato ucciso.

Hanno trovato il corpo di un ragazzo bruciato (Nuccio) e tutti pensano che è lui il colpevole della rapina ma Mimmo il poliziotto che abitava sopra casa di Don Pino ( fino ad ora non aveva avuto un ruolo nella storia, ma Don Pino lo incontrava uscendo di casa e gli diceva di smettere di fumare) non ci crede.

La Bambina con la bambola è sparita. Mimmo la ritrova accanto ai binari perché pensa che alla fine dei binari ci sia suo padre: Don Pino.

Don Pino diceva “amare è cosa da uomini. Impariamo tutto. Ci insegnano tutto. Invece l’amore, che è la cosa più importante e la più difficile, nessuno ce lo insegna. Eppure se non lo impari resti un analfabeta della vita.”

Il 13.1.2000 viene inaugurata la scuola media di Brancaccio intitolata a Don Giuseppe Pugliesi.

Il ruolo di Don Pino

Narrato in prima persona dalla voce di Federico, questo libro ci racconta da vicino la vita di Padre Pino Puglisi, il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, descrivendocene i difetti fisici, il sorriso, la simpatia e l’amore incondizionato verso il prossimo.

Don Pino dedicò tutta la sua vita a combattere gli uomini di Cosa Nostra che detenevano il potere nel suo quartiere, denunciandone a voce alta tutte le ingiustizie, celebrando la messa nella piazza centrale e soprattutto togliendo i bambini dalle strade, salvandoli da un futuro di droga, sangue e corruzione. L’impegno di Don Pino partiva infatti dai più piccoli, i cui cuori ancora (per poco) immacolati potevano essere salvati dai gironi dell’inferno dantesco. Per accogliere i bambini, i ragazzi e le mamme di Brancaccio costruì il Centro Padre Nostro. Don Padre Pino Puglisi fu ucciso dalla mafia il giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993, "perché era un rompiscatole". Era proprio così che veniva definito dei suoi nemici, ma era anche il modo in cui a lui stesso piaceva autodefinirsi.

Il coraggio contro la mafia

Il tema principale del libro è il coraggio: non stare fermi e far finta di nulla, bisogna agire, bisogna avere coraggio per inseguire i propri sogni e realizzarli. Bisogna avere coraggio per combattere l’ingiustizia

La mafia nella sua disumanità e nella sua crudeltà. Guadagnare sulla sofferenza delle persone, coinvolgendo anche le menti più deboli: i bambini. Zittire la giustizia con la violenza.

Nel libro sono citati gli eventi degli omicidi di Giovanni Falcone il 23 maggio 1992, quando venne fatto esplodere il tratto di autostrada che lui stava percorrendo; di Paolo Borsellino il 25 luglio 1992, quando venne fatta esplodere una bomba in via D’Amelio, che lo uccise ed infine quello di Don Pino Puglisi. tutte queste tragedie furono compiute dai membri della mafia appunto. Perché ci sono persone come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Don Pino Puglisi che combattono contro questa ingiustizia, che ci mettono il cuore e sono disposti a perdere la loro vita pur di ottenere onestà e pace, tutto questo per aiutare un paese o un intero Stato, per dare esempio per seminare questi insegnamenti in modo tale che le generazioni future possano raccogliere i frutti e seminare a loro volta.

L'omertà e il cambiamento

Un’altra tematica che purtroppo emerge dalla lettura è l’OMERTA’. Molte persone sanno, ma non fanno nulla, rimangono indifferenti di fronte a quelle sciagure, motivando questo silenzio con la frase “Tanto non cambia nulla”. Ma come ha insegnato Don Pino “è dalle piccole cose che comincia ogni grande cambiamento”.

“Cosa è tutta questa vita scomposta dentro di me a cui non riesco a dare nome?” Federico è pieno di domande sulla vita e sul mondo. Perché l’adolescenza è realmente “un miscuglio di parole ancora non articolate nella sintassi del futuro”.

Altri temi affrontati dal romanzo sono l'emarginazione sociale e i pregiudizi nei confronti de-gli abitanti di Brancaccio, le condizioni in cui vivono i minori, il cambiamento interiore di Fe-derico

Il personaggio di Federico

Federico: E’ un giovane ragazzo diciassettenne che frequenta il liceo classico di Palermo, dove è alunno di Padre Pino Puglisi. Non è contento, eppure non gli manca niente. Ama la letteratura, per questo suo fratello lo chiama Poeta, non ha barba, ha gli occhi che si fidano troppo del mondo. La caratterizzazione del personaggio è effettuata indirettamente, in quanto, essendo egli stesso il narratore di gran parte della vicenda, non viene descritto chiaramente da una voce esterna, tuttavia la sua figura è ben delineabile. Non ne viene trasmessa un’accurata descrizione fisica, ma assume maggiore importanza il suo aspetto interiore e psicologico. Federico sta attraversando un periodo della sua vita particolarmente travagliato, nel quale è alla ricerca della sua vera identità, tenta di comprendere meglio il mondo che lo circonda ma soprattutto sé stesso e cerca dei punti di riferimento fissi ed affidabili, uno dei quali è il fratello maggiore Manfredi, mentre altri diventeranno nel corso della vicenda il sacerdote Padre Pino Puglisi e Lucia, ragazza di Brancaccio. Federico proviene da una famiglia benestante, dalla quale è stato educato secondo sani principi, anche per questo motivo quando, inizialmente abbastanza dubbioso, si reca a Brancaccio per la prima volta con Pino Puglisi ed entra in contatto con le condizioni di vita e i comportamenti dei ragazzi del quartiere particolarmente degradato, ne rimane sconvolto, trattandosi di un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato. Durante la vicenda si assiste ad un suo totale cambiamento; egli riesce a vincere il pregiudizio iniziale e che caratterizza gran parte della popolazione palermitana benestante verso gli abitanti di Brancaccio, comprende che anche in un quartiere degradato e gestito dalla Mafia è possibile trovare amore e gentilezza, purché li si vogliano realmente cogliere.

Il personaggio di Don Pino

Padre Pino Puglisi: Padre Pino Puglisi, sacerdote originario di Brancaccio, assume una grandissima importanza durante l’intero arco della narrazione, a tal punto da diventarne in alcuni momenti, quasi il personaggio principale. capelli grigi

La sua figura è quella che maggiormente colpisce il lettore, per il suo altruismo e la sua attenzione verso gli altri, verso i suoi alunni, ma soprattutto nei confronti dei ragazzi di Brancaccio, costretti a condizioni di vita ben più difficili. Pino Puglisi con i suoi discorsi riesce ad avvicinare a sé i bambini e a farli comprendere l’importanza di una vita onesta, tuttavia è anche una persona molto pratica e decisa, come emerge dalla determinazione delle sue richieste per l’apertura di un centro nel quartiere, dove i ragazzi possano giocare lontani dalla strada. Nonostante i continui rifiuti delle istituzioni, controllate dalla malavita, l’uomo non si arrende ed è consapevole che con la costanza può riuscire a raggiungere i suoi obiettivi. Il sacerdote è descritto principalmente per i suoi atteggiamenti, ma anche la caratterizzazione fisica riveste una buona importanza, infatti appare una figura fisicamente fragile, debole a cui si contrappone invece una grandissima forza d’animo. L’uomo, grande personalità di riferimento per Federico e per numerosi personaggi della vicenda, proprio a causa della influenza è assassinato da una spedizione mafiosa il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, morendo con il sorriso sulle labbra, consapevole che quel momento sarebbe giunto. Lui diceva che è debole come i bambini, che sogna come loro che non si da per vinto come loro.

Altri personaggi chiave

Maria: Maria è una ragazza madre di Brancaccio, costretta a prostituirsi per sopravvivere e mantenere il figlio Francesco. Malgrado le difficili condizioni in cui è costretta a vivere, la donna tenta in ogni possibile modo di donare al figlio una vita dignitosa. Riceve un importante aiuto, sul piano economico, ma soprattutto su quello psicologico da padre Pino Puglisi, che la sostiene e la invita a cercare un’occupazione differente, che la donna non riesce ad ottenere. Il 15.9.93 prima dell’uccisione, don Pino passa da casa sua a convincerla a cambiare lavoro.

Francesco: Occhi azzurri capelli biondi, è il figlio di Maria. Francesco è un bambino di 6 anni, che all’apparenza può sembrare un teppista, dal carattere forte e sicuro di sé, ma sotto nasconde ancora un cuore da bambino, un bambino che necessita di affetto, che segue la massa solo per non sentirsi escluso. È astuto, ma al contempo ingenuo. Ama imparare cose nuove, infatti riempie sempre Don Pino di domande. Quando vede uccidere il cane rimane sconvolto per il fatto di avere anche lui preso a calci il cane anche se non voleva, va da sua mamma si aggrappa a lei e pensa che ci sono posti dove l’inverno non può arrivare. Lo dice anche a don pino che quella è la cosa più brutta che ha fatto e lui l’assolve dal peccato.

Lucia: occhi verdi carnagione scura, ragazza di Brancaccio figlia di uomo ricattato dai mafiosi, si distingue in tutta la vicenda per la determinazione, la forza ed il coraggio. Interessante è la grande dignità con cui affronta la dura vita di Brancaccio, infatti non si sente inferiore a causa delle sue origini, di cui anzi va molto orgogliosa, o per la sua condizione economica, ma sa di potere dare quotidianamente il suo contributo. Lucia, impegnata in molte iniziative di Brancaccio del suo quartiere, condivide diversi aspetti con Federico, del quale diventerà la ragazza, come la passione per la lettura e la sensibilità. Proprio grazie al suo carattere deciso e fiero la ragazza fin dal primo incontro con il futuro fidanzato, riesce a cambiare il suo punto di vista e a rimuovere la sua presunzione di superiorità. Ha 16 anni e vive con i tre fratellini, la madre e un nonno malato di Alzheimer. Lucia frequenta le magistrali per poi insegnare alle scuole elementari. Anche lei come Federico ama i libri.

Totò: è uno dei tre figli del Cacciatore. Nonostante suo papà faccia parte del giro della mafia lui frequenta il centro Padre Nostro con Don Pino. È un bambino speranzoso e sognatore. Il suo sogno è diventare direttore di orchestra, infatti sarà a lui che Manfredi presterà la sua chitarra e gli insegnerà a suonare.

Riccardo: è attratto dai soldi, infatti, nonostante frequenti il centro Padre Nostro, appoggia i piani della mafia aiutando a sabotare Don Pino e facendo la spia in cambio di denaro.

Madre Natura: è il capo del giro della mafia, è lui che gestisce i movimenti del Cacciatore, di Nuccio e di ‘U Turco. la sua posizione gerarchica è abbastanza elevata da permettersi di lasciare fare il lavoro sporco agli altri.

‘U Turco: viene chiamato così perché ha sempre una sigaretta in bocca, è il braccio destro di Madre Natura, infatti in scala gerarchica occupa la posizione retrostante la sua.

Il Cacciatore: è un uomo di quasi trent’anni. capelli ricci Fa parte della mafia, e lavora per ‘U Turco che a sua volta lavora per Madre Natura; è rispettato perché è determinato, e fa tutto ciò che c’è da fare senza creare scompiglio, silenziosamente, da questa sua caratteristica viene il suo soprannome. È anche padre di tre figli, tra cui Totò, che ama e che proteggerebbe con qualsiasi mezzo.

Nuccio: ha circa vent’anni. Ha un naso lungo, le labbra sottili e gli occhi scolpiti dalla tristezza. È il braccio destro del Cacciatore, ed è molto devoto a lui, come fosse il suo insegnante. È il più giovane e quello con meno esperienza e spesso pensa all’affetto che gli offriva sua madre, e diventa malinconico. E’ lui che uccide materialmente Padre Pino, ma è responsabile di troppe iniziative non ordinate dai vertici mafiosi, così è ucciso e dato alle fiamme dai suoi stessi complici.

I bambini di Brancaccio: Rilevanti nella vicenda sono anche i bambini di Brancaccio, accuratamente descritti dall’autore, che dona ad ognuno una personalità e un’identità differente. Essi sono le vere vittime della vicenda, poiché costretti a crescere in un quartiere difficile dal quale è complicato scappare. Padre Pino Puglisi, con grande attenzione si dedica alla loro cura, diventando quasi un padre. I ragazzi vengono descritti tramite il loro comportamento, spesso violento nei confronti degli altri e per i loro giochi cruenti, come le aggressioni nei confronti dei cani. Questo atteggiamento non è dovuto ad una loro natura barbara, ma all’ambiente nel quale essi vivono, dove la forza e la prepotenza sono alla base della società. Grazie all’intervento di Padre Pino Puglisi essi sono in parte distolti dalla strada e alcuni di loro cambiano durante la vicenda, come Francesco, il figlio di Maria, che capisce quanto la violenza sia dannosa e si rifiuta, nella parte finale della vicenda, di torturare un cane e Giuseppe, che percepisce la scorrettezza dei furti a cui lo obbliga il padre. Inoltre c’è Calogero fratello minore di Nuccio . Dario che prende le botte dal padre e che si uccide dopo la morte di don pino. C’è anche la bambina con la bambola, è molto triste la sua storia. Il padre è stato ucciso e don pino la conosce alle cappelle dove è esposto il corpo. L’aiuta come solo lui sa fare donandole tutto l’amore possibile, ma alla morte di don pino rimane di nuovo sola. La bambola è la sua protezione.

Manfredi: E’ fratello il maggiore di Federico, del quale è un importante punto di riferimento. Il protagonista, che spesso cerca di imitarlo e lo vede come un modello, lo descrive come un uomo di successo, tanto nella vita lavorativa ( neurologo) quanto in quella sentimentale ( ha una fidanzata bellissima). I due si aiutano e supportano a vicenda, Manfredi ha un carattere molto paziente e disponibile nei confronti del fratello, si vogliono molto bene e hanno un buon rapporto. E se uno dei due ha bisogno, l’altro c’è. Anche lui subirà un cambiamento nella storia, inizialmente è molto possessivo con i suoi oggetti e non appoggia l’idea del fratello di andare ad aiutare nel quartiere malfamato di Brancaccio, poi frequentando anche lui quella realtà, si unisce anche lui al centro di accoglienza ad aiutare i bambini, in particolare a Totò, un bimbo con la passione per la musica, al quale presterà la sua chitarra.

La famiglia di Federico: Il racconto si presenta in parte anche come un romanzo di formazione di Federico e l’ambiente familiare è molto importante nella crescita e nello sviluppo del ragazzo. La famiglia, benestante, costituisce un gruppo unito che dà ai figli tutte le opportunità, tuttavia il protagonista talvolta si scontra con i suoi genitori, soprattutto in alcune occasioni, ad esempio in seguito alla rinuncia del ragazzo di partire per il soggiorno a Oxford, per rimanere a prestare volontariato presso Brancaccio. Seppur inizialmente entrambi i genitori siano in disaccordo, specialmente per i rischi a cui il ragazzo va incontro nel quartiere e per l’ingente somma di denaro persa, il padre, come rivela il fratello Manfredi, è orgoglioso della sua coraggiosa scelta e supporterà il figlio.

Il significato dell'inferno

nel libro “Cio’ che inferno non è”, il pubblico è immediatamente attirato dal desiderio di comprendere cosa si intenda per inferno, termine di per sé dal significato molto vago ed ambiguo. Non è concepito solamente come un luogo, ma assume un ruolo molto più importante, infatti esso diventa quasi un personaggio della vicenda temuto da adulti e bambini, dal quale chiunque vorrebbe fuggire.

Inferno è sottrazione, è togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose”

“C’è un treno da prendere, oltre la barriera che delimita la paura. Un treno che, dovunque porti, ti sputa fuori dall’inferno.”

“L’inferno è quando non senti più il dolore del frantumare, non lo senti più nella spina dorsale, nel midollo, nella testa, nel cuore. L’inferno è l’anestesia di non sentire più ciò che è vivo.”,

“L’inferno è il posto in cui lo spazio per i desideri è già tutto occupato.”, con la quale egli riafferma l’importanza dei sogni, specialmente pe i ragazzi più piccoli, i quali possono ancora cercare di cambiare il mondo lasciatogli dagli adulti.

“L’inizio dell’inferno è abbassare lo sguardo, chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte e rafforzare l’unica fede spontanea che la Sicilia conosca, quella fatalistica e comoda del “tanto nulla cambierà”

“L’inferno è la solitudine che hai provato dopo aver preso a calci il cane. L’inferno è tutte le volte che decidi di non amare o non puoi amare.” (riferito a Francesco).

L’inferno non è sottoterra, ma nel cemento di queste case popolari.”

“Ci sono posti dove l’inferno non può arrivare, neanche all’inferno.”,

“L’inferno non è fatto di promesse non mantenute, ma di promesse negate.

L’uomo, con i suoi aforismi, suggerisce anche una via d’uscita, ad esempio egli dichiara che “Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere ciò che inferno non è per concepire che esiste altro.”,

L’inferno non è nominato solo da Padre Pino Puglisi, ma anche da Federico:

“L’inferno mi si è attaccato addosso e l’ho portato dentro casa come un virus sconosciuto”. L’inferno in cui è descritto come un posto concreto, che intrappola coloro che hanno la sfortuna di nascervi o trovarvisi loro malgrado all’interno e che non lascia via di fuga.

Togli amore e avrai inferno. Metti amore e avrai ciò che inferno non è”.

Se nasci nell’inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esiste altro. Per questo bisogna incominciare dai bambini, prima che la strada se li mangi, prima che si formi la crosta intorno al cuore bisogna educarli in modo diverso”.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del romanzo "Ciò che inferno non è" di Alessandro D'Avenia?
  2. Il tema principale del romanzo è il coraggio di agire contro l'ingiustizia e la mafia, rappresentato attraverso la figura di Don Pino Puglisi e il suo impegno per salvare i bambini di Brancaccio.

  3. Chi è il protagonista del romanzo e quale percorso di crescita affronta?
  4. Il protagonista è Federico, un diciassettenne che, attraverso l'incontro con Don Pino e la realtà di Brancaccio, affronta un percorso di crescita personale che lo porta a comprendere meglio sé stesso e il mondo che lo circonda.

  5. Come viene rappresentata la figura di Don Pino Puglisi nel romanzo?
  6. Don Pino Puglisi è rappresentato come un sacerdote altruista e coraggioso, che dedica la sua vita a combattere la mafia e a salvare i bambini di Brancaccio, diventando un punto di riferimento per Federico e altri personaggi.

  7. Quali sono le principali tematiche affrontate nel romanzo oltre al coraggio?
  8. Oltre al coraggio, il romanzo affronta tematiche come l'adolescenza, l'emarginazione sociale, i pregiudizi, l'omertà e la disumanità della mafia.

  9. Come viene descritto l'inferno nel contesto del romanzo?
  10. Nel romanzo, l'inferno è descritto non solo come un luogo, ma come una condizione di sottrazione di vita e amore, una solitudine e un'assenza di sogni, rappresentando la realtà opprimente di Brancaccio.

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